PIRANO e PARENZO (Slovenia e Croazia) – 6 giugno 2015
Arrivo a Parenzo… la guida accoglie nella sua città di mare
17.000 abitanti, è la città che
insieme alla regione circostante è completamente dedita al turismo tanto che ogni
anno vince un premio nazionale per il turismo come riconoscimento per
l’efficienza e fantasia nello sfruttare l’unica vera attività economica della
zona: il turismo appunto.
vasta rete di complessi turistici che si estende a nord e sud lungo la costiera
istriana. I più belli sono a sud della città e il più grande è Zelena Laguna.
Negli alberghi il personale è gentile, parla varie lingue e fa di tutto per
accontentare i turisti perché sa che il turismo è tutto e non se ne vergogna.
Qui, a parte gennaio, non si parla di tranquillità anche se la città Vecchia (
dichiarata patrimonio dell’Umanità) ha un’atmosfera tutta sua, raccolta, grazie
alla presenza della Basilica eufrasiana del 600 che ricorda la Basilica di
Sant’Apollinare in Classe vicino a Ravenna. La basilica del 500 è uno dei più
begli esempi di arte bizantina rimasti intatti fino a oggi.
dai Romani che divisero Porec in zone rettangolari segnate dal Decumano
(dall’alto in basso) e dal Cardo (in senso orizzontale). La città vecchia è
attraversata dal Decumanus romano, lungo il quale è allineata un’incredibile
sfilza di negozi. E’ un’isola pedonale.
Romano d’Occidente Porec cadde sotto il dominio di Bisanzio fino al 700.
Intorno al 1000 fu governata dai patriarchi di Aquileia ma, nel 1276, fu
costretta a sottomettersi a Venezia.
dalle pestilenze e nel 1600 la sua popolazione era decimata: aveva solo 100
abitanti. Vennero i profughi in fuga dall’avanzata turca a ripopolarla. Con il
declino di Venezia, Porec cadde sotto il dominio dell’Austria, poi della
Francia e poi di nuovo dell’Austria e infine fu occupata dagli italiani che vi
restarono dal 1918 al 1943. Dopo la sconfitta dell’Italia, fu occupata dai
tedeschi, poi fu colpita dai bombardamenti alleati e nel dopoguerra entrò a far
parte della Jugoslavia.
Resti romani
Ristorante Fjord al Canale di Leme
nome deriva da Pyrn che in celtico significa monte alto ma l’ etimologia più
corretta è quella secondo cui Piranon deriverebbe dal greco pyr (pira, fuoco,
faro), forse per l’esistenza di un antico
punto luminoso per i naviganti. Pirano, sita
nell’estremità sud-orientale del golfo di Trieste, sorse presumibilmente come
un villaggio di pescatori sul finire dell’Impero romano. La popolazione fu
incrementata dall’arrivo degli aquileiensi in fuga dalla loro città distrutta
dagli Unni e grazie alla sua posizione particolarmente nascosta non subì né le
invasioni barbariche né quelle dei pirati slavi. Veneziana prima, asburgica nel
1797 e italiana nel 1918. Nel 1945 l’Italia dovette cedere alla Jugoslavia i
territori dell’Istria quale risarcimento dei danni di guerra e Pirano passò
alla dittatura titina che agevolò l’esodo della maggior parte degli autoctoni
italiani. Con la disgregazione della Jugoslavia, nel 1992 Pirano entrò a far
parte della neonata Repubblica di Slovenia.
Fin dal
1900 conserva la sua vocazione turistica
posizionandosi anche oggi come una delle principali mete della costa istriana.
La città
di Pirano comprende un antico centro storico con un ricco patrimonio
architettonico ed un paesaggio culturale unico nel suo genere quale le saline,
tuttora parzialmente in uso per la produzione basata sulla coltivazione
tradizionale. E’ candidata a sito UNESCO della città di Pirano e del suo
entroterra naturale.
San Giorgio
Sopra il centro storico troneggia il duomo di San Giorgio, che fornisce
alla città un’impronta caratteristica nel paesaggio. La chiesa fu probabilmente
edificata nel 1100. Nel 1344 fu consacrata da ben nove vescovi e venne dedicata
al Santo Patrono San Giorgio. L’attuale configurazione barocca è dovuta
all’ultima ristrutturazione del 1637. Il campanile, copia minore di quello più
famoso di Venezia dedicato a San Marco, fu terminato nel 1608,.
la chiesa fu dotata di sette altari in marmo.
Tra le opere d’arte conservate nella chiesa sono da citare le due sculture
dedicate a San Giorgio, la prima delle due, la maggiore, risale al 1600 ed è
l’opera di un autore sconosciuto, la seconda, di dimensioni minori, fu
ricoperta d’argento da un’officina orafa piranese. Le tele sono opera di autori
della scuola veneziana di pittura.
Giorgio
originario della Cappadocia, fu assunto, come santo martire, a protettore dei
cavalieri e degli uomini d’armi oltre ad essere proclamato patrono di numerose
località.
pochi i cavalieri santi che come San
Giorgio vengono descritti da numerose leggende. Persino lo stretto dei
Dardanelli era un tempo chiamato lo stretto di San Giorgio e, solamente in
Inghilterra, a questo santo sono dedicate oltre 160 chiese.
viene raffigurato come un giovane possente che veste un’armatura e cavalca un
destriero bianco, i suoi attributi sono la lancia e lo scudo. La
rappresentazione di San Giorgio che a cavallo sconfigge il drago è una delle
raffigurazioni più frequenti e note del Cristianesimo.
leggenda cristiana si basa probabilmente sulla tradizione pagana che celebra
l’avvento della primavera. La festa di San Giorgio (24 aprile) coincide quindi
con il ritorno della primavera e con la rinascita e lo sviluppo della vita.
TARTINI
Tartini (Pirano, 1692 – Padova, 1770) è stato un violinista e compositore italiano, autore della celebre sonata per violino in sol minore Il trillo del diavolo. A lui è intitolato il Conservatorio di Trieste,. Entrò dapprima alla scuola dell’Oratorio di San
Filippo Neri, ma essendosi ben presto distinto per le sue brillanti
disposizioni, fu inviato a Capodistria per completare i suoi studi al collegio
dei Padri delle scuole. Fu lì che ricevette le prime lezioni di musica e
violino. Inoltre, l’arte della scherma gli divenne egualmente familiare, tanto
che in poco tempo superò il suo maestro.
I suoi
genitori avevano creduto di poterlo avviare alla vita ecclesiastica come
francescano, ma non riuscendovi lo mandarono, nel 1708, all’Università di
Padova per studiarvi giurisprudenza e intraprendere la carriera di avvocato. Le
sue grandi capacità gli resero questo studio così facile che ebbe anche il
tempo di perfezionarsi nella scherma e di segnalarsi per parecchi duelli.
Questa passione divenne tanto forte che Tartini avrebbe voluto recarsi a Parigi
o a Napoli per diventare maestro d’armi. E avrebbe certo messo in atto questo
progetto senza esitare se non si fosse innamorato di una damigella, nipote del
cardinale ed arcivescovo di Padova Giorgio Cornaro, a cui dava lezioni e che
Tartini, alla morte di suo padre, sposò in segreto attirandosi l’ira sia della sua famiglia che
di quella del cardinale stesso. Non gli restò altra scelta che lasciare la sua
sposa a Padova, che venne rinchiusa in un convento, e fuggire a Roma,
travestito da pellegrino. Non trovando sicurezza in nessun luogo, errò di città
in città finché trovò un rifugio sicuro presso il convento dei minoriti ad
Assisi. si applicò allo studio del violino che aveva quasi completamente
trascurato a Padova. Nel 1721 venne
messo a capo dell’orchestra di Sant’Antonio di Padova, presso la Cappella
Musicale del Santo, una delle meglio assortite d’Italia, all’epoca composta da
quaranta musicisti, di cui sedici cantanti. Vi rimase tutta la vita.
Le leggende dopo la morte
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A Padova molti testimoni riferiscono di
aver visto nella chiesa di Santa Caterina, di notte, l’ombra di una figura femminile che si muove come se stesse ballando al suono di una misteriosa musica. Altre volte, invece, è stata avvistata una figura incorporea dall’aspetto di un uomo vestito in abiti che si usavano nel Settecento, mentre suona appassionatamente un violino. Proprio in questo edificio Giuseppe Tartini è stato sepolto assieme alla moglie. Poiché la tomba del compositore è stata aperta e trovata inspiegabilmente vuota, si è diffusa la convinzione che le strane figure viste nei pressi della chiesa di Santa Caterina, siano i fantasmi di Tartini e della moglie. In realtà i resti del compositore furono distrutti da un acido, versato nella tomba per accelerarne la dissoluzione. Infatti, il particolare terreno su cui sorge la chiesa comprometterebbe i fenomeni putrefattivi. |
di Dylan Dog, Il Trillo del Diavolo è l’opera che una giovane e bella
violinista suona sotto la direzione di un vecchio compositore che vuole
perfezionarla al punto di renderla uguale a quella suonata dal diavolo nel
leggendario sogno di Tartini. Le note della nuova melodia causano però reazioni
inspiegabili ai suoi ascoltatori mettendoli a diretto contatto con l’inferno.
Inoltre, in numerose storie della serie, lo stesso Dylan Dog esegue tale musica
al clarinetto
Piazza Tartini a Pirano
Sposi a Pirano
Porto di Pirano