IL PAESE: Magazine di cultura, società, turismo del Medio Friuli – Luglio 2016
bocca in bocca. La preoccupazione che ci
assale sembra una piovra dalle lunghe mani che ci avvinghia e stritola. La risposta a “Ma dove andremo a finire”?
fatica a essere ottimistica anche se si decide di non accendere la televisione.
Perché, in quel caso, sprofondiamo subito in una spirale ansiogena che ci fa
sembrare topolini sotto un elefante.
davanti a ciò che sta accadendo, al malessere diffuso che blocca, appiattisce, imprigiona nelle maglie affascinanti della tecnologia
e conduce a comportamenti di violenza generalizzata. Ecco allora uomini uccidere le loro donne per
futili motivi, affogare bambini, buttarli nelle immondizie, imbottirli di vodka
e poi metterli in braccio, anche morti, a mendicanti piegate in due davanti
alle chiese. Ecco adolescenti bearsi nel tagliare la loro pelle e fotografare
l’uscita di sangue per fare gara di coraggio con i coetanei.
in età sempre più basse. Ecco famiglie che
si sfaldano ancor prima di essere cementate e bambini piccolissimi orfani di
riferimenti genitoriali. Ecco il dramma
della disoccupazione che piega e “divanizza” intere generazioni nel pieno del loro
vigore. Il tutto condito da venti di
guerre che si propagano come incendi boschivi e creano vittime innocenti e
migranti e soldati che pesano la metà dei loro fucili. E poi c’è un orco dalle sembianze umane e dalla
lingua sconosciuta che ci vuole azzerare dalla faccia della terra solo perché
siamo occidentali e liberi. E, senza preavviso, si fa saltare in aria negli
aeroporti, nelle discoteche, nei luoghi dove circola la vita e il divertimento,
con l’unico, macabro, scopo di terrorizzarci e piegarci al suo credo. Convinto
di meritarsi un fantomatico paradiso dove essere eroe. Come se eroismo fosse
uccidere chi fa le sue cose in tranquillità e ordine, chi balla, chi vive nella
correttezza, chi è indifeso, chi crede ancora nella meraviglia della vita. E la cosa più incredibile sta nel fatto che
l’autore di tali misfatti potrebbe essere il vicino della porta accanto.
bene, che crede nei valori dell’onestà, della coscienza pulita, del lavoro a
ogni costo, che continua ad andare avanti lottando contro le onde barbariche
della burocrazia, delle multe a raffica, della depressione. Perché, per
assurdo, chi si preoccupa di dare lavoro deve lottare contro i mulini a vento
ma non si arrende nemmeno se le difficoltà sono infinite perché crede nel
valore del lavoro, al di là del ritorno economico. Inoltre, su tutto questo, aleggia la Paura. Quella
indistinta, che tiene l’allerta sempre alta.
Una paura senza nome ma che le riunisce tutte. Dei ladri, di una
camminata da soli, di qualcuno che saluta ma non si conosce, di mandare a
scuola un bambino da solo. Anch’io vivo e osservo questa realtà e il quadro che
ne esce ha le tinte che non fanno parte dell’arcobaleno.
per i giovani e i bambini di oggi? Mi chiedo se, al di là delle cupe profezie, il
mondo vada davvero alla rovescia. I
giornali, che stanno sempre più citando Cassandra, ci annunciano di giorno in
giorno un domani sempre più cupo, fatto di straripamento degli oceani, declino
delle stagioni e chissà cos’altro. Tanto che un ragazzino di dieci anni, nell’ascoltare
i genitori che lo informavano sui destini del mondo, si è messo a piangere e ha
domandato: “Ma proprio non c’è niente di bello nel mio futuro“?