IL PAESE – Magazine di cultura e informazione del Medio Friuli – maggio 2017
“Clar di Lune” sia nato, e con
grande entusiasmo, un nuovo gruppo teatrale
formato interamente da giovani attori, dai 15 anni in su, riempie di
soddisfazione il presidente Alberto Fabello e la regista Loredana Fabbro.
si è creato un nugolo di provetti attori che ha espresso l’esigenza di
sperimentarsi e mettersi in gioco. Detto, fatto. Individuata la trama, ecco che
sette suore, una novizia e una badessa dal carattere particolare sono diventate
le protagoniste dello spettacolo “Smanie e fermento in convento”, libera interpretazione di una novella del
Boccaccio “ La Badessa e le brache”.
racconta di vicissitudini e piccoli vizi
non sempre coerenti con la vita in convento. Il divertimento è
assicurato e lo spettacolo, al suo debutto nel teatro “Paroni”, ha registrato
il tutto esaurito. Scenografie e musiche
hanno ben supportato il carattere brillante e ben calibrato di uno spettacolo
che merita di essere replicato e di uscire dal cuore bertiolese.
e interpretare contenuti teatrali con
senso del gruppo, del sacrificio, tanto
impegno e umorismo.
cabarettista “Friulucana” che conosce il friulano meglio dei friulani.
origine lucana e da 23 anni residente a Tarcento. Non l’avevo mai vista se non nelle pubblicità e
ne ero incuriosita. Volevo capire perchè molta gente andasse a vederla. L’ho
capito ascoltandola in teatro a Camino, in una serata messa a punto in
collaborazione con Sot la Nape di Varmo. Posti esauriti già un’ora prima
dell’inizio. Risate dalle prime battute e dalla prima apparizione di Catine,
supportata da Moretti nelle pause tra un cambio di personaggio e l’altro. Sia
nella parte della “wedding planner” zitella o di Rosella o di se stessa, Catine sa
di buono, di semplice, capace di far ridere. E la gente ha tanto bisogno di ridere! La raffinata comicità e la
fluidità linguistica ne fanno la magia.
Una donna come tante, una barista della Basilicata con la passione del
teatro che a suo dire, lavorando in vari locali, ha frequentato l’università
del popolo friulano e della sua colorata ma complicata lingua. “Tutto è
nato proprio dalle incomprensioni che io stessa ho vissuto quando ero appena
arrivata e non capivo niente di friulano, quando credevo che il “tai” fosse una
filosofia orientale” dice. Caterina o, meglio, Catine ascolta, impara e
traduce in monologhi teatrali le strane fattezze linguistiche del friulano
doc. Con i diversi accenti a distanza di
un solo chilometro. Ambasciatrice tra la
sua Basilicata, regione che pochi conoscono, e il Friuli situato in quel nord
che ha un che di austriaco, Catine ne fa arguta analisi caratteriale e
linguistica facendo sbocciare il suo successo. Ingredienti? Elegante
semplicità di attrice e di donna capace di far ridere sul serio.
di più, quando è se stessa con le 50 sfumature di friulano che snocciola con
invidiabile competenza. Ecco allora far capolino il friulano vero, con le
espressioni che ne fanno la storia.
dall’ italianismo imperante. Lingua ricca di contrasti la friulana, dove una
parola o aggettivo assumono vari significati. Ninin ad esempio. Dolce e carino
ma anche un po’. Lingua contenitore di tante altre lingue. Tedesco, francese,
inglese fino al giapponese e all’indiano di Toro Seduto. Cif e ciaf,
folketitrai, veluchicale, sbit, sono solo alcuni esempi. “Quando ero
appena arrivata in Friuli e sentivo dire “Al è lui” credevo che in questo paese
si pregasse di continuo: poi ho capito che non era un “alleluia”, ma significava
semplicemente “è lui”. Parola di Catine,
la “terone cui cjavei a suste”, un personaggio teatrale che ha saputo
rispolverare il DNA del friulano riportandolo allo splendore che merita.
Ma sempre con naturalezza perché Catine non è mai banale né artificiale.
teatrale degna di nota. E questo il pubblico lo sente. Lo fa proprio. Si riconosce
nelle vignette e nelle metafore elargite con generosità. Riscopre dettagli
della propria lingua relegati nella memoria storica. Si riconosce friulano
grazie a Catine della Basilicata.
attrazione per lei, capace di riempire teatri solitamente poco frequentati, di
far ridere di gusto solo a guardarla, di far scattare l’ applauso già dalla
prima battuta. Perché Catine è una di noi che parla di noi con un linguaggio
semplice e schietto. Ridere è solo la conseguenza. Che la gente abbia voglia di
ridere si sa. E lo sa Catine che scrive le battute ispirandosi alle cose comuni
come il russare dei mariti, le separazioni e il Carosello. Recita parodie sul modo di esprimersi del
friulano visto da una meridionale e il suo show è accolto da un pubblico
divertito che risponde con gusto.
la lingua friulana, meglio di alcuni friulani. E allora i difetti diventano
caratteristiche di cui ridere per il puro piacere di farlo.
alla verve ben nota di Claudio Moretti, novanta minuti volano e resta la
gratitudine per Catine, la sua elegante
comicità che è omaggio e salvataggio della nostra lingua friulana.
da Bugnins. Ha rappresentato l’Italia a livello mondiale a Berlino, come unico fra i 10 finalisti del “Global
Youth Entrepreneur Award”, che premia i migliori giovani distintisi nel campo finanziario
e dell’innovazione.
e Nino, ma la grande soddisfazione di essere tra i 10 giovani eccellenti del mondo c’è eccome. E’ stato candidato al premio per le sue doti
manageriali e per la gestione di Clairy inc, società americana nata dai
Laboratori Fabrici, famosa a livello mondiale per aver brevettato un vaso che
usa le migliori tecnologie per purificare l’aria.
vinto una giovane del Ghana. Ma Paolo si è portato a casa la certezza di essere
uno dei migliori e ha avuto la possibilità di farsi conoscere e di parlare a
ministri delle finanze e degli affari esteri. Cosa non da poco per il manager
Paolo Ganis, che rimane sempre il ragazzo semplice e sorridente che tutti a
Camino conoscono e apprezzano.
e le due sorelle Michela e Jessica. Si laurea in Scienze internazionali e
diplomatiche all’Università di Trieste cui aggiunge la laurea magistrale in
management all’Università Bocconi di Milano. Manager a tempo indeterminato per
il gruppo Generali di Trieste, nel 2015
fonda con due soci, Vincenzo Vitiello e Alessio D’Andrea, i Laboratori Fabrici,
in centro a Pordenone, al Talent garden. Qui brevetta Clairy, un vaso che
riesce a raccogliere l’aria impura di un ambiente e restituendola pura.
All’inizio del 2016 lo presenta, con successo, al Ces di Las Vegas, la fiera dell’innovazione più importante al
mondo. Intanto i Laboratori Fabrici
vengono selezionati da Plug and Play Venture che investe nei progetti imprenditoriali più innovativi
del mondo.
commercializzare il prodotto oltreoceano. A quel punto è ufficiale che Clairy sia un successo conclamato a livello
internazionale.
Paolo crede nel Made in Italy e nel valore dei prodotti italiani. Non a caso ha
dato avvio alla produzione proprio nel
Triveneto.
Perché di Paolo e della sua Clairy sentiremo ancora parlare!