FESTIVAL “LA SCENA DELLE DONNE” a PN: e “QUELLO CHE LE DONNE NON DICONO di quando erano bambine”
FESTIVAL “LA SCENA DELLE DONNE 2013” a Pordenone
a cura della COMPAGNIA DI ARTI E MESTIERI
La scena delle donne è uno spazio di espressione e di visione riservato alle donne il cui linguaggio, pensiero e
creatività non sono ancora abbastanza conosciuti e
valorizzati (basta solo scorrere i programmi scolastici
per accorgerci dell’ insufficiente menzione del contributo
femminile alla conoscenza umana). Ma che non sia anche questa lacuna, oramai inaccettabile, una delle
cause della nostra crisi epocale? Il mondo ha bisogno
dell’ immaginario delle donne per ritrovare il suo equilibrio.
Le donne stesse cercano riferimenti immaginativi
per la propria identità, sospesa ora fra un modello
neutro/maschile ed una artificiosa femminilità prevalentemente
estetica costruita ad hoc per le esigenze dell’ altro sesso.
Mettere in scena la rappresentazione del mondo da
parte delle donne è una delle cose più urgenti da fare
soprattutto per le nuove generazioni, che sono per lo
più ignare del percorso culturale, sociale e politico delle
donne negli ultimi secoli ed anche per contrastare la
violenza che colpisce sempre di più il genere femminile.
Il teatro può diventare così questa scena dove riscoprire
le prospettive dell’ altra metà del cielo.
Nel mese dedicato alle donne spettacoli, racconti,
momenti di incontro e riflessione animeranno il territorio
della Provincia di Pordenone e non solo seguendo le
artiste che ci parlano della vita, della storia e dell’arte.
Una scena delle e per le donne, cioè un luogo pubblico,
un luogo “politico” nel suo senso più vero, luogo della
partecipazione alla vita collettiva.
Dedicata alle giovani che continueranno questo cammino.
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CONCORSO: Quello che le donne non dicono di quando erano bambine”
«Se io mi fermassi a pensarci sopra, [questo diario] non verrebbe mai scritto; e il vantaggio di questo metodo è di cogliere al volo accidentalmente materiali diversi e dispersi, che scarterei se esitassi, ma che sono i diamanti tra la spazzatura»
Virginia Wolf
“Quello che le donne non dicono“ porta con sé le emozioni legate al suo esordio firmato da più di cento magnifiche autrici. Quest’anno, in realtà, la rassegna è rivolta a delle interlocutrici particolari: le ragazze, sensibili testimoni dei tempi che cambiano, giovani guerriere capaci di costruire un nuovo ideale femminile, fragili a volte, ma capaci di fremiti troppo spesso ignorati da questa chiassosa società.
All’inizio del terzo millennio, le ragazze scrivono ancora o forse, a causa dei nuovi media che stanno trasformando i linguaggi e le modalità di comunicazione, viene dedicato meno spazio al “raccontare” e al “raccontarsi”? Come scrivono oggi le donne? Come e a chi affidano i loro pensieri? Internet, cellulari, chat e network sono le “nuove scritture”, ma in queste pagine di frontiera, c’è spazio per le emozioni, i sentimenti, le confessioni, le zone di ombra e di sole?
La risposta è si, le donne scrivono ancora. Sotto le apparenze di una società tecnologica emerge il loro mondo nascosto che invitiamo tutti a scoprire seguendoci nell’itinerario narrante per i bar e negozi di Pordenone dal 6 al 13 marzo.
Ricordi, emozioni, ferite, sogni, desideri, pensieri, storie vere di ragazze diventano letture sceniche nei BAR E NEGOZI di Pordenone:
Mercoledì 6 marzo ore 18, Scampoli Primavera, Viale della Libertà
Giovedì 7 marzo ore 18, Romanin Intimo, Corso Garibaldi
Venerdì 8 marzo ore 17.00, Caffè Municipio, Corso vittorio Emanuele
Sabato 9 marzo ore 18.30, Cucina33, via Colonna
Domenica 10 marzo ore 11.30, L’altraMetà, Viale Martelli
Mercoledì 13 marzo ore 18, Caffè Nuovo, Piazzetta Cavour. In questa occasione verrà letto il mio racconto “E la chiamarono Pierina“, selezionato al Festival “La scena delle donne”.
Un autentico banchetto di parole. Come fiumi in piena. Con acqua rossa di sangue. Con sassi nella pelle. Con tenerezza verso un tempo bambino cristallizzato in fondo all’anima. Potenti le intepretazioni.
Lettrice la Presidente e attrice Bruna Braidotti
90 minuti di ingordigia emozionale. Mai sazie di immagini svelate dai ricami di parole intrecciate alla VITA.
L’attrice Bianca Manzari
CHIAMARONO PIERINA
di essere in menopausa, Olga, ma il ritardo era troppo e la pancia
s’ingrossava.
Sì,
era incinta.
parlarne subito con suo fratello. Lui l’avrebbe aiutata.
figli guai dire qualcosa” aveva detto
Pietro, suo marito.
una cosa da nascondere questa. Una vergogna”.
un giorno, armata di coraggio andò da suo fratello, un armadio d’uomo, baffoni
neri appoggiati sulle guance.
incinta”.
lui, con voce burbera ma buona le
rispose “ E allora? Cosa vuoi che sia? Se te lo manda Dio questo figlio va
tenuto”.
io sono vecchia, ho quarant’anni e due figli grandi, un marito che beve e tanta
miseria. C’è sempre poco da mangiare e abbiamo cambiato tante case. Siamo in
affitto in due stanze e potrebbero mandarci via. Un altro figlio, no”.
di nascosto Olga, dentro la camera chiusa a chiave mentre preparava le fasce e
i pannolini e le scarpette di lana.
i suoi conti sarebbe nato a giugno, col caldo, questo bambino.
mattina del 24 giugno la pancia le faceva troppo male.
doveva fare finta di niente almeno
finché i figli non fossero andati a scuola.
non dovevano sapere niente.
convinti che lei avesse mangiato tanti fagioli. Infatti, quando chiedevano al padre “Perché la mamma sta
diventando sempre più grossa?” lui rispondeva “Eeeh! Mangia troppi fagioli”.
12 e 14 anni eppure sembravano credere a questa storia.
dolori aumentavano e così Pietro andò a chiamare l’ostetrica che arrivò in
bicicletta. Quella stessa mattina nacque
una bambina.
c’era l’orologio e l’ora del suo arrivo è rimasta sempre un mistero.
le nove e mezzogiorno comunque. Forse alle undici.
una bambina sui tre chili. Era il giorno
di San Giovanni.
chiamerà Giovannina? “ osò proporre Olga al marito che sembrava impazzito dalla
gioia di avere una figlia femmina.
no” le rispose. “ Si chiamerà Pierina.”
Pierina no – replicò Olga. Non mi piace”.
chiamerà Pierina perché il 29 giugno, giorno di San Pietro, la battezzeremo e chiameremo mio nipote
Pietro a fare da padrino e poi il prete sarà Don Pietro. E poi ci sono io,
Pietro.”
bene, va bene – disse Olga, rassegnata – le metteremo Giovannina come secondo
nome allora”.
alcun documento.
bambina di cinque giorni, oltre al battesimo e a un paio di minuscoli orecchini
d’oro, aveva ricevuto anche un nome: Pierina.
fa rima con il cognome: Gallina.
all’asilo cominciò la parata di prese in giro, risate e ilarità che ancora oggi
fa compagnia a Pierina.
quando cominciò ad essere cercata da frotte di ragazzini la prima cosa che
chiedeva loro era “ Qual è il tuo cognome?”
li scartava se poco poco il cognome si prestava ad essere preso in giro.
un ragazzo che le piaceva tanto ma aveva un cognome che era peggio del lupo
mannaro: Ottogalli.
saputo, non lo volle vedere più.
incontrò un bellissimo ragazzo e, come sempre, gli chiese il cognome.
“Padovani” rispose lui.
pensò Pierina “Questo me lo tengo”.
però l’esistenza della gallina padovana, quella di razza ovaiola.
la chiamano ancora oggi, pur con
affetto, “Gjaline padoane”.
Padovana, appunto.
sposata si firmava Pierina Padovani.
ad un corso d’inglese, una frase detta
da una ragazza sconosciuta, cambiò in un attimo il giudizio malefico che aveva
sempre avuto del proprio cognome.
Ma sai quanto sei fortunata ad avere un nome ed un cognome così?
può dimenticarsi come ti chiami!”.
quel preciso momento Pierina riprese il Gallina sulle spalle, sulle firme e,
soprattutto, sul cuore.
Autrici di età, cultura e condizioni sociali diverse parlano di sé attraverso racconti, poesie, filastrocche, pièce teatrali, lettere mai spedite o pagine di diario. Ne viene fuori un mondo estremamente vario e ricco di punti di osservazione della realtà che non si fermano all’ovvio, alla superficie degli eventi e degli oggetti, ma scavano, indagano, vanno oltre nel tentativo di trovare spiegazioni, conforti, ragioni degli eventi stessi, delle situazioni vissute e spesso sofferte, proprio laddove tutto sembrerebbe essere normale. Le donne si raccontano sorridendo, desiderando, anche con la capacità di portare pesanti fardelli,consapevoli dei propri desideri ma anche di quanta loinertà ed emancipazione manchi in questa società per loro.
Potete richiedere il libro “Quello che le donne non dicono” contattando la segreteria della Compagnia di arti & mestieri al numero di telefono 043440115 oppure scrivendo a info@scenadelledonne.it.
Giovedì 8 marzo ore 17.00 caffè Municipio
Presentazione del Libro “ quello che le donne non dicono” con i racconti del 2011 alla presenza delle autrici .
“Quello che le donne non dicono” è una sezione dedicata alla scrittura femminile nata all’interno de “La scena delle donne “, una manifestazione organizzata dalla Compagnia di Arti e Mestieri che, in sei edizioni tutte dedicate alla creatività femminile , ancora conserva una speciale originalità nel panorama italiano. Proprio loro,le donne, al centro della scena in questo progetto organizzato dalla Compagnia di Arti e Mestieri assieme a Inscena e Parole su Misura con il patrocinio dalla Commissione Regionale Pari opportunità – hanno raccolto l’invito di scrivere “ quello che le donne non dicono” raccontando di sé e del proprio bagaglio di umanità
La sfida era tutta nel titolo: in apparenza semplice, in realtà, incredibilmente difficile. E’ stato come toccare un tasto inaspettato ma atteso nella sua urgenza di raccontare. Il desiderio, il bisogno di dirsi è emerso dai numerosissimi contributi scritti pervenuti da ogni parte d’Italia dove al centro fioriva la “normalità” quotidiana della vita ma anche il sogno, il ricordo , la speranza , la lotta.
Le donne hanno risposto con incredibile generosità e gli scritti, centinaia, sono giunti da ogni parte d’Italia.
Le storie vere al femminile, scritte portando con sé sogni, desideri, ferite, ricordi a questo punto sono salite su un palcoscenico “ metropolitano” nei locali e negli spazi pubblici di Pordenone, palcoscenici inaspettati, ogni giorno, per una settimana, a ore diverse e in luoghi che appartengono alla quotidianità della vita…, quasi uno spettacolo in continuum che si è svolto per la prima volta, nel mese di marzo del 2011.
Le protagoniste sono state loro, le donne, quelle autentiche, magnifiche , quelle che la vita bene o male ha segnato, ben lontane dall’immagine iconografica tradizionale.
Capaci di offrire uno spaccato rigorosamente autentico di femminilità. A questa risposta inattesa, sincera, travolgente, emozionante, alcune attrici della Compagnia di Arti e Mestieri hanno dato voce . Le autrici sono donne di età, cultura e condizioni sociali diverse e colpisce la varietà dei modi in cui questo mondo femminile, spesso travolto da un ruolo storicamente complesso, ha deciso di parlare di sé attraverso racconti, poesie, filastrocche, pièce teatrali, a volte, lettere mai spedite o pagine di diario.
Alcune autrici durante la settimana in cui si è svolta l’iniziativa, sono arrivate da ogni parte d’Italia per assistere alle letture e “sentire” la propria storia interpretata attraverso la voce di altre donne. Sono stati incontri intensi, spesso, commoventi.
Da questo spaccato femminile è emerso che in realtà, le donne si raccontano poco nonostante i luoghi comuni.
Sotto lo scudo di durezza ed efficienza che richiede loro la società per ricoprire i mille ruoli, abituate a essere frammentate come un bel disegno in un caleidoscopio, nascondono un nocciolo di fragilità e una vulnerabilità affettiva da cui escono vittime.
Sono arrivate infatti, testimonianze di violenze, fino a allora, mai raccontate a nessuno, tanti racconti di solitudine e abbandono, di dolore per la perdita di bambini, di malattia e tante altre coraggiose sfide.
Le donne si sono raccontate sorridendo, ironizzando, sognando desiderando, in modo impietoso, alle volte con dolore per quanto subito, anche con la capacità di portare pesanti fardelli, consapevoli dei propri desideri ma anche di quanta libertà ed emancipazione manchi ancora in questa società per loro.
Anonimo
Pierina carissima, ho letto un po di cose belle nel tuo blog, tutte mi hanno colpito per qualche motivo, ma la tua storia è quella che più mi ha …..divertito, se così si può dire, per la freschezza del tuo narrare, e perché mentre la leggevo il tuo viso frizzante appariva sullo sfondo del mio cervello che mi diceva:- è proprio lei !-
un abbraccio caro e a presto
cons..