EXPO a Milano: 18-19 ottobre 2015
Delusa dall’Expo? Forse. Perché mi aspettavo emozioni, musiche, balli, colori, del mondo. In verità di emozioni non ne ho avute né ho percepito l’anima di questa esposizione mondiale. 274mila persone. Quelle sì che le ho viste e sentite addosso per due giorni. File interminabili, di ore, gente di ogni statura sul Decumano (la via unica da sinistra a destra) e sul Cardo, tutto italiano. In fondo il famoso albero della vita tanto blasonato e filmato e riprodotto. Allo spettacolo della sera, come sardina appiccicata ad altra umanità, ho percepito il metallo e gli effetti sonori hanno smorzato l’emozione che volevo a tutti i costi provare.
Expo, secondo me, è esplosione della tecnologia. In ogni padiglione (circa un centinaio) che rappresenta un paese del mondo, parata di effetti tridimensionali. Praticamente similari, a parte l’Austria che ha un bosco vero. Così mi è stato detto perché non mi sono fatta quattro ore di coda per entrare. In molti (esempio Kuwait) nessun accenno all’alimentazione. Ho trovato fuori luogo i mercatini etnici, gli stessi che troviamo ogni giorno sui mercati e nelle fiere.
Non ho visto facce felici, semmai piedi stanchi e bocche in gara per la lamentela più originale. Mi ha colpito la corsa ai furgoni dove vendono burger e bibite. Anche qui ore di fila, per la cassa, per la bibita e per il burger ( x 10 euro: burger, sacchetto piccolo di patatine e bibita) . Mi sono chiesta: Non è questa la fiera del cibo sano? Un panino in “Umbria”: per sei euro ho avuto pane dell’altro ieri con un prosciutto crudo di colore stantio. Per euro 7.50 una scodella di zuppa di legumi. Buona. Allo stand Sicilia. Voglia di gelato? A tre euro, il minimo, un cono ma il gelato è buono.
Faccio un plauso all’organizzazione. I bagni, ad esempio, sono ben segnalati e puliti. La sorveglianza e la pulizia lodevoli. Non oso però pensare cosa succederebbe se piovesse.
Alla fine dei due giorni sono entrata nei padiglioni di: Guatemala, Kuwait, Rep. Ceca, Stati Uniti, Mauritania, Palestina, Corea, Isole Comores, Guinea, Suriname, Barbados, Belize, Saint Lucia, Guyana. Di molti ho il timbro.
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domenica 18 ottobre 15: ore 12.30. Dal park bus (con posto per 600 bus) camminata di 2 Km, ma fattibili. Tornello, controlli e poi… eccoci. Primo atto: tutto italiano. Con il suo caffè Lavazza e i vari piaceri italiani in passerella. Bar e simili. Poi il Cardo con, in fondo, l’albero della vita. Sul Decumano, verso sinistra, direzione padiglione Zero (Onu) questa è la folla, che avvolge, struscia, con migliaia di visi quasi tutti italiani.
Odore forte di carne: è la Romania.
Cerco di deviare il Decumano. Sulla via laterale trovo la Macchina di santa Rosa o Fiore del cielo(Viterbo) e opera artistica più statua di marmo bianco.
Cluster o insieme di prodotti: ecco il cluster del caffè. Chi lo ama può permettersi di impazzire qui. Guatemala.. il cuore del mondo Maya. Si entra ma si vedono solo immagini di caffè.
Sotto la grottesca del vino e poi i Baci Perugina, cioè, il padiglione
e il prato verticale, sopra la fila lunghissima.
Lunedì 19 ottobre 15: Inizia una nuova giornata Expo. Padiglioni ancora chiusi. Finalmente incontro qualcuno di vero davanti agli Emirati Arabi dove si annuncia la coda bloccata. Cioè ha troppa gente.
Bella questa 500 ricoperta di fette di arancia e varie verdure.
File ovunque, come biscioni addormentati.
Ok. E’ deciso. si va in Kuwait. Vele bianche, enormi, cascate d’acqua a disegni bianchi rotondi. Tempo lungo e paziente in coda.
Dalla porta di ingresso
Dopo un filmato tridimensionale sul soffitto con falco e deserto, più un altro con il temporale per far capire come nasce l’acqua, ecco l’interno. Nulla sul cibo. Solo effetti tridimensionali e tecnologia orfana di emozioni e di quella atmosfera che, magari, uno si aspetterebbe dopo ore di coda.
Visuali incontrate camminando
Si va negli Stati Uniti. La coda è breve.
Scalinata con frasi alle pareti
e orto verticale
Si cambia visuale, dopo mercatini etnici, ecco sedute le esperte dell’hennè…
spettacolo delle ore 15.00 dell’Albero della vita
con gente a frotte e tantissimi bambini
ancora il fiume di gente scorre senza una meta. Fa avanzare i piedi. Questo è oggi l’Expo. Un incrocio d’Italia che va a fare un virtuale giro del mondo. File permettendo!