MADONNA del PERDONO di CAVARZERE (VE) con GINA MILAN di Codroipo (UD) – 4 luglio 2015
MADONNA DI CAVARZERE. ORA NE PORTERA’ AVANTI LA VOLONTA’
da sx Alina Coia, la veggente, e Gina Milan
Una notte del 2011, Gina Milan, nata a Vado (Ve) e residente da 50 anni a Lonca (Codroipo – Udine tel 0432 906354), ha sognato una grande luce che donava pace e gioia. Una nube si è aperta e ha svelato una sagoma di donna, avvolta dalla luce e con due occhi buoni, profondi, di mamma. Quella donna ha fatto per due volte l’occhiolino a Gina. C’erano sagome di persone che camminavano. A loro Gina chiedeva chi fosse quella donna. Nessuno le rispondeva. Ad un certo punto ha sentito una voce dietro le spalle dirle “Cavarzere”. Gina mai aveva sentito quel nome. Informatasi su internet ha scoperto che in quella città, in provincia di Venezia, esiste la Madonna Addolorata del Perdono. La stessa che aveva visto in sogno.
Si è recata laggiù, percorrendo i 150 km. che separano Lonca, il suo paese, in provincia di Udine, da Cavarzere.Chiedendo dove fosse la Madonna, le venivano fornite risposte vaghe, come se le persone non ne sapessero nulla. Ma una signora le disse “ Ah! sì, c’è una Madonnina sotto la pensilina della fermata del pullman, appena fuori dal centro”. Gina vi si recò e la vide, sotto la pensilina, col manto bianco, secernere olio. Ancora una volta ebbe conferma che il suo sogno era realtà.
“IL CIOSSEGO”
scultore locale Domenico Paneghetti del 1830 circa, avrebbe chinato
miracolosamente il capo e sarebbe stato visto prima da una fanciulla e poi,
dopo tre giorni, da un’altra insieme alla sua maestra. I sacrestani dell’epoca
testimoniarono che dopo l’evento, la pulizia della scultura sotto il mento
sarebbe divenuta impossibile e l’esame dei periti richiesto dal parroco
testimoniò che non si erano verificate rotture o lesioni del legno. Da allora
il Crocefisso, detto del Cìossego (dal soprannome dello scultore), è oggetto di
forte attrazione nel Duomo di S. Mauro
Ogni 25 anni si rinnova la grande
emozione di un omaggio corale alla pregevole scultura lignea realizzata
dall’umile cannarolo Domenico Paneghetti, detto “Ciossego”, dal 1830 al 1834
nella frazione di Boscochiaro di Cavarzere. Due anni dopo (il 25 ottobre del
1836), il maestoso crocifisso fu trasportato da Boscochiaro al duomo salendo
l’Adige su un barcone. Da subito la sacra immagine divenne oggetto di una
profonda venerazione che crebbe in maniera esponenziale dopo i fatti
straordinari accaduti il 10, 11 e 12 giugno del 1873 quando alcune umili
bambine videro il Crocifisso “abbassare la testa e muovere gli occhi”. Qualcosa
di veramente straordinario era successo: se ne trova ampia descrizione
nell’archivio parrocchiale e in vari testi. Da quel momento, numerose furono le
grazie attribuite al Crocifisso di Cavarzere tanto che la devozione popolare
crebbe nel corso degli anni in maniera eccezionale e venne alimentata
ulteriormente dalle imponenti celebrazioni in cui il Crocifisso esce dalla “sua
casa” e viene portato in processione per le vie cittadine. Quella del 23
ottobre 2011 è stata la quinta processione giubilare: la prima il 25 agosto del
1901, la seconda il 25 ottobre del 1936 a cento anni esatti dal trasporto del
Crocifisso da Boscochiaro e con la partecipazione di oltre trentamila fedeli
(così narra la stampa dell’epoca), la terza il 29 ottobre del 1961, la quarta
il 26 ottobre del 1986 e per ultima quella di domenica 23 ottobre 2011. Vi fu
però, un’uscita straordinaria il 30 aprile del 1994, in occasione dei duecento
anni della nascita del Paneghetti, quando il Crocifisso fu portato a
Boscochiaro dove rimase un mese.
Ecco la storia delle apparizioni ad Alina, classe 1937
piccolo paese della Campania in provincia di Caserta.
Primogenita di quattro figli. Il 25 Settembre 1955 sposa Salvatore Trotta, e un
anno dopo, il 19 Settembre del 1956 da alla luce la sua unica figlia, Giovanna.
La vita in quei paesi e in quel tempo non è certo facile e nel 1960 come molti
loro compaesani i coniugi Trotta cercano all’estero un lavoro che permetta loro
una vita dignitosa: eccoli emigranti in una cittadina della operosa Germania,
che dista 150 Km. da Monaco di Baviera.
Inizialmente operai in una fabbrica di sedie a sdraio, poi in una industria
metalmeccanica. Trascorrono così quasi 10 anni e nel 1969 ecco aprirsi uno
spiraglio, una occasione per ritornare in patria: con i pochi risparmi e con
tanto coraggio, acquistano un bar in quel di Cavarzere, cittadina della
provincia di Venezia. Attività che gestiscono con impegno e non poche
difficoltà fino al 2001 quando passano la mano alla figlia Giovanna.
Da quel momento Alina si dedica completamente alla missione richiestale dalla
Mamma Celeste, la diffusione del “messaggio cristiano”:
Amore, Pace e fraternità fra tutti gli uomini
Se crederemo vedremo, alla fine, la gloria di Dio!
Siamo chiamati a collaborare al piano di salvezza preparatoci dalla Sua
Misericordia; siamo chiamati ad aderire con il nostro “FIAT” al Suo “VIENI,
SARAI SANTIFICATO!”. Onore e gloria a Lui per questo “chinarsi” sulla Sua
creatura, per questo “trepidare” per la nostra salvezza; per i tanti “auxilium”
che ci favorisce.
Aiuti concreti, visibili, tattili.i Suoi messaggeri, i Suoi annunziatori sono
tra noi.
di Cavarzere, mentre si reca ad aprire il suo esercizio commerciale per la
normale attività, vede più volte una luce a forma di palla, che lascia dietro
sé una voluminosa scia. Non capisce; non sa di che si tratta! Continua la sua
preghiera girando, un po’ tormentata a dire il vero, i pedali della sua
bicicletta. Il cagnolino Asso, fedele accompagnatore, scodinzola allegramente.
Di ritorno dal lavoro racconta della visione al marito, che la consiglia di
soprassedere; le chiede di non aprire bocca.
Per qualche tempo non succede più niente. Alina porta in cuore e nella
preghiera le sue preoccupazioni, soprattutto di carattere familiare. Con tanti
pensieri e molte preghiere una mattina di dicembre 1997 se ne va al lavoro. La
pioggia caduta abbondantemente rende la strada fangosa; il freddo punge a
quell’ora del giorno. Una donna, bella ed aggraziata, le si para davanti.
Un saluto renderebbe quest’alba meno amara e pesante.
“Buon giorno, signora!”
“Buon giorno!” risponde lei.
Ancora Alina:
“Dove va, signora, a fare assistenza in ospedale?”.
“Si!”, risponde con dolcezza la donna.
Alina riprende:
“Eh!, con questi figli! Ma lei ha figli, signora?”.
La donna, alla pari di Alina, è sul fango, ma per niente sporca. Ha un saio
marrone, bella carnagione olivastra, occhi luminosi, capelli neri.
Asso, il cagnolino, è muto e sembra capire l’evento epocale.
La risposta alla domanda di Alina arriva da una donna corrucciata e in ansia.
“Ne ho tanti, figlia mia, tanti, tanti. Prega, figlia!”
Un po’ imbarazzata, Alina si ripete chiedendo se va all’ospedale.
Risponde la donna: “Adesso guarda dove vado!”
All’improvviso scompare questa dolce signora.
Meraviglia e stupore lasciano attonita Alina. Si guarda attorno, la ricerca con
lo sguardo e ritrova, invece, la palla con la scia luminosa avvistata tempo
prima. Turbata e inquieta, percorre ancora più in fretta del solito la strada
che porta al suo esercizio. Apre bottega e di lì a poco entra una donna molto
bella con tre barboncini bianchi, che mette sopra uno dei tavoli del bar.
Incredula per quanto vede, Alina le chiede di far scendere i cagnetti dal
tavolino.
“Stai tranquilla, devono stare qua! Non ti preoccupare; poi li tiro via!”
…..Così la bella signora.
“Portami un caffè, piuttosto!”.
Quando Alina porta il caffè al tavolo nota che calza gli stessi sandali visti
addosso alla donna incontrata per strada poco prima. Poi, in un frangente di
assenza di Alina, la donna sparisce, lasciando sul tavolo la tazzina con il
caffè non consumato.
Nuovo stupore di Alina, che in fretta fuoriesce dal locale per ricercare la
donna. Mestamente rientra: lì fuori c’è solo qualche passante infreddolito che
saluta e tira dritto. Ma….meraviglia!!!….. Sul tavolo, parzialmente nascosto
dalla tazza di caffè, intravede un piccolo fiore. E che profumazione intensa!
In un impeto di sconforto avverte di dover bere quella tazza di caffè neppure
toccata dalla signora. Giù, tutta di un fiato, senza tentennamenti.
Lo Spirito agisce anche così: facendoti operare come Lui vuole, incurante della
causa, ma badando all’effetto.
Alina di lì a qualche giorno avverte che in lei è cambiato qualcosa: agisce
sempre più in Spirito e sempre meno nell’umano.
La preghiera è incessante per ore. Più pregnante, più energica, più intensa.
Dio sta operando in lei e chiede la sua disponibilità.
Ancora la palla con la scia di luce si ripresenta il 4 febbraio 1998,
allorquando se ne esce per andare al lavoro.
lontano dalla sua abitazione.
Ma ora intuisce di che si tratta, specie dopo l’incontro con la misteriosa
donna della tazzina di caffè. Di fronte a questo evento Asso si accuccia a
terra rimanendo immobile.
Alina si ferma e chiede: “Ma chi sei, sei uno spirito?” Non riceve risposta.
Il 4 marzo, a distanza di un mese esatto, ancora la luce, la scia luminosa e lo
stupore di Alina.
E la luce prende forma, si fa silhouette, si concretizza, si materializza….. e
parla!
“Sono la Mamma Celeste! Figlia mia, cerca di far pregare, porta la preghiera nelle
case. Il mondo sta finendo; non c’è più umanità. Tu sei stata scelta per
questo!”, estatica e rapita, farfuglia: “Chi sei?”donna luminosa: “Ti farò
sapere di più!”
E puntuale, dopo un mese, la gran luce che avvolge la figura di donna si
ripresenta.
Nel mezzo, la luminosa donna si rivela.
Ancora, dopo un mese, il 4 maggio, appare la Madonna Addolorata del Perdono
chiedendo preghiera.
“Prega, figlia, e fai pregare, ché il mondo sta finendo, non c’è più umanità.
In questo posto si formerà un gruppo di preghiera e tu andrai in tutte le case
a pregare”.
Stavolta Alina parla delle straordinarie apparizioni a intimi amici, che
consigliano l’esposizione dei fatti a un Sacerdote. Interpellato, il sacerdote
risponde:
“Se son rose… fioriranno!”
E inizia così il cammino di preghiera richiesto dalla Addolorata del Perdono.
Alina va di casa in casa portando con sé una piccola statua della Madonna. In
alcune famiglie non è accettata, ma il coraggio e sostegno datole da tanta Mamma
la fa continuare imperterrita nella missione assegnatale. Piccoli cenacoli di
preghiera iniziano a formarsi; un proprio gruppo di preghiera prende forma e
consistenza.
Dopo qualche tempo, il salice, che si erge rigoglioso fronte casa di Alina, accoglie
una casetta con una piccola statua della Madonna ed è di questo periodo
l’inizio orante del gruppo che si ritrova mattino e sera. Alina ha pure delle
locuzioni interiori, che puntualmente trascrive.
Un Sacerdote continua a seguirla in questo primo straordinario percorso
spirituale; accogliendo un suo desiderio fa arrivare sul luogo una grande
statua mariana, dono del gruppo di preghiera, tuttora conservata ed esposta.
trascendentali!
affaticata e si corica a letto. La preghiera però, nonostante la spossatezza
che la coglie, sgorga spontanea e fluida, gli occhi rivolti alla finestra. Una
grande croce le si para innanzi e Gesù vi è appeso, grondante sangue alla testa,
ai polsi e piedi.
La visione altera il suo animo: c’è in lei dolore, dispiacere, rammarico.
Impressiona il sangue che sgorga copioso e ancor più Gesù sofferente che si
lamenta. Il balzo dal letto di Alina è subitaneo, le gambe tremolanti. Si
avvicina trepidante al punto dove si trovava la croce per capire, vedere se c’è
sangue: la visione sembrava così reale! Non trova niente!
si trova in preghiera, davanti al salice col gruppo.
Arrivano i messaggi della Madonna Celeste e Alina ora può offrirli a voce.
Tutti vedono e possono sentire i messaggi della Vergine, che vengono
registrati, stampati e divulgati.
Davanti alla statua di Maria, pochi giorni dopo, avverte un grande fuoco al
petto. Non si lamenta: confida piuttosto nella Misericordia di Dio. Una volta
allontanatosi il dolore lacerante appaiono sul suo petto delle croci
leggermente in rilievo.
Sembrano impresse col fuoco!
Di fatti straordinari ne accadono ancora nello stesso periodo. Una sua catenina
d’oro cambia immagine religiosa mostrando ora l’icona della Madonna Addolorata
del Perdono.
A contrastare questo “crescendo” spirituale, però, ci pensano i familiari, che
con incredulità e azioni di disturbo minano il grande impegno di Alina.
Difficile, comunque, contrastare Maria che per lei ha deciso diversamente.
Ed ecco che per rafforzare il suo credo Alina, peraltro provata e amareggiata,
conosce meglio, per volontà di Dio, una signora che qualche volta si era recata
nel bar che gestisce.
Con costei conosce Padre Pio e ne resta affascinata. Inizia a pregare il Santo
e sarà così grande amore. Una notte il venerando Padre le appare in sogno
vestito di bianco, in un campo di gigli bianchi e rosa.
“Padre Pio, ti hanno fatto bianco qua?” chiede Alina.
Risponde il Santo: “Si, vedi quella?”, e in sogno le fa conoscere una signora
che sta frequentando con discrezione la preghiera davanti alla Madonna vicino
al salice. Sarà importante per lei questa presenza, consolatoria e coadiuvante,
amica e protettiva.
La Madonna rassicura Alina sul cammino del gruppo.
E’ confortante Lei, incitante, aiuto morale e fisico.
E Alina sa ora interpretare alla perfezione la volontà di Maria.
Le cattiverie che nascono nel gruppo vengono tenute a bada.Qualcuno si
allontana dal gruppo di preghiera. Come dire: “Molti i chiamati della prima
ora, ma pochi gli eletti”.Rassicura Alina la Mamma Celeste. “Figlia mia, fra un
po’ di giorni vanno via e non li vedrai più!”
E gli eventi dimostrano che la Madonna sceglie, accorpa gruppi; altresì sceglie
dividendo, allontanando, indicando, distinguendo.
“Figlia mia, prega e fai pregare; questo è il nocciolo, perché io sono
Addolorata. Questo paese deve essere a me e a Gesù perché credano; l’umanità
sta finendo!”.La chiesa di Cavarzere, davanti a questi eventi piuttosto
coinvolgenti, resta silente e attendista, così come in altre situazioni
analoghe in luoghi diversi.
Il consiglio è di: “non dire….ti prendono per matta”.
Alina qualche telefonata e qualche lettera di alcuni sacerdoti che, comunque,
diradano le loro visite in loco.
Medjugorje, trasuda olio profumato.
Successivamente anche l’altra più grande trasuda.
E Maria interviene dando indicazioni, su come si deve usare l’olio che
fuoriesce dalle statue.
Celeste
– Ore 02,35 –
per curare le ferite dei cuori, dei corpi; e con il Santo Rosario formano
un’arma potente. Ungete con esso la fronte, la gola, il cuore di tutti i miei
figli che lo desiderano e, per il loro bene, gli ammalati, gli indemoniati,
coloro che cercano la pace interiore.
Con 5 gocce di olio santo mescolato all’olio di oliva benedetto condite i cibi.
Ricordate, l’Olio Santo è uno strumento dato da Dio per guarire, ma il medico è
sempre Dio Padre; abbiate Fede, pregate e Dio vi curerà. Non sprecate l’Olio; è
il prezioso strumento di salvezza per il corpo e l’anima. Contro il maligno vi
proteggerà la Mamma Celeste.
Abbiate Fede. Vi amo e vi benedico.
Luglio dello stesso anno: altro fatto sconvolgente e veritiero: una foto che
sanguina.
Alina sta pregando nella sua cucina, quando un lamento la distoglie: “Aiuto, ahiii!”.
Si gira e vede la foto del crocifisso ligneo del Duomo di Cavarzere che
sanguina.
Esce di casa a chiamare le persone che si trovano in preghiera innanzi al
capitello,
e si può ben capire il suo stato d’animo.
Questi, impressionati dai richiami, si precipitano a prendere visione di quanto
sta
accadendo…. e…..vedono, constatano che gli occhi del Cristo sanguinano.
Per qualche giorno, dalla foto continua a fuoriuscire il prezioso liquido.
Alina raccoglie il grido di dolore del Cristo, i suoi lamenti, la sua grande
sofferenza.
Un altro sacerdote (Don Franco Bartolomiello) fa
visita ad Alina attirato dagli eventi che si stanno susseguendo.
“E’ entrato Gesù qua, oggi; adesso sei nel Signore! A tutti quelli che soffrono
con il Signore succede questo!” Così il padre.
E a Natale dello stesso anno anche la bellissima statuetta presepiale di Gesù
di origini napoletane, che Alina espone in casa, inizia a lacrimare; dapprima
liquido oleoso, poi sangue.