IL PONTE – dicembre 2015 - Pierina Gallina news

IL PONTE – dicembre 2015

LIBRI          

“LE MIE FIGLIE ERANO GIA’ NATE” di Michela Passatempo

E’ una donna che scrive. Lo fa per amore. Per farne dono alle sue due figlie.  Per esplorare parole adatte ad  esprimere ciò che prova una donna cui la maternità naturale viene negata. Con quel senso di colpa, di desiderio irrealizzato, di incompletezza, sempre lì, in agguato. Leggere questo libro è come stare su un dondolo. Su, giù, ieri, oggi… lunghe attese, speranze, esplosioni, amore e gratitudine.  Il tutto avvolto nella placenta di due maternità mai avvenute ma desiderate così visceralmente da sfociare in due adozioni. Totalmente opposte tra loro, in due poli del mondo diversissimi: India e Colombia. Luoghi di origine di due bambine, una adottata a due anni nel 2000 e una a otto nel 2008. Pacifista e pacificante, calma e flemmatica  la prima, agitata e allertata, focosa e suscettibile la seconda. Una è  figlia di “pancia”, la seconda è figlia di “testa”.  Damayanti e Angela. Le loro storie si sono intrecciate  con quelle di Maria e Francesco, coppia  innamorata e unita dal desiderio di diventare genitori. Tutti e quattro insieme, oggi sono una famiglia reale, pur senza legami di sangue,  dove l’amore non è stucchevole ma intriso di sentimenti ed emozioni come la gelosia, la paura, la delusione, il rifiuto, la rabbia.  Una famiglia come tante, in cui le  figlie stanno crescendo e dove  l’amore viscerale lascerà spazio ad una nuova storia in cui Damayanti e Angela dovranno trovare la loro strada. Che passerà anche attraverso il rifiuto e la ribellione, come è giusto che sia. Maria, la madre, sa che dovrà fare i conti con la propria  “maternalità” affinché non diventi ostacolo alla loro crescita.  Il libro si ferma a questo punto,  con la prospettiva del suo pensionamento da mamma di bambine a madre di ragazze e future donne.   Con la consapevolezza che  questo sarà il suo compito.  Il libro autobiografico, scritto da Michela Passatempo di Arzene (Pn), racconta la  maternità adottiva in tutta la sua carnalità.  Maria non è mai triste o arrabbiata con la sorte che le vieta di diventare madre naturale. Semplicemente vuole dare linfa all’istinto materno che in lei è sensazione emotiva travolgente.  L’autrice  apre le porte al freddo iter della fecondazione assistita, dove speranza e sofferenza vanno di vari passo. Ne descrive le ansie e le attese, le sale d’aspetto affollate e la domanda martellante “ Stavolta concepirò”? Con il senso di colpa verso la persona amata e le sentenze dai pulpiti più svariati che infastidiscono e offendono. Con quella parola “incinta, incinta, incinta” tanto odiata quanto desiderata. Ma quando i ripetuti tentativi si rivelano inutili e l’idea di non avere la pancia giusta per la maternità si fa certezza, ecco che l’idea dell’adozione prende corpo. Proprio quando l’assenza di figli diventa mancanza e l’unico desiderio è averne qualcuno da abbracciare, amare, crescere. Non importa se nato da qualcun altro. A quel punto ecco che inizia l’iter burocratico, le attese lunghe anni, il sogno che una fotografia diventi calda creatura. E poi i dubbi, le paure, i viaggi, gli incontri, gli scontri con la realtà di chi non sa nulla di genitori, casa, famiglia. E parla altre lingue. Mangia altri cibi. Qualcun altro da sé che però è figlio. “Voi siete mie” scrive l’autrice alla fine del libro, sapendo che avrebbe voluto dire “Io sono vostra” quasi a ribadire la nuova identità.  “Voi siete amate e desiderate da noi, siete nostre, ci apparteniamo”. Pur sapendo bene che tutto il suo amore non potrà colmare il vuoto dei primi anni, il dolore dell’abbandono, sente un grande potere dentro di sé: quello di aver modificato il loro destino. “Ho iniziato a scriverlo quando è arrivata la prima figlia, aveva due anni e mezzo – spiega l’autrice – Otto anni dopo è arrivata la seconda, aveva otto anni. Il libro è nato con loro, dapprima come annotazioni. L’avevo scritto soprattutto per dare loro delle radici. Solo poi ho deciso di pubblicarlo”.

Il libro, edito da “L’orto della Cultura”, è stato presentato in Biblioteca a Camino al Tagliamento il 28 ottobre 2015.

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CODROIPO   (UD)

MARIA ZOE DALLA COSTA  vince il 1° premio al concorso internazionale di poesia dell’Accademia “Città di Udine”

Ha 7 anni, frequenta la 2° B della A. Fabris di Codroipo e, al concorso internazionale “Giulietta e Romeo” indetto dall’Accademia “Città di Udine”, si è  classificata 1° nella categoria giovani con la poesia  “Gli anelli di Saturno”. Questa la motivazione della giuria, presieduta dal Prof. Gianfranco Scialino “Nel breve componimento, ingenuamente creativo, accattivante nell’afflato di bontà che trasmette con nette parole, Saturno non è più il pianeta della malinconia, ma un grazioso corpo celeste attorno al quale orbitano i desideri dei bambini.” Segnalate, nella stessa sezione, le codroipesi Morgana Dalla Costa, Rebecca Della Mora, Ambra ed Evita Gaudino, Linda Gemo, Isotta Tonizzo.

GLI ANELLI DI SATURNO
Saturno è il mio pianeta preferito
perché ha gli anelli,
che sono i desideri dei bambini
di tutto il mondo.
Di quelli
che non hanno perfino una Mamma
e la cercano nel cielo.
Ogni anello è un abbraccio
e dentro ci sta tutto l’amore
che hanno
e non sanno a chi lo danno. 

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TALMASSONS:  LA FIABA DI PINOCCHIO  con i genitori delle scuole di Talmassons (UD)

 
 
Da un albero del bosco, il legno giusto per il buon Geppetto
che, da sempre, desidera un figlio. Da un tronco di Mastro Ciliegia ecco uscire
un  vispo e birbante burattino di legno
che addirittura sa parlare, per la gioia di Mastro Geppetto che lo veste e gli
compra l’abbecedario, privandosi della logora giacca. Ma Pinocchio, invece di
andare a scuola, insegue le lusinghe di alcuni girovaghi e del loro padrone,
Mangiafuoco,  dalla lunga barba nera. Che
però si commuove sentendo la storia di Pinocchio e gli regala cinque soldi per
il povero Geppetto. Ma Pinocchio incontra il gatto e la volpe e crede alle loro
promesse di far crescere l’albero delle monete. Geppetto lo cerca dappertutto,
perfino nel mare e viene inghiottito da una balena ma, alla fine, si ritrovano.
E tutto finisce bene in una  fiaba classica
che ha unito la tradizione ad effetti moderni, capaci di tenere sempre alta la
soglia di attenzione.  Un’ interpretazione
carica di umanità e garbo, verve, 
dinamismo e divertimento del celebre romanzo “Le avventure di
Pinocchio”, storia di un burattino, più noto come Pinocchio di
Collodi,  scritto da Carlo Lorenzini  (1826-1890), a cura dei genitori ed
insegnanti delle scuole di Talmassons. Al loro terzo anno di felice teatro
dedicato ai bambini ma apprezzatissimo anche dai grandi.

                                                                                                                                                   

 

 

 

      

 

 

                           

 

 
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pierina gallina

Ho un nome e un cognome che non si dimenticano. Sono appassionata di scrittura, poesia, viaggi, libri e persone, in particolare bambini e saggi. Ho pubblicato cinque libri e sono una felice nonna di 7 nipoti, da 6 a 18 anni, mamma di tre splendide ragazze, e moglie di un solo marito da quasi 50 anni. Una vita da maestra e giornalista, sono attratta dalla felicità e dalla medianità, dallo studio della musica e degli angeli. Vi racconto di libri, bambini, nonni, viaggi, e del mio Friuli di mezzo, dove sono nata e sto di casa, con i suoi eventi e i suoi personaggi. Io continuo a scrivere perchè mi piace troppo. Spero di incontrarti tra i fatti e le parole. A rileggerci allora...

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