POLONIA: un Romanzo al profumo di sale e ambra GRECIA – MOSCA
x Pocket n° 24 febbraio 2016
GRECIA… un libro di storia senza età
Dici “Grecia”… e un turbine di immagini ti riempie occhi e cervello. Vedi quel mattacchione di Zeus scorrazzare per l’Olimpo a rincorrere tutte le gonnelle di passaggio. A dispetto della gelosissima Era che lo punisce, aiutata dal fedele pavone. Ti viene in mente Febo, più noto come Apollo, che fa guizzare la filastrocca “Apelle figlio di Apollo fece una palla di pelle di pollo. Tutti i pesci vennero a galla per guardare le palle di pelle di pollo fatte da Apelle figlio di Apollo”. Sorridi.
Da quanto non la dicevi? Ma subito altre immagini attirano la tua attenzione. Vedi colonne di magnifici templi su alte radure, svettanti e solenni, reggere beissimo al tempo dopo millenni di sole a picco in fronte.
Con voci di pietra ti narrano le pagine di una storia che hai studiato sui libri di scuola, quando ti incantavi davanti alle gesta di Agamennone, eroe dell’ Iliade, o dell’ira funesta del Pelide Achille o del cavallo di legno ideato da Ulisse per espugnare Troia.
Frammenti di storia e mitologia che ancora oggi la fanno da padroni sono tutti là, in Grecia.
Parole e musiche immortali vi sono state scritte. Arte e figure universali hanno lasciato orme che valicano il tempo. Puoi solcarle anche tu andando, per esempio, ad Atene, al Partenone, simbolo delle grandi vette cui può giungere l’intelletto umano. O nel Peloponneso dove sorgeva la mitica Sparta o negli antichi templi di Olimpia, una delle sette meraviglie del mondo.
Ti piace penetrare il respiro della storia eh?
Se ti lasci accompagnare dall’architetto Policleto a Epidauro, fin nel cuore del teatro dall’acustica perfetta, potrai dire anche tu, come Henry Miller “Nella quiete, nella grande pace che scese su di me, udii battere il cuore del mondo”.
Pensa che a Dodoni puoi persino sederti nel punto esatto dove il supremo oracolo pronunciava le profezie. A Vergina ammirare le tombe reali nel sito archeologico.
A Filippi sentir “parlare” San Paolo che qui fondò la prima comunità cristiana in Europa.
O nutrirti d’arte e cultura a Salonicco e a Pella scoprire dove nacque Alessandro Magno, uno dei più grandi conquistatori della storia.
Intanto è giunta l’ora di salutare la grecia Classica perchè c’è molto altro da scoprire da queste parti.
Le Meteore, per esempio. Sette monasteri sospesi in aria, in un paesaggio unico al mondo. Il più mozzfiato d’Europa.
Ehi! Ci sei? Guarda che non è ancora finita.
Devi ancora veder il Monte Athos, l’unica repubblica indipendente abitata e governata solo da monaci maschi.
Ingresso vietato alle donne!
E la natura incontaminata della Calcidica, di Metsovo, sui monti dell’Epiro, di Ouranoupoli, di Edessa con le cascate e la natura rigolgiosa.
Se sei sorpreso a ogni passo, allora anche tu sei stato catturato dalla Grecia.
Madre Natura, artista nel Dna, e la valanga di emozioni lunghe migliaia di anni, ti stanno offrendo un’esperienza incredibile.
Perchè le cose preziose non passano e la cultura sa trovare sempre il modo giusto di viaggiare.
4/8/16 per Pocket n° 25 sett 2016
a Mosca, nella Grande Madre Russia, si cambia.
Sarà che è così grande in tutto, così umanamente altezzosa, con le
impronte degli Zar e le cicatrici della storia nel Dna, fatto sta che entra
dentro, subito. E lì ci rimane. Basta andarci, per capire di essere in un altro
mondo. A cominciare dal cirillico senza umane traduzioni, alle strade che
sembrano piste di decollo, alle macchine lussuose accanto alle quelle degli
anni 60. Già lì, uno si chiede “ Ma sono
così poveri da queste parti”? Nooo, per niente. Sono auto che tutti sanno
riparare senza dover andare in officina. Semplice no? Basta guardarsi attorno per rendersi conto
dell’enormità di Mosca, di tutti i suoi contrasti. A proposito, Mosca o Las
Vegas? I grandi grattacieli, i “sette denti di Stalin”, i parchi, ponti,
sottoponti, milioni di luci e scritte fanno scattare il legittimo dubbio. Veramente può esistere una città con dieci
milioni di abitanti e così tanta vita? Basta andare tra le cattedrali e musei
della Piazza Rossa, dove non si distingue fra la gente e il buio per dire, “Sì,
esiste”. Fa quasi ridere il fatto che il GUM … non il chewing americano… ovvero
l’edificio dei Grandi Magazzini, pieno di scale, ponti, negozi e boutique di
grandi firme ci stia proprio dentro. Nella Piazza, intendo. Sentito mai parlare
del “Cremlino”, dove sta di casa il Presidente? Qualcosa di
fantastico. E’ una fortezza con mura, palazzi, chiese, torri e la “Campana dello Zar” più grande
al mondo. Che dire poi del Mausoleo di Lenin, con il suo corpo in una bara di
cristallo, la Via Arbat, con musica a tutte le ore, pittori e poeti, negozi di matrioske
e gioielli, la Torre del Salvatore con l’immenso orologio che di certo non
passa inosservato, la Cattedrale di S. Basilio, con il tetto a cipolla, ideale
per un selfie? O dello splendido Teatro
Bolshoi, universalmente rinomato? Sì, Mosca
fa la felicità di ogni turista, viste le molte cose da vedere. Ah! Un’altra
cosa da fare assolutamente è salire sulla metropolitana. Calda, tirata a
specchio, e pure economica, è un sontuoso monumento artistico. Le stazioni
sembrano sale di palazzi ottocenteschi con mosaici, dipinti, imponenti
lampadari, statue, marmi e maioliche sul soffitto. Incredibile per noi italiani,
ma i treni russi funzionano al 100% e con zero evasione. Sarà perché i biglietti sono nominativi e,
per comprarli, ci vuole il passaporto?
casa, che ne dite se ci veniamo a Capodanno? Si, avete capito bene. San Silvestro nella capitale di Grande Madre
Russia vestita di bianco, con “Il lago dei Cigni” di Tchaikovsky nell’aria.
Nella Piazza Rossa adornata di luci, i fuochi d’artificio spettacolari e, allo
scoccare della mezzanotte, tanta, tantissima gente riunita per festeggiare
l’arrivo del 2017. Con le televisioni di tutto il mondo a guardarci. Ok… fa
freddo, ma il brindisi alla vodka non ha eguali. Senza fare a gara con i russi
però. Reggono meglio di noi le sbornie.
Capodanno a Mosca? Se l’idea del freddo
frena il sì, ho la soluzione: la vodka
al rafano abbinata a un po’ di cioccolato fondente che ne arricchisce il
sapore. Scalda dentro e fuori.
Quante ne ha passate la
Polonia, elegante “Signora” accomodata su divano a fiori!
incollato al suo Romanzo scritto con sangue e lacrime. Ogni pagina un’invasione,
una sudditanza, una deportazione.
l’incipit di un dolore mai del tutto confessato, di quelli che tagliano la
pelle del cuore. Ancora oggi che son
passati settant’anni. Sta lì, in due luoghi incarnati nello stesso grigio: Auschwitz
e Birkenau. C’è un profumo nell’aria che asciuga le narici e ammutolisce le
voci. Aleggia ovunque e si fa pianto
dentro le stanze piene di tonnellate di
capelli, 82mila singole scarpe di adulti e vestiti di bambini, valigie di
cartone con i nomi scritti in grande, occhiali, pettini, protesi, pentole,
documenti. Dentro i forni crematori il cervello si rifiuta di produrre parole che
non siano di rabbia e incredulità. Quando si esce, solo il fatto di respirare
appare impagabile dono. Come la Libertà.
Le dita affilate volano sulla vecchia Olivetti. “ Limare i sogni, le aspettative, non è per
gente tenera. Passare la vita a sopravvivere toglie il sonno e la fantasia. Mi
hanno sconfitta, umiliata, ma mai paralizzata. Ho dato ali alla mia voce di
soprano, mi sono rialzata su tacchi di
volontà. E’ oggi che io risorgo”.
e strass a profusione.
vostri occhi”. Se non è pensabile una
classifica dei suoi luoghi più belli, si può sempre iniziare dalla S di
“spettacolare”. E’ vero spettacolo,
infatti, entrare nelle Miniere di sale di
Wieliczka, dove la voce si fa eco fino a brillare come il salgemma che tutto
copre e crea. Dove tutto è fatto di sale, perfino i lampadari del salone da
ballo.
Altro spettacolo è
camminare, magari di notte, sulla piazza medievale Rynek Głowny di Cracovia,
autentica meraviglia polacca, così poco pubblicizzata ma vivibilissima, a
misura di piedi, con tanto verde e tanta gioventù. Con quel suo leggero
sapore di sale e ambra, la bella manciata di attrattive, la sorprendente
cortesia e ospitalità. Tutto lì, in un ventaglio di stili.
Che rinvigoriscono a
Wadowice, il paesino che ha visto nascere e farsi uomo Papa Wojtyla. Ancor vitale
negli oggetti originali custoditi nella piccola casa che sembra emettere ancora
la sua calda voce. Con quello spiccato accento polacco, così amabile e rassicurante.
“ Uno dei miei figli
migliori – scrive ancora la “Signora” – che
riempie di santità l’intero pianeta. Ma io soltanto ne custodisco le umili
origini e la trama del suo sentire Dio. E’ gente di fede la mia, e in ogni
momento difficile si è stretta alla Madonna Nera di Czestochowa, in paziente
attesa di pellegrini invocanti. Per benedire il loro presente amante del
futuro”.
E proprio qui viene il bello.