x LA FORNACE 14 di Camino al T (to (UD) – ROSANNA PERESSINI: UN ROMANZO LUNGO 100 ANNI
ROSANNA PERESSINI: UN ROMANZO LUNGO 100 ANNI
sguardo si perde tra corpi stilizzati, pelli chiare e scarne, occhi persi in
minuscole saracinesche di un tempo immobile. So che l’ora non è delle migliori.
E’ quasi mezzogiorno di un autunno soleggiato che entra dai finestroni nitidi. Proprio accanto a uno di questi, già pronta
per il pranzo, mi viene indicata una figura di donna su sedia a rotelle. Il
portamento nobile. Né minuscolo né fragile. Indossa un golfino azzurro.
E’ Rosanna Peressini,
colei che sto cercando. Mi avvicino. Lei mi accoglie con un sorriso
magico, sgorgato al solo vedermi. Penso
che lei sia bella e dimostri, al massimo, un’ ottantina d’anni. Nulla a che
vedere con i suoi 100, già compiuti. E’ così, semplicemente con una stretta di mano, che conosco Rosanna
Peressini, di Bugnins Vecchio, minuscola
frazione di Camino al Tagliamento (UD).
stato un nome troppo lungo. Figlia di
Ines Liani e di Francesco Peressini, cresce
in una famiglia allargata, dove il vecchio
nonno fa le veci di suo padre, sempre “pa lis merichis”. Anche con sua madre il
suocero Francesco fa la parte del marito, e la aiuta a tirar su i tre figli. Lei, Osane,
del 1914, Maria del 16 e Valentino del 20.
Giovanissima, circa a 20 anni, Osane se ne va in treno a Roma. A servire, a casa di un generale, dove accudisce una bimba piccolissima, Maria Antonietta.
Originari di Brindisi-Lecce la madre e di Avellino il padre, la bambina
trascorre molto tempo con Osane che spesso piange per il carattere troppo
vivace della piccola ed il senso di responsabilità che la schiaccia. “ A scjampave par dut, no
rivavi a tignile ferme” racconta Rosanna.
Ad un tratto si illumina “ Che atre
sere, i eri già a durmì, mi partin il telefono. A ere Maria Antonietta che mi
saludave e mi diseve che in che zornade a finive 80 ains e a ere cui siei cinc
nevots” “L’altra sera, ero già a dormire, mi portano il telefono. Era Maria Antonietta che mi salutava e mi diceva che compiva 80 anni ed era con i suoi sei nipoti”
volevate bene?
Rosanna.
diaree e il miedi mi veve dat di mangja carotis, rîs e patatis. Nuje. No mi
passave. Alôre mi a mandât a fa une
visite di control a Rome e po’ mi an mandât in Pronto Soccorso a Udin. Tre
giorni a digiuno e, sul comodino, 3 litri di acqua da bere. Ogni giorno. Sono
stata operata ma non mi hanno mai detto niente di quello che avevo avuto”. Una volta guarita, Rosanna trova lavoro proprio a Camino, paese originario di
mamma Ines, in casa Giavedoni. Per molti
anni assiste con dedizione il padre
della signora Luisa, della signora Pucci e della signorina Angioletta, meglio
conosciuta come Cinine, fino alla fine dei suoi giorni.
Rosanna. Della guerra per esempio. “ Durante la seconda guerra mondiale
io ero a Roma e mi ricordo tutto, per filo e per segno. Ero sempre con Maria
Antonietta che voleva scappare fuori Roma”.
raccontava? “ Nooo, mia madre non ci raccontava mai niente. Lei doveva solo
lavorare”.
ai viodût une vore pôc. L’ere simpri atôr, vie, pa lis merichis”. “L’ho visto poco. Era sempre in giro, via, per le Americhe”
tua lunga vita? “ Nuje. Sta su lis sôs,
lavorâ tant e gloti. Bisugne gloti”. “Niente. Stare per conto proprio. Lavorare tanto e inghiottire. Bisogna inghiottire (il rospo, l’amaro)”
“ No pensi nuje. Jo i domandi
al Signôr di fami cressi la fede e tignimi la man sul cjâf”. ” Non penso niente. Io chiedo al signore di farmi crescere la fede e tenermi la mano sulla testa”E’ giunta l’ora di andare a riposare. Osane, vutu lâ a durmi? “ No. Sigûr di no”. “Rosanna, vuoi andare a dormire? Sicuramente no”
Dalla Fornace 14, pag 23