TEOR (UD) SCUOLA Dell’INFANZIA: Scuola di VITA e di rispetto per la NATURA
Sono stata felicemente adottata da questa meravigliosa realtà, dove tutto sorride alla Vita e alla natura.
Un luogo dove si
delineano e caratterizzano le singole personalità.
Per i bambini sono Fata Pierina, di rosso vestita.
Col variare delle stagioni cambia anche il mio cappello. Così pure le storie e i libri custoditi nella Valingira, la valigia che gira il mondo a cercare bambini e persone buone.
Una vera gioia a Teor, dove le maestre sono professioniste dello stare davvero con i bambini, comprendendone le intelligenze e forgiandone l’etica ecologica. Una delle loro forze è la stima e la collaborazione dei genitori che ci sono, aiutano in ogni situazione richiesta e collaborano con atteggiamento positivo.
9 maggio 2017: Ecco i disegno che mi ritraggono durante il mio stare con loro insieme alla gallina Giovannina che parla loro alle orecchie (anche se non è proprio educato) ma i bamnbini la capiscono perchè conoscono il “Gallinese”.
Eccomi con le maestre e una, meravigliosa, mamma.
Tutto sorride in questa scuola.
La sua filosofia è leggibile sul cartello all’ingresso: La scuola del fare e del giocare.
Fantastico!
Ma non solo.
Ci sono i percorsi quotidiani attraverso i quali i piccoli allievi imparano che
la diversità è un valore che si recupera attraverso la convivenza.C’è il grande operare quotidiano sulla coscienza ecologica che ogni bambino porterà con sè nella società futura, dando scacco matto a chi funesta la nostra Terra.
Qualche esempio?
evita fertilizzanti e pesticidi e si basa sull’auto-fertilizzazione del suolo,
innescando un meccanismo di partecipazione, sinergia appunto, tra la terra e i
vari ortaggi; il tutto si fonda su un rapporto di rispetto e riconoscenza verso
la terra.
al clima, all’ambiente in cui si vive e alle verdure che si intende coltivare. Alcune piante attirano parassiti e malattie, altre emettono odori e sostanze
repellenti per allontanarli; da qui la consociazione tra almeno tre famiglie di
piante diverse tra loro ed anche alcuni fiori.
le persone hanno competenze e predisposizioni diverse e si aiutiamo, così sono le piante. Un esempio tra i tanti? Le tagete, fiori gialli per alcuni maleodoranti, tengono lontani i parassiti del sottosuolo. E di miracoli simili mamma natura ne ha in serbo tanti. A Teor ne conoscono un sacco. Chiedere loro per credere!
casette per gli uccellini, piantare fiori, sistemare i giochi?
scuola, che è un bene di tutta la comunità, a chi viene dopo di noi; per
educare a costruire e non solo a criticare; per “passare” messaggi di
impegno, di educazione al bello e al custodire; per essere cittadini attivi ed
educare ad apprezzare e ad aver cura di ciò che riceviamo in dono. Le casette degli uccellini sono costruite dai genitori in legno naturale.
esperienze nelle bioscienze osservandone le caratteristiche, il ciclo vitale,
la nascita, (i pulcini in questo caso). L’allevamento di un animale per tempi
lunghi permette di conoscere aspetti della sua vita che non si evidenziano in
esperienze saltuarie, tipo il bisogno di acqua e di alimenti, la crescita, il
ripararsi dalle intemperie, la riproduzione. Inoltre favorisce nei bambini lo
sviluppo di valori quali il prendersi cura, l’impegno, la costanza, la
responsabilità. Nella foto è ritratta la chioccia Giovannina che sta covando le uova.
classificati, suddivisi..
fantasia animano tutto. I sassi sopratutto vengono custoditi e portati a casa
come piccoli tesori.
montagne, paesi, con i sassi piccoli travasano da un contenitore all’altro,
inventano la pioggia, vi affondano le mani…Sono un ottimo strumento nel gioco
vero, quello del piacere di giocare senza un obiettivo da dimostrare.
concimi chimici e la sua ricchezza di sostanza organica, migliora la struttura
del suolo e rilascia alle piante elementi nutritivi fondamentali.
della cucina per la formazione del compost, permette la riduzione dei rifiuti
da smaltire ed il “riciclo” di quanto scartato. Compostare permette
di creare in modo artificiale la degradazione biologica che avviene nel
sottosuolo naturalmente, accelerandone i tempi. Gli avanzi della cucina interna alla scuola vengono messi nel compost, due volte alla settimana, a cura dei bambini “grandi”.
A raccontare la storia di NONNO ODDONE e la BICI TAXI, scritta per raccontare ai bambini di Nonno Oddone, un benefattore della scuola.
26 gennaio 2017: Carnevale.
A cantare il carnevale con uan canzone in friulano che poi abbiamo interpretato, cantato, danzato insieme, divertendoci un mondo.
TAXI DI NONNO ODDONE
volta a Teor, un bambino con un nome grande. Si chiamava Oddone.
nelle gambette aveva la forza del vento. Quando correva nessuno riusciva a
prenderlo. Con i suoi amici giocava nel grande prato vicino a casa sua con una
palla fatta di stracci e legata stretta con uno spago. Mentre faceva goal con
quella palla pensava “ Quando sarò grande e avrò tanti soldini comprerò palloni
e scarpe da calcio per tutti i bambini”. Dopo tanti giorni, Oddone diventò
davvero grande e, un giorno, decise di partire per andare lontano lontano. Preparò
la valigia di cartone e dentro ci mise per prima cosa la palla di stracci. Salì
sulla nave e andò in America. Là era bravo, lavorava tanto, ma pensava sempre a
Teor. Così, un giorno, decise di tornarci e aprire un negozio per vendere tutte
le cose che servono a chi fa sport come lui.
Fece di nuovo la valigia e tornò a Teor. Aveva con sé la palla di
stracci eh… Non vedeva l’ora di giocare sul prato vicino a casa sua, come
quando era piccolo ma… rimase a bocca aperta quando vide che il prato non c’era
più. Sopra avevano costruito la nostra Scuola dell’infanzia e lui sentiva
tante voci di bambini che giocavano, cantavano, si chiamavano per nome. Voleva
conoscerli tutti e così, da quella volta, ogni mattina, “Glin Glon…Glin Glon”
nonno Oddone arrivava sulla sua bicicletta nera, portapacchi e ferro lucidati,
a salutare i bambini che andavano all’asilo di Teor. Li conosceva tutti, o,
almeno quelli che ci arrivavano a piedi
con la mamma o la nonna.
faceva “Glin glon, glin glon.” Aveva un
giubbotto quasi giallo, gli occhiali trasparenti e i capelli d’argento. La pancia era un po’ grossa perché lui era un
golosone e sua moglie, nonna Lina, gli preparava ogni giorno una torta
buonissima.
salire?” “Io io io” eh, ma lui poteva portare solo quattro bambini sulla sua bici
taxi. Due sul ferro davanti e due sul portapacchi dietro. Stava bene attento a non far salire sempre
quelli perché lui le cose le faceva per bene. Quando erano pronti diceva “Gambette larghe come ali di aereo chi sta dietro e gambette dritte come lecca
lecca chi sta davanti.” E via che andava.
Cantando “Ma che bello andare all’asilo. Ci verrei anch’io ma a lavorare me ne
vo’. Poropopo…popò.”
bambini e, quando passava davanti al vigile, ne faceva sparire due così lui era
contento e li salutava alzando la paletta verde.
dell’asilo, i bambini scendevano e battevano
un cinque sulla manona di nonno Oddone che li salutava con un “Mandi”. Per
il vocione e la panciona che aveva, qualche
volta i bambini pensavano che fosse l’aiutante di Babbo Natale, perché aveva sempre le tasche piene, non di caramelle
perché sapeva che fanno male ai denti, ma di noccioline, mandarini, semi di
zucca, bagigi.
arrivava al suo negozio in piazza a Teor dove vendeva le cose per chi fa sport.
Scarponi da montagna, costumi per il mare, racchette da tennis, pattini a
rotelle e tute da ginnastica.
la saracinesca e controllava che tutto fosse in ordine. Sì. Tutto a posto.
i clienti.
a far la mamma di Anna e che Jacopo litigava con Giacomo per le costruzioni. Era proprio un
mago nonno Oddone, riusciva a vederli senza essere lì.
Thailandia che aveva le scarpe che
sorridono, cioè rotte. Saranyu giocava al
pallone in strada perché nel suo paese non passano le auto, ma tirava sempre
storto e allora toglieva le scarpe e scalzo
riusciva a fare certi goal… A nonno Oddone era venuta un’idea. Dopo aver scelto
le scarpe da calcio più belle che aveva, nere con le strisce rosse e i tacchetti d’argento
brillante, è andato in posta e le ha spedite a Saranyu. Poi, fischiettando, era tornato nel suo
negozio. Stava lì, aspettava, aspettava ma … nessuno entrava.
e non guardava nemmeno la sua vetrina. Eh sì che ci aveva messo anche le
bandierine e i palloncini! Nonno Oddone era triste e, un lunedì, ha detto a nonna Lina, che lui chiamava “Fata Lina”
perché era sempre gentile e poi scriveva
fiabe per i bambini, anche se loro non ce li avevano… “Devo chiudere il
negozio.” “Perché mai?” rispose Nonna
Lina. “Perché sono un po’ vecchio e forse per questo nessuno viene a comprare i
miei scarponi e i calzini a righe gialle e blu che solo io ho.” La mattina dopo
Nonno Oddone ha detto la stessa cosa ai bambini. “Chiudo il negozio e non vi posso più portare all’asilo.”
Tutti diventarono tristi e non volevano più giocare e nemmeno mangiare. Le
maestre e le mamme e i papà erano preoccupati perché c’era troppo silenzio all’asilo
e anche a casa.
Maia e la capiva. “Sono triste perché nonno Oddone vuole chiudere il negozio e
non ci porta più sulla bici taxi.” E ha pianto tanto Maia.
era addormentata aveva sognato un sogno molto bello. Fata Lina le faceva il
disegno di nonno Oddone felice, con il negozio pieno di bambini che compravano
le scarpe da ginnastica con le luci e lo strappo.
“Nooooonnna… mi porti a comprare le scarpe nuove?” “Ci vai sabato al Centro Commerciale con la
mamma e il papà.” “No, io non voglio quelle, voglio le scarpe di nonno Oddone.”
ti regala il palloncino e ti batte un cinque.”
i suoi amici, con le mamme, i papà, i fratelli,
i cugini, i vicini di casa.
venduto tutto, anche i calzini a righe gialle e blu, e proprio al papà di
Giulia che li metteva quando giocava a tennis. La sera, nonno Oddone era
tornato a casa con la scatola piena di soldini. Nonna Lina lo aspettava con la
pastasciutta al ragù che a lui piaceva tanto.
bambini della scuola dell’infanzia di Teor” aveva detto a nonna Lina che sorrideva, ma
senza farsi vedere da lui, mentre gli metteva gli spaghetti sul piatto.
Oddone era di nuovo contento perché sapeva che i bambini di Teor gli volevano
bene e gliene avrebbero voluto sempre, e questa, per lui, era la cosa più bella
del mondo.
MARGHERITINA”