FORTE & CHIARO: mensile del Medio FRIULI – febbraio 2017
L’U.T.E. ha 20 anni e ben portati
sezione satellite dell’Università della Terza età del Codroipese.
Nata dal
coraggio di un’idea di un piccolo gruppo persone, ha visto avvicendarsi 120
insegnanti e 600 allievi, di cui 132
nell’attuale anno accademico.
Un grande
evento, quindi, per Bertiolo e per colei che ne è sempre stata l’anima: Rosa
Fiume. In un auditorium gremito, l’apertura della serata di festa, è stata affidata al Coro UTE di
Rivignano diretto dal M° Zanetti.
Ha interpretato “ Signore delle cime”, “Friul” di Ciso Fior “ Oh! Friuli
benedetto dal Signore” e un canto
dedicato a un vecchio lavoro della Val di Resia “Il cjalcjumit “ di
Giovanni B. Candotti. “ L’ è ca chel
puar om … cjalait ce robe… e
“Gaudeamus igitur“, armonizzato e diretto dal M° Zanetti ovvero l’inno che si canta ai laureati.
Battistutta, e l’attuale, Eleonora Viscardis, il presidente dell’UTE del
codroipese, dr. Lionello Baruzzini, il consigliere regionale Vittorino Boem, i
coordinatori delle sezioni di Rivignano-Teor,
Marcello Pestrin e di Lestizza,
prof. Adele Russo Perez.
della sezione, la cui testimonianza sta nelle parole dell’attestato donato dal
Comune. Plauso con pergamena a tre persone che da vent’anni sono iscritte
all’UTE e prestano il loro servizio volontario: l’insegnante del corso di
maglia e uncinetto, Malisan Santina, la delegata di sezione Cordovado Loretta e
Rosa Fiume, Coordinatrice di sezione che, dal 28 gennaio, ha passato il
testimone alla dott.ssa Bacinello
Valentina.
E’ stato ricordato più volte
il prof. Zanini Roberto, mentore per anni delle sezioni staccate e Presidente,
fino a due anni fa dell’ associazione codroipese. Il consigliere regionale
Boem ha dichiarato, tra l’altro, che l’UTE “ha
prodotto crescita nelle comunità, dimostrando che si può stare insieme
anche se si appartiene a campanili diversi”.
Espanoli, ambasciatrice di “yoga della
risata” nel mondo, autrice di numerose pubblicazioni, che ha trattato il tema “
Invecchiamento e Felicità”.
esordito “ la neuroscienza dice che cervello è fatto per migliorare con l’ uso.
Più lo usi più lui migliora. Tutti i giorni nascono nuovi neuroni e non è vero
che muoiono e basta. Crescono ma, se quando sono piccoli non li usiamo, li
perdiamo. Ci vuole, quindi, l’impegno a
usarlo. La neurocardiologia attesta che
l’intelligenza del cuore genera 40mila cellule atte a dialogare con la mente”.
Ha citato Seliman, lo scopritore degli effetti dell’ottimismo e del
pessimismo.
più risultati, si ammala di meno e guarisce prima. La
psiconeuroendocrinoimmunologia sostiene
che ogni nostro pensiero attiva sostanze chimiche all’
interno del nostro corpo. Se si sta più
di 5 minuti arrabbiati il sistema immunitario precipita per le sei ore
successive. Dobbiamo allenarci ai pensieri positivi.
serotonina, ossitocina, le endorfine negli abbracci, almeno otto al giorno. Abilità da allenare. Come il non
cedere a ciò che non va. O dare tutto per scontato.
l’anima. La curiosità, ad esempio, uno
dei più potenti strumenti antinvecchiamento.
Fare cose nuove ogni giorno.
Apprendere qualcosa di nuovo. Così si
crea la dopamina che tiene attivi.
Mai dire “non si può fare”.
giocare perché si è anziani ma si
invecchia perché si smette di giocare.
crociate pensando di
prevenire il deterioramento del cervello
bensì regalandosi una vita ricca di stimoli.
A vedere cose belle dentro e fuori di noi.
della vita. Bisogna svelare il
bello dentro di noi, dire di più “uauh,
che meravigliosa persona sono”.
Gli antiage più efficaci sono: la gratitudine, almeno cinque minuti al giorno di grazie con
il cuore non detto meccanicamente ma rimettendo in moto il cuore; l’ umorismo
che fa bene, la risata è a costo zero e provoca la serotonina, l’ormone del
buonumore; il perdono, che abbassa la
pressione, migliora il sonno. Mai dare
nulla per scontato nulla né pensare che tutto
sia dovuto.
insegnante non invecchia.
felicità è, quindi, un binomio possibile a patto che si inizi a dare valore
all’ essere e non al fare, diventando
esploratore di bellezza, imparando a essere fantastici. Partire dal corpo vuol dire consentire alla
mente di essere un bellissimo campo di opportunità. Si
impara a invecchiare da giovani.
d’amore che ha premiato i suoi protagonisti con la partenza sincronizzata per
l’ultimo viaggio. Insieme in una vita lunga 67 anni vissuta mano nella dove condividevano la stessa camera. Donna forte Dolfina, combattiva verso ogni
difficoltà della vita, lavoratrice instancabile. Agricoltore, emigrante e combattente nella
campagna del Montenegro, Settimio.
Non
è stata facile la loro vita. Settimio, orfano di madre a 8 anni, a 13 era
andato a lavorare nelle risaie in Piemonte, dove già si trovava un fratello.
Poi si era trasferito in Svizzera, sempre per lavoro. Rientrato verso i 30 anni
a Pozzecco, si era sposato. Dolfina aveva avuto problemi seri di salute, ma
aveva sempre superato con tenacia ogni difficoltà. Sostenersi sempre uno all’altro
e amare la famiglia, è sempre stata la loro forza. Erano, infatti, genitori di
tre figlie, Anna, Giuseppina e Luigina, attuale assessore alla cultura del
Comune di Bertiolo. La longeva coppia da poco più di un anno era ospite della
casa di riposo, visto che entrambi avevano bisogno di essere seguiti con
continuità anche dal punto di vista sanitario. L’epilogo finale ha visto
Settimio spirare alle tre di mattina del 1 febbraio e Dolfina alle 12 dello
stesso giorno. Non per il dispiacere
perché lei non lo aveva saputo. Più bello pensare che lui l’abbia chiamata con
la voce di quella che è stata la loro forza in una lunghissima vita:
l’Amore. Il loro desiderio di essere
sempre insieme si è realizzato e anche lassù continueranno a tenersi per mano,
uniti, e solo nel bene. Mano nella mano
anche alla recente festa di anniversario. Nevicava quel giorno, come quando si
erano sposati. Insieme nella morte, serena, come in un sogno sperato da
entrambi. Dolfina Dell’Angela, 92 anni e Settimio Iacuzzi, 97 , sono deceduti
serenamente poche ore l’una dall’altro nella residenza Zaffiro di Fagagna. Lasciando intorno a loro una scia di serenità e tenerezza.
da tempo. Un mese? dicevo a me stessa. E chi ce l’ha! A piedi? Figuriamoci.
Eppure… qualcosa continuava a suggerirmi che anch’io ci sarei
Ecco che dall’idea alla realtà non ci è voluto poi molto. Quasi in un baleno ecco la Spagna, sulla
strada che da Pamplona conduce a Santiago De Compostela estendendosi a
Finisterre. Lo spirito del Cammino è ovunque. Nell’aria, nella cordialità,
nella semplicità. Qui nessuno è mai solo perché le persone profumano di
gentilezza e non conoscono la parola “indifferenza”. Estesi vigneti, pale
eoliche come vedette, nidi di cicogne benedicono i paesi baschi e la verde
Vitoria, la filigrana di paesini, chiese romaniche e cattedrali, ponti, fiumi,
monasteri.
potuta andare.
Non con zaino in spalla, certo, ma in aereo e pullman sì. Un “Cammino” più
comodo ma sulla stessa via che, da millenni, richiama pellegrini da tutto il
mondo. In una settimana. Sì, è fattibile.
sorridono alle ginestre mentre incidono le loro orme sui sentieri a fianco
della superstrada.
visione che sta per riservarmi Santo Domingo de la Calzada, dove un vero
pollaio è incredibile monumento dentro la cattedrale. Il canto del gallo mi
accompagna fino a Burgos, il cui castello d’avorio invita al Mirador, dove la
falce lunare abbraccia l’orizzonte. Il
giorno seguente, biondi campi e sconfinate mesetas annunciano Leon, con la
cattedrale di luce e le architetture di Gaudì. Ad ogni tappa una sorpresa.
Feste, sfilate, musica.
cioccolato di Astorga, per poi invertire l’ orologio anagrafico a Castriglio de
las Polvazares, il paesino già set di film famosi, dove famiglie di cicogne
albergano su fortunati comignoli.
poso il sasso che ho tenuto in tasca per tutto il viaggio. Un piccolo,
volontario sacrificio, in segno di gratitudine per l’esperienza del Cammino.
croce, obbedendo ai rituali degli antichi pellegrini.
Cebreiro, dove il Sacro Graal e la Bibbia in tutte le lingue trovano degna
dimora.
consapevolezza di quanto siano immensi i doni della Vita. Come Samos, Melìde,
il Monte Gozo, la piramide di pietra incisa dallo spirito di Papa Giovanni
Paolo 2°.
profili, fa accelerare il battito.
San Giacomo dal “Camarìn”, riflettendo il volto sull’oro del suo manto, è
emozione così grande da annullare ogni parola.