CODROIPO (UD) – POZZO, BEANO E RIVIS, UNITI NEL NOME DI SAN ROCCO
Pozzo di Codroipo – 16 agosto 2016
Attaccata al cimitero di Pozzo, sorge la chiesetta di San
Rocco che, ogni 16 agosto, accoglie anche gli abitanti di Rivis e Beano per la
Messa, in onore di un voto che i tre paesi fecero a San Rocco qualora li avesse
salvati dalla peste e, in seguito, dalle orde di Napoleone. Così fu e la
tradizione continua, con una Messa riservata
a Beano e Rivis, e quella agli abitanti di Pozzo, officiata da Don Fabio
Varutti, accompagnata alla tastiera da Olindo Bosa. La chiesetta fu costruita intorno al 1400,
nel punto dove si trovava un pozzo all’incrocio tra due strade fiancheggiate dal Tagliamento. Qui i
pellegrini sostavano, si dissetavano e si riposavano. Intitolarla a San Rocco fu una scelta naturale,
così come chiedergli la grazia e sceglierlo come patrono. Si sa, infatti, che egli
fosse un pellegrino e taumaturgo francese,
Rocco di Montpellier, vissuto tra il 1350 e il 1379, che camminasse senza meta, di luogo in luogo, aiutando
chiunque avesse bisogno. È il santo più invocato, dal Medioevo in poi, nel
mondo contadino, nei terremoti, epidemie ed è il protettore dal terribile
flagello della peste. Egli si occupava dei malati che, a volte, venivano
abbandonati persino dai familiari. Molti di essi guarirono in modo miracoloso,
il che contribuì a far emergere il carisma del santo presso una popolazione
terrorizzata. Con il passare dei secoli è divenuto uno dei più conosciuti nel
continente europeo e oltreoceano, ma è rimasto anche uno dei più misteriosi. Oggi,
a Pozzo, la chiesetta di San Rocco ha bisogno di restauri urgenti. La piccola
frazione di Codroipo e, in particolare, gli abitanti di Borgo San Rocco,
continuano a prendersene cura, con la pulizia, la manutenzione ordinaria, la
celebrazione della Messa ogni 2° domenica di ogni mese. Ma non basta. Il
comitato spontaneo, promotore di lavori già effettuati con autofinanziamento, guidato
da Angela Pevato e dal pittore Ennio Martinis, da tempo sottolinea che il
pavimento si sta disgregando e l’umidità scolora gli affreschi. Manca la fonte
battesimale, rubata negli anni 70. Al posto delle statue trafugate ben due
volte, si ammira la serie di tavole in legno raffiguranti la Via Crucis,
realizzata dall’artista di Pozzo, Galdino Tomini. Il quadro di San Rocco,
realizzato e donato da Ennio Martinis, fa bella mostra davanti all’altare così come la
statua donata dagli abitanti di Via San Rocco, ma la devozione non basta. Si
rischia di perdere un patrimonio della zona, una chiesetta votiva che, pur
senza pretese di fama, è testimone della storia friulana. Non quella scritta
sui libri, bensì quella della vita di ogni giorno, legata all’umile destino del
popolo delle campagne spesso trascurato, a un voto, a pestilenze, a guerre o a
altre disgrazie, al bisogno di protezioni soprannaturali sulle attività rurali.
E’ un bene culturale che acquista sempre
maggiore rilievo in quanto espressione dell’antica civiltà locale, voluto dalla
gente comune con pochi soldi, tirato su da costruttori locali che lavoravano come potevano e a buon prezzo, ma
con coscienza e buona conoscenza del loro mestiere. Sarebbe un peccato
abbandonarlo all’ingiuria del tempo
perché questo luogo sacro è un bene di tutti, ricco di valori immortali,
forte legame con un passato che pretende
dignità.
Da sx: Olindo Bosa, organista, e Gino Piccini