Libro di MILTON FERNÁNDEZ ” DONNE” – Presentazione da Ferrin a Camino al T (UD) – 10 aprile 2015
CONDUCE LA SERATA PIERINA GALLINA
Donne… Pazze, sognatrici, rivoluzionarie
… Sala degustazione dell’ azienda FERRIN
Località Casali Maione n.8 a
CAMINO AL TAGLIAMENTO (UD)
Questi racconti sono il timido tentativo di un maschio di entrare in una realtà che da sempre lo affascina. Di capire.
Di poter quantomeno sfiorare un mistero che forse gli è stato precluso, ancora inesplorato, al quale si affaccia, man mano che invecchia, con infinito stupore.
Vite di Donne, pazze, sognatrici, rivoluzionarie … insomma, la nostra stessa storia.
Sono trentaquattro, le pazze, le sognatrici e le rivoluzionarie di cui ci racconta Milton Fernández.
Trentaquattro ritratti di donne pressappoco sconosciute, talmente vere da sembrare inventate.
Cantanti, ballerine, matematiche, scrittrici, scienziate, prostitute, curanderas, calciatrici, pilote d’areo, schiave,
rabdomanti, giornaliste, vagabonde, suore, filosofe, poetesse, amanti, guerrigliere….
Donne forti, volitive, che sono state capaci di sovvertire i ruoli che erano stati per loro predisposti, che hanno saputo cambiare le regole, e con esse il mondo.
Donne come tutte le donne, speciali, uniche, che affrontano la vita fino in fondo, anche a costo, a volte, di morirne.
Pierina Gallina e Milton Fernandez
Introduce Fabiola Tilatti Ferrin
Chiara Ferrin porta il saluto dell’Ass. culturale “Hermes di Colloredo”
Con il carillon e i racconti stesi sul filo… si inizia il viaggio
in un giro del mondo, dal Messico a Codroipo (UD) a narrar di DONNE
La suggestione di quel viaggio nel mondo delle donne era lì, nel respiro del pubblico e nelle parole dell’autore, uruguayano di origine ma milanese da un trentennio…
Dopo 115 minuti umanamente intensi Milton legge le regole di Einstein alla moglie Mileva
E’ difficile fermare l’orologio di un tempo insieme
da incorniciare
Presentazione
LIBRO di 33 Racconti più uno, stesi su fili di dolore e
sofferenza. Ma anche di coraggio che, spesso, ha fatto paura.
loro comune destino va avanti, senza un cenno di
disapprovazione, fin dagli dei
dell’Olimpo, quando Giove si trasformava
in qualunque cosa pur di possedere le Dee. Passando per il Vangelo e il Corano. Fino ai fatti di oggi, di ordinaria
violenza, di femminicidio, tanto che,
quasi, non ci si fa più caso.
Proprio di
questo parla il libro “DONNE”, l’ultima fatica letteraria di Milton
Fernandez.
il libro “DONNE”:
romanzo rosa…
racconto…
condensato di 33 racconti più UNO – di cui volutamente non vi parlerò.
donne, tratteggiate con penna decisa,
che sa portare fino alle viscere di ognuna di loro. E’ quasi un reportage dal sapore
giornalistico ma schizzato di affetto,
stima, e di quella particolare forma di poesia che, in quanto firmata da
un uomo, riesce a dare un esile filo di SPERANZA.
più una ridotte all’osso, con un vero miracolo di sintesi. Scritte con uno stile chiaro,
realista, con scampoli di poesia, diretta, esaustiva. Con
salti improvvisi di tempo che dura pressappoco un LAMPO. Un misto di documentario-reportage-cronaca- con
tanto di foto di ogni protagonista – in un piccolo giro del mondo, sulle orme
di donne ai più sconosciute, di altre
fatte dimenticare o sparire perché scomode,
o perché, semplicemente, c’era la
paura che si sapesse di loro. Di altre con nomi noti, come la moglie di Einstein, Isadora Duncan, Milala.
vogliono sapere. Agli uomini, a quelli
che vogliono sapere.
Forse non tutto d’un fiato.
Perché c’è bisogno di tornare indietro, rileggere, per capire meglio.
ventre del libro si sente l’odore del sangue delle donne che, grazie allo
scrittore, continuano a VIVERE e a raccontarsi e a gridare storie e verità
incredibili.
da un uomo, Milton Fernandez, irrimediabilmente fermo davanti al confine che a
lui, in quanto uomo, non è dato oltrepassare. Ma ci è andato molto, molto vicino. Ad un respiro
dal toccarlo.
racconto-documentario venisse scritto come romanzo, questo libro sarebbe un
tomo da 33 romanzi più UNO. Che, secondo me, ha già messo le ali per
diventarlo.
di ognuno di essi sarebbe almeno una
DONNA. E sono trentaquattro, le
pazze, le sognatrici e le rivoluzionarie di cui ci racconta Milton Fernández.
vari luoghi del mondo: ARGENTINA, MESSICO, COSTA D’AVORIO, AFGANISTAN,
GIAPPONE, BRASILE, KENIA, CILE, FRANCIA, ma anche MILANO, SACILE,
CODROIPO.
punto, di aver stuzzicato la vostra curiosità. Ma cosa c’entra Codroipo con il
Messico ad esempio? Lo chiederemo dopo a Milton.
epoche diverse. Di estrazioni
sociali diverse.
ballerine, matematiche, scrittrici, scienziate, prostitute, curanderas, calciatrici,
pilote d’areo, schiave, sciamane, giornaliste, vagabonde, suore, filosofe,
poetesse, amanti, guerrigliere….
vari ambienti. PALAZZI REALI, STRADA, PALCOSCENICO, BORDELLO, CONVENTO,
OSPEDALI, BARACCOPOLI, UNIVERSITA’, CAMPO DI CALCIO, AVIAZIONE.
volitive, che sono state capaci di sovvertire i ruoli che erano stati per loro
predisposti, che hanno saputo cambiare
le regole, e con esse il mondo.
tutte le donne, speciali, uniche, che affrontano la vita fino in fondo, anche a
costo, a volte, di morirne.
stesso marchio, a fuoco. Sulla dignità. Sulla pelle. Un marchio chiamato VIOLENZA, SORPRUSO. Da
parte di chi? Dagli uomini, dalle consuetudini, dal fatto che così è da sempre
e non si può cambiare.
punto nasce spontanea una riflessione: ma davvero tutte queste donne erano e
sono senza Colpa? Dopo aver letto le
storie la risposta è “SI’, DAVVERO” .
LA STORIA E’ DONNA. IL VINCITORE E’ MASCHIO
SINTESI DEI RACCONTI
Pag 15 CLARITA DE LA ROCHA – 1911 – CITTA’ del MESSICO
“ Era stato così
da sempre. Il primo sangue avviava il cambiamento. I lupi erano lì, in attesa
di quell’odore nel vento. Sarebbero state scaraventate a terra al primo
disguido. Sguattere, figlie di peones, figlie di nessuno”.
Pag 23: DONNE di CODROIPO – “i Cjavelars arrivavano gridando CJAVELUUUTS”
e le donne si lasciavano tagliare bellissime chiome fluenti, spesso fino al
sedere. In cambio di poche monete. E poi
si coprivano la testa con un fazzoletto nero per la vergogna. Si faceva di
tutto per sfamare le tante bocche. C’era una ragazza che aveva trovato lavoro
in una famiglia ma non aveva i soldi per il treno. Arrivò il Cjavelar. Le
tagliò i capelli. Lei indossò un cappellino
a maglia e partì. Dopo tre giorni tornò perché i padroni non se la
sentivano di assumere una ragazza con la
testa in quelle condizioni”.
3)
Brillante studiosa
di mineralogia, ha messo a punto metodi per individuare i giacimenti ma
accusata di stregoneria e privata di tutte le ricerche. Martine scrive una
lettera al Re di Francia che non le risponde. Poi scrive a Richelieu che la fa
catturare e morire.
In natura il tempo
non esiste – diceva – ci vogliono ere perché l’acqua perfori la pietra!”
Pag 37: ISADORA DUNCAN – 1878 –
A 10 anni dice
alla madre: Da grande voglio fare la ballerina, la rivoluzionaria e voglio
chiamarmi Isadora, non Dora. Se il corpo è
una meravigliosa macchina perché violentarlo, impedendogli di
comunicare? Gira il mondo, posa nuda,
scalza, coi capelli indiavolati, tra danza e scandali, portandosi appresso
tragedie e amori. Fino alla follia e alla depressione. Fino a rimanere
strangolata dalla sua stessa sciarpa
impigliatasi nelle ruote della Bugatti a gran velocità. Di uno
sconosciuto. Era il 14 sett 1927
Pag 43: SOJOURNER TRUTH – Schiava d’America
Non sono forse una
donna io? Venduta a 9 anni, il suo padrone la stupra e picchia
regolarmente. a 13 anni l’inferno non ha segreti. nel 1826, dopo 26 anni, la
legge proibisce la schiavitù. Porta il
padrone in tribunale. La prima donna della storia a farlo. Scrive al Lincoln,
alla casa Bianca, si batte per i diritti delle donne. Di qualsiasi colore.
Vuole votare. La allontanano con la forza. A 80 anni viene scaraventata da un
tram da un conducente bianco. Non poteva immaginare che quella stessa donna
sarebbe sbarcata su Marte nel 1997. Il modulo robotico della Nasa si intitola
SOJOURNER, donna d’acciaio.
Pag 51: KIM BOK DONG
Nel civilissimo
Giappone, dal 1931 al 1945, epoca di Hiroshima, 400mila donne sono ridotte a
schiave sessuali. 50 soldati al giorno da servire. E se svieni sei uccisa. “Sono una vecchia di 90 anni – dice Kim – ho
fatto un viaggio di andata e ritorno nell’inferno degli uomini ma non mi hanno
sconfitta. Ho ancora voce per urlare e persino per far loro abbassare gli
occhi. Donne di tutto il mondo siate forti. Dite NO alle guerre. Dite NO alla
violenza sulle donne
Pag 57: PINA BAUSCH
Se n’è andata nel
2009 Pina. Coreografa, ballerina. E’ lei l’omino intirizzito di Munch, il suo
urlo silente. I suoi spettacoli – teatro o danza? – erano come i sogni, perfino
quelli brutti. Cercava gli occhi con sguardo triste, da pagliaccio. Scrive MILTON: Se dovessi scegliere un pugno
di cose da lasciare dopo di me, insieme a tanti libri, lascerei una coreografia
di Pina Bausch.
Pag 61: AZUCENA VILLAFLOR
Argentina. 1977.
La morte depone le sue uova nella ferita. Passano le stagioni. I figli non
tornano. Le madri li cercano. a Plaza de Mayo. Una donna col nome di un fiore
AZUCENA parla a tutte le altre madri. E’ minuta ma la sua rabbia fa tremare i
muri. Non è mai taciuta quella voce. Non tacerà mai. Sequestrata la notte del
10 dicembre 1977 da un commando armato, di lei non si saprà nulla fino al 1983.
L’esame del Dna riconosce i suoi resti tra i corpi recuperati dal mare. Ancora
parlano le madri dalle quali sono nate le nonne.
Pag 67: SILVIE
Poche pennellate
di parole descrivono Silvie, quasi buttate di getto. Silvie, una figlia della
notte, morta di freddo e alcool a Milano. Per lei il miracolo di quella umanità
distratta che l’aveva schivata ma, sotto sotto, ammirata. La colletta spontanea
ha concesso al suo corpo di tornare in Costa d’Avorio. A riposare in pace
Pag 71: MALALA
Agli estremisti
fanno paura le donne e ci sono uomini che non imparano mai, nemmeno se sono
presidenti. E’ il 9 ottobre 2012, in Pakistan. Un autobus pieno di scolari
corre su strade disastrate. Posto di blocco. Uomini armati fino ai denti
chiedono “Chi è Malala?”. Sono io, dice
una ragazzina di 12 anni, che difende il suo diritto ad andare a scuola. La
raffica parte all’improvviso. la lasciano lì, senza verificare se sia morta
davvero. Nessuno chiede ormai chi è Malala! Candidata al premio Nobel per la pace
che non arriva. “Un giorno me lo meriterò davvero” dice.
Pag 77: MARIA SABINA – MESSICO
E’ la sciamana più
celebre della storia. Di un paesino sperduto del Messico. Nel 1955 accadono
guarigioni miracolose grazie ai Bimbi Santi o funghi candidi che lei mangia.
Per tutta la vita, nella stessa capanna di fango e paglia. “Sono la donna che
piange, fischia, suona, germoglia. la buffona sacra”
Pag 87: KAKENYA
NTAYA
Donna Masai, del
Kenya. Promessa sposa a 5 anni, fa scandalo dicendo che vuole studiare. Il
padre la ricatta “Puoi studiare se ti sottoponi alla circoncisione”. In prima persona spiega questo orrendo
rituale. Nel 2009 crea una scuola pubblica eccellente dove ai genitori fa
firmare un documento in cui si impegna a non far circoncidere le loro bambine.
“Ci vorrà del tempo, un sacco di fatica. ma ogni cosa va conquistata. Nulla ci
sarà mai regalato”
Pag 93: ROSE VALLAND
A Parigi, cataloga
opere d’arte. E’ meticolosa e per questo piace ai nazisti che la incaricano di
catalogare le opere rubate alla Francia. Ma lei è membro della resistenza
francese e salva un patrimonio inestimabile, facendo finta di stare con il
Reich. Nel 68 riceve una medaglia della resistenza francese e si ritira.
pag 97: VIOLETA PARRA
Cilena, con la
passione per il canto e per gli uomini. Canta ed incanta. Crea e distrugge.
Oggi è la Cantora Nacional, quella Violeta nata nel 1917 a S. carlos e nel 67,
a 50 anni, si spara un colpo in testa dopo aver composto la canzone “GRATIAS A
LA VIDA”
pag 103: REZA GUL – Afganistan
Assiste da casa
sua all’uccisione del figlio, comandante
del Check-point. Sulle strade arroventate dal sole di un calmo mezzogiorno
calano le grida di Allah è grande. Rez
si infila in camera, sposta un armadio, solleva una botola. Tira fuori un
Kalashnikov e spara all’impazzata per
sette ore. Con sua figlia e sua nuora. 25 miliziani muoiono. “Quel che andava
fatto è fatto”
Pag 109: LILLY PARR – Inghilterra
Solo nel 2002 è
riconosciuta come la più forte calciatrice mai esistita. E’ un’operaia nel
1917. In inghilterra non ci sono più uomini. Sono tutti al fronte. Le donne
mettono su le squadre di calcio. Impazzano. Lilly ha 15 anni e una potenza di
gambe mai vista. Ma al ritorno dalla guerra tutti sono contro le donne
calciatrici. Non le osannano più. Fanno chiudere tutti gli stadi, anche in
America. A loro non è più permesso giocare. Così il calcio femminile declina.
Ma Lilly non si arrende e diventa paladina anche dei diritti degli omosessuali.
Pag 117: MAHESHWARI BISTA – NEPAL
In Nepal vige lo
SAUPADI, una norma non scritta ma che si tramanda dalla notte dei tempi. Ogni
mese, all’arrivo del ciclo mestruale, la donna deve allontanarsi da casa e
rinchiudersi lontano, nelle Hoth, minuscole capanne di fango e sterco. Latrine
esposte al freddo della montagna, in solitudine, in balia di pericoli e
violenze e morte. Maheshwari ha 40 anni. Fa costruire una stanza nel cortile di
casa dove andare in quei giorni, accoglie le donne durante il ciclo. Non
restano mai sole. Passano quei giorni al caldo, cantando e raccontandosi le
loro storie.
Pag 121: SOR JUANA INES DE LA CRUZ – CITTA ‘ DEL
MESSICO 1694
Nel convento delle
Carmelitane scalze Sor Juana digiuna e prega e si flagella fino allo
sfinimento. Si guarda intorno. Quelle quattro mura, che contenevano migliaia
di volumi, ora appaiono nella loro
misera nudità. Ha donato tutto alla Chiesa affinchè il ricavato fosse diviso
tra i poveri. Lei, Sor Juana, che ha preso i voti per poter studiare. Lei ha
scritto e letto e incantato con il suo sapere. Lei, abbandonata da re e regine,
muore di peste, in povertà e silenzio. Dopo aver scritto “ Sono la peggiore di
tutte”
Pag 129: IDEA VILARINO – URUGUAY
il 29 aprile 2009
muore a Montevideo la Poetessa Ida Vilarino. In punta di piedi. A 89 anni. La
città ha il groppo in gola. Tutti hanno cantato le sue poesie. Artisti,
teatranti, cantautori. All’improvviso si sente una voce “ Non abusare delle
parole, non prestar loro troppa attenzione”. I suoi ultimi versi. Quasi un
epitaffio.
Pag 137: FATHIA e SAHIDA
A Mantova è
arrivata dal Marocco Fathia Fikri, tanti anni fa. Il marito la ripudia perché non gli ha dato
un figlio maschio. La povertà, quella che si conficca sotto la pelle. Ha una
bambina che deve mandare a scuola. Fa due lavori. Il 10 gennaio 2010 Fathia è
stata trovata morta. La figlia si era addormentata sul suo corpo. Ora Sahida è
stata chiesta in adozione dalla famiglia dove la madre faceva la badante. Ogni
tanto, dalle tasche di una giornata grigia, salta fuori una manciata di grazia.
Pag 141: MILEVA MARIC
Conosce Albert a
Zurigo. Lei è l’unica donna iscritta a Matematica e la prima a laurearsi in
fisica. Lui, bocciato al primo esame di ammissione, asino in matematica. Lei,
Mileva, zoppica, è brutta. Ma lo aiuta nelle ricerche, in matematica. E’
l’unico laureato cui non viene offerto un posto di lavoro. Insieme stanno
bene. Quando comincia a tessere onori,
non parla mai di lei. Ma la madre di lui lo convince che la moglie sia una
strega. Einstein la allontana fino a divorziare nel 1919. Ma lei pretende
la clausola che i premi ricevuti da Einstein dal 1905 in poi siano consegnati a
lei e alle due figlie. Lui che ripeteva che “Poche donne sono creative” e che
“Non avrebbe mai consentito a una sua figlia di studiare fisica” proprio lui
viene ricordato per una frase “ E’ più facile disintegrare un atomo che un
pregiudizio”
Pag 149: MARIE DUPLESSIS – LA SIGNORA DELLE CAMELIE
Alphonsine, a 15
anni, si unisce ad una compagni di zingari, dopo essere stata venduta da suo
padre diverse volte. Fa impazzire molti uomini che la viziano e corteggiano.
Diventa la Divina Marie. Attrae Lizt, Balzac, Gautier Dumas, il padre prima e
poi Alexandre, il figlio, l’unico uomo
dal quale non ha mai preteso nulla. Muore a 23 anni di tubercolosi. Dumas nel
1846 dà alle stampe la SIGNORA DELLE CAMELIE dedicato a lei. Ne viene in possesso Verdi che le dà il
nome di Violetta. Che diceva “ Non sono
io che ballo troppo velocemente, sono i violini ad essere troppo lenti”
Pag. 157: HADIJATOU MANI – NIGER
Ha 12 anni e viene
venduta, come una capra, al suo padrone.
Per 320 euro. E’ il 1996. La nostra era.
Il padrone la stupra e picchia regolarmente. Lei grida e piange ma
nessuno la aiuta. Dicevano che era normale, soprattutto le altre donne. Era
diventata una schiava sessuale. Nel 2003 la legge che abolisce la schiavitù.
Per il padrone diventa la quinta moglie. Lei si innamora di un ragazzo e
capisce che cosa sia un rapporto consenziente. Il marito la denuncia per
bigamia. Lei è incinta. Vengono condannati. Nel 2012 decide di rivolgersi ad un
tribunale internazionale. Non era mai successo prima. Il Niger viene condannato
per violazione dei diritti umani. Ha ricevuto un premio in Spagna. E’ solo
all’inizio di una strada lunga e zeppa di difficoltà. Aiuterà le altre donne,
da qui in poi.
Pag 163: TROTULA DE RUGGERO – SALERNO
Scuola Medica di
Salerno, Alto Medioevo. Fuori dalla Chiesa. Vi studiano donne. Tra queste
TROTULA DE RUGGERO, la prima ginecologa della storia. Lei parla del corpo come
unicum, del parto, del bambino appena nato e delle cure che deve avere. Scrive
il primo trattato di ostetricia e ginecologia del Medioevo il “Trotula Major”.
Eppure il suo nome è dimenticato. Non appare negli annali della medicina
antica. Solo uomini scrivono il proprio nome. Ma lassù esiste una formazione
esogeologica di Venere: Trotula Corona. Voluta dagli scienziati in onore di
quella donna che aprì le porte a un mondo fino ad allora sconosciuto.
Pag 171: CAROLINA DE JESUS – BRASILE
Nasce a
Sacramento, il 14 marzo 1914. E’ una paria. L’essere invisibile. Non ha
appartenenza. A 33 anni, tre figli da padri diversi, emigra in un’altra favela.
Rovista nella spazzatura, come tutti. Un giorno trova un quaderno quasi nuovo.
Comincia ascrivere della fame,
dell’odore, di quella vita. Scrive scrive scrive. Un giornalista ne sente parlare. La vuole
conoscere. Pubblica il libro. 30mila le copie vendute. E’ un best seller in
tutta l’America. Carolina acquista la prima vera casa. Poi cala il sipario.
Qualcuno dice che non è possibile che una negra delle favelas possa scrivere
così bene. Altri dicono che quella non è vera letteratura. Dal 1977 non si sa
più nulla di lei. Qualcuno dice di averla vista rovistare nella spazzatura,
insieme ai tanti miserabili dei dintorni
Pag 179: SYRIA
POLETTI – SACILE – BUENOS AIRES
Nasce nel 1917 a
Pieve di Cadore. La famiglia emigra in Argentina ma a lei non è concesso. Ha
una scoliosi deformante. Viene affidata alla nonna di Sacile che campa leggendo
e scrivendo lettere. La bambina si appassiona a ciò che vede fare alla nonna e
la gente chiede di lei, della FRUTE, perché sa leggere in un modo… e scrivere…
Pezzi di carta che vanno e vengono dall’Atlantico si riempiono di colore, di
tepore, di emozione. Poi riesce ad andare, da clandestina, in Argentina. Vi
arriva nel 1938, a 21 anni. Subito scrive ma non in italiano. Viene guardata in
cagnesco dagli uomini dei circoli culturali. Nel 1961 pubblica il suo primo
romanzo e comincia a girare l’Argentina,
acclamata ovunque. Durante una conferenza il suo nome era seguito da “Sirya
Poletti, la migliore scrittrice latinoamericana. E’ italiana”
Pag 189: JINETH BEDOYA
25 maggio 2000.
JINETH, giornalista, sta indagando su un presunto traffico di armi. Senza
nemmeno il tempo di capire si trova imbavagliata e buttata sul retro di un
furgone che parte a tutta velocità. Poi l’esecuzione…e poi la violenza,
ripetuta per 16 ore, 960 minuti, 57.600 maledetti secondi. Poi viene buttata
sul ciglio della strada. Un tassista la raccoglie. Si salva ma lo stupro è una
violenza che continua, incessante, giorno dopo giorno. Dopo nove anni rende
pubblica la sua storia. E’ viva, nonostante la condanna a morte penda sulla sua
testa. Ha pubblicato un libro sul narcotraffico. Gira sotto scorta. “La mia
vita non sarà lunga. Per questo cerco di fare tante cose”
Pag 195: ROSE MAPENDO – CONGO
Cella miserevole.
Rose e i suoi 7 figli. Partorisce due
gemelli. Sul pavimento di cemento grezzo. Con un pezzo di legno taglia il
cordone ombelicale. Lo lega con una ciocca dei suoi capelli. Le portano via la
figlia maggiore. Ha 11 anni. Quando
ritorna il sangue le cola tra le gambe e lo sguardo perso. Un anno più tardi Rose e i suoi figli vengono
trasferiti in un campo di rifugiati in Camerun. Un attivista dei diritti umani
la vede. Vuole conoscere la sua storia. Oggi Rose è ambasciatrice
dell’organizzazione che porta il suo nome. “Una persona sola non può spingere
un elefante ma tante insieme sì”
Pag 201: JUANA LA LOCA
Figlia della
regina di Spagna, sposata con Felipe, figlio di Massimiliano 1° , imperatore di
Germania. Suo Dio. Lei è rinchiusa nella torre, dal suo stesso padre, dopo la
morte del marito. Juana non uscirà mai d
lì e vi rimane per 46 anni. Muore di cancrena, con il corpo ricoperto di
piaghe. Ogni tanto la si sente cantare…
Pag 209: LE
STREGHE DELLA NOTTE
2° guerra
mondiale. 1° dicembre 1941. 400 donne, hanno in media 22 anni, sono pronte a
volare, ad andare in missione, contro i tedeschi. Tre mesi di apprendistato,
massacranti allenamenti militari, nozioni di volo, resistenza al freddo, al
sonno, orientamento al buio. Le loro Scope volanti, classe 1927, sono trappole
lente, fragili, senza cabina, né radio, né radar, né paracadute. Ma le donne
diventano un tuttuno con quei trabiccoli. Ma scoprono di poter volare basso per
poi rialzarsi e colpire. Dal 41 alla fine della guerra quelle donne sganciano
3mila bombe. Katya e Nadya compiono 18
missioni in una sola notte, volando senza cabina e a 30° sotto zero. Quelle
donne sulle loro scope di legno stavano dando una lezione al mondo intero. Pare
che nessuno gioisse quando venivano abbattute
Pag 217: SIMONE DE BEAUVOIR
Nasce alle 4 del
mattino il 9 gennaio 1908. Giovanissima, alla Sorbonne, conosce lui, il
filosofo, SARTRE. Un ometto, un rospo, brutto come il peccato. Ma fa impazzire
le donne. Quale il suo segreto? Scrive e molto di se stessa. Il libro “Il
secondo sesso” negli anni 70 le fa meritare il titolo di madre del femminismo.
“La donna non nasce. Si fa”. “Le persone felici non hanno storia”
Pag 231: ESTELA LANARI VOLPE
Montevideo: 1954.
E’ la madre di Gustavo Volpe che rincorrendo un ladro viene ucciso da Ruben
Lopez, di 21 anni. Come lui. Che era il miglior studente all’università e
campione del lancio del peso. Lei,
Estela, sua madre, vuole conoscere l’assassino del figlio, scoprendo un ragazzo
cresciuto da solo, in strada. Nel 1955 fonda l’Associazione Nazionale Gustavo
Volpe, unico nel suo genere in America Latina. Con metodi alternativi alla
privazione della libertà per bambini ed adolescenti in situazione di
vulnerabilità sociale.
Pag 237: Le PUTTANE DI SAN JULIAN
1923. BUENOS
AIRES. I militari uccidono, massacrano a migliaia. Il Tenente Varela decide di premiare i suoi
uomini portandoli al bordello “La Catalana”. Si sfregano le mani ma appare
sulla porta Donna Paulina e dice che le sue ragazze si rifiutano di riceverli.
Fanno sciopero. Si difendono con manici di scopa e mattarelli. Viene loro dato
un ultimatum: o si arrendono o per loro si mette male. Non cedono. Vengono
carcerate, prese a manganellate, espulse. Nessuno scrisse una riga di storia
del giorno in cui l’esercito nazionale fu messo in fuga da les Putas di San
Julian.
Milton Fernández è nato a Minas, in Uruguay. E’ scrittore, poeta, regista, drammaturgo ed editore. Dal 2011 è anche direttore artistico del Festival della Letteratura di Milano. In italiano ha scritto e pubblicato:
Fattebenefratteli (premio Terre di Mezzo), Versi Randagi (primo premio Dipartimento di Italianistica, Università di Bologna), Bracadà (Di Salvo Editore), L’argonauta (Rayuela Edizioni), Sapessi, Sebastiano… (Rayuela Edizioni), Per arrivare a sera (Rayuela Edizioni), Sua Maestà Il Calcio (Rayuela Edizioni) e diversi racconti usciti in altrettante antologie. Ha curato, inoltre, per la stessa Italiani d’Altrove (AAVV), Storie dell’Era del Tango di Marcelo Caracoche, Trattato di sortilegi di Óscar Hahn, Once upon a time di Raquel Fernández, Sombras nada más di Luis Benítez, Canzone di Natale di Leonardo Finkelstein, Effetto Bici di Juan Carlos Kreimer.
nel respiro del pubblico e nelle parole dell’autore, uruguayano di origine ma
milanese da un trentennio, da Ferrin, a Bugnins di Camino al T (UD).
ultima fatica letteraria che raccoglie
34 racconti, stesi su fili di dolore e sofferenza, che hanno per
protagoniste delle donne. Con il
loro comune destino che è andato avanti, senza un cenno di
disapprovazione, dagli dei dell’Olimpo,
passando per il Vangelo e il Corano,
fino a oggi, con i fatti di ordinaria violenza.
all’osso, con un vero miracolo di
sintesi, frecce di luce su altrettanti nomi di donne, tratteggiate con penna decisa, stile chiaro, realista,
con scampoli di poesia, diretta, esaustiva, che sa portare fino alle viscere di
ognuna di loro. Con salti improvvisi di
tempo che dura pressappoco un lampo. E’
quasi un reportage dal sapore giornalistico ma schizzato di affetto, stima, e di quella particolare forma di poesia
che, in quanto firmata da un uomo, riesce a dare un esile filo di
speranza.
foto di ogni protagonista – in una sorta di giro del mondo, sulle orme di donne ai più
sconosciute, di altre fatte dimenticare
o sparire perché scomode, o perché,
semplicemente, c’era la paura che si
sapesse di loro. Di altre con nomi
noti, come la moglie di Einstein,
Isadora Duncan, Milala. Tutte capaci di far scricchiolare la pelle. Perché
ogni parola parla al megafono. Perché
ogni parola va presa sul serio.
delle donne che, grazie allo scrittore, continuano a vivere e a raccontarsi e a gridare storie e verità
incredibili. Mentre lui, Milton Fernandez, resta irrimediabilmente fermo
davanti al confine che , in quanto uomo, non gli è dato oltrepassare. Ma ci è
andato molto, molto vicino. Ad un respiro dal toccarlo.
Codroipo. Di epoche,
estrazioni sociali e ambienti
diversi.
prostitute, curanderas, calciatrici, pilote d’areo, schiave, sciamane, giornaliste, vagabonde, suore, filosofe,
poetesse, amanti, guerrigliere….
ruoli che erano stati per loro predisposti, che hanno saputo cambiare le regole, e con esse il
mondo. Donne come tutte le donne, speciali,
uniche, che affrontano la vita fino in fondo, anche a costo, a volte, di
morirne. Tutte con lo stesso marchio, a
fuoco. Sulla dignità. Sulla pelle. Un
marchio chiamato violenza e sopruso. Da
parte degli uomini, delle consuetudini.
Dal fatto che così è da sempre e non si può cambiare. Forse.