Il PONTE – aprile 2015
POSITIVO e le sue “Storie al vento”,
Teatro Positivo, gli attori Michele
Zamparini e Gianluca Valoppi, hanno ben
pensato all’infanzia, mettendo in scena lo spettacolo di quasi un’ora “ Storie al
vento “ ovvero Parole in aria che arrivano al cuore. Con un leggio e pochi attrezzi sul palco,
hanno la rara capacità di intessere
storie, piccole avventure, suoni,
ritmi, burattini, giochi, emozioni. Per
grandi e piccoli insieme, per viaggiare come un tempo, rimanendo seduti. Un
ponte color arcobaleno, linguaggi strampalati, strade che non vanno in nessun
posto, topi che mangiano gatti, un principe che ha quasi tutto, ladri sinceri,
persone che urlano, nasi rossi, farsi
dispetti e fare pace. In più, divertimento assicurato e condivisione
di sorrisi in gran quantità. Tutte storie?
Beh! bisogna vedere per credere!
Oppure chiedere a chi li ha già
conosciuti.
Gianluca Valoppi e Michele Zamparini
PASSI DEL TAGLIAMENTO”
agguati, repressioni della sbirraglia veneziana, miserie, rivolte contadine
lungo le rive del Tagliamento
Comune e Biblioteca, la serata con lo studioso di origini varmesi Giuseppe Gori, ha permesso di rivivere la
metà del 1700 nelle zone del Tagliamento. Quale autostrada migliore per colpire e
scappare, se non quella fornita dall’acqua? Quando i friulani si connotavano
come ribelli. Quando queste terre erano sottoposte al dominio
veneziano, all’Impero e al gruppo di
feudi. In mano a pirati, contrabbandieri
e assassini, il Friuli del Settecento
era un territorio per nulla facile, suddiviso fra enormi povertà e gli sfarzi
della Serenissima, con il suo ceto nobiliare non per discendenza, ma per
moneta. Emerge una storia di gente umile, spesso ignorante e superstiziosa,
come testimonia Antonio Zanon. All’epoca
il Tagliamento veniva attraversato a piedi e il poeta Kafka scriveva che “ Sembrava non aver
titolo di fiume”. Venezia non faceva pattugliare il territorio, i gendarmi erano pochi, e avevano l’obbligo di
perseguire bande e banditi. C’erano, però, molte guardie private, dato che
Venezia imponeva tasse su tutto. Sull’olio,
tabacco, vino, legname, profumi. La circolazione delle merci, e del sale,
veniva affidata ad impresari che imponevano i prezzi che andavano loro bene e
sempre i più alti. Il tabacco, ad esempio, era usato da tutti e la forte
domanda ne faceva lievitare il valore. Accadeva
perché lo Stato non vendeva direttamente il tabacco, il sale, il pesce salato o
l’olio, ma metteva all’asta il monopolio. Il privato si limitava a smerciarlo. Il
santuario del contrabbando era la Valcellina che smerciava il tabacco
austriaco. Gli impresari assoldavano compagnie di spadaccini che, il più delle
volte, erano solo abituati a menare le
mani. Avevano un salario e incentivi: più
teste di contrabbandieri portavano davanti all’impresario, più riscuotevano. Il sale era la fortuna di Venezia e i confini
del contrabbando erano lungo l’asse del Tagliamento fin dai tempi antichissimi. I guadi erano a Biauzzo, Rosa, Bugnins
Vecchio, Belgrado, Madrisio. Il
fiume era una risorsa in quanto vi arrivava
il legno per Venezia dove veniva imbarcato sulle navi ed esportato. Pe i barcaioli
la vita era davvero dura e, fino al 1580, i contratti passavano da padre in figlio. Ma
come erano i paesi allora? Nel 1777 Bugnins aveva 119 abitanti, Straccis 95, Gradiscutta 223, Pieve di Rosa
1688. Si registrarono molti episodi del
contrabbando di sale e tradimenti. Ad esempio, al Passo Barca di Bugnins avvenne l’arresto di contrabbandieri tra cui Bregagna Maria e l’uccisione per tradimento
del barcaiolo Zuanne Peressini. Maria fu arrestata e condannata per un sacco di sale bianco che
stava facendo passare sul Tagliamento a
Bugnins per portarlo a San Vito. 36 Kg di sale, pagato 7 soldi e 14. C’era poi Bartolomeo Accorsi, caposquadra degli sbirri di Codroipo, che organizzava
scientificamente il contrabbando del sale facendo poi condannare i barcaioli. Accorsi, infatti, pagava direttamente il sale facendolo comprare
ad altre persone, che li caricavano sugli asini. Si accordava con i barcaioli per
il trasporto. Gli spadaccini tendevano loro agguati, li aspettavano sui guadi per
catturarli e guadagnarsi il premio e farsi benvolere dai superiori. Tradimenti
come operazioni ben costruite, quindi. La gente di Bugnins però si ribellava e
denunciava Accorsi ma Venezia, in risposta, li accusò tutti, condannandoli al bando perpetuo.
Accorsi riuscì a scappare in terre
lombarde, continuando le losche attività per altri vent’anni.
giustizia è sempre forte con i deboli e debole con i forti”.
Pierina Gallina