12 maggio 2012: 1° dello Spettacolo “Uno stinco di santo” con Clar di Lune di Bertiolo (UD)
12 spettacoli in 17 anni. Questo è il patrimonio di “Clar di Lune”, la compagnia teatrale che trova linfa nella sua regista, Loredana Fabbro, e nella presidente, Vittorina Cressatti. Che sa coniugare Passione e socialità al punto da farne scaturire Cultura. Una trilogia vincente che si rafforza ad ogni spettacolo, ad ogni presenza ed iniziativa.
Sul palco dell’Auditorium di Bertiolo (Udine) la prima di “Uno stinco di santo” ha confermato il valore della compagnia e di ogni componente, sia attore che sostenitore.
Impeccabile la recitazione. Derivata da una altrettanto impeccabile regia. Quasi due ore con il fiato sospeso e la tensione sempre alta scandita da cambi di situazioni repentini e mai prevedibili. Fin dall’entrata in scena. Non sul palco ma tra il pubblico e a voce spiegata, in coro.
Un intreccio cosmopolita di lingue, anche nella stessa frase, di personaggi di provenienza veneziana, friulana, austriaca, fino al “Mamaluc” friulanmusulmano, con tanto di zingara innamorata. In scena pure i vizi ma anche i pregi dell’umanità: arrivismo, codardia, falsità, autorità, avarizia a braccetto con fiducia, sincerità fino all’Amore che, alla fine, trionfa.
E lo stinco o “Parsut” che contiene la reliquia di San Marco, garante del futuro della Patria del Friuli, affidato al servo sciocco che, ignaro del contenuto, sogna soltanto di mangiarlo.
E il “Mamaluc” arriva a Udine a cercare la reliquia
come l’austriaco che mente sulla propria identità e, con vari sotterfugi, si intrufola
nel palazzo di Pantalone, ora finalmente “padrone”.
Si finge musicista chiamato per dar lezioni di musica a Caterina e Bianca, le figlie del defunto Antonini.
Pantalone riceve i regali dal Mamaluc
e la “zingara” legge le carte
preparandosi alla sofferenza di apprendere che il suo “Mamaluc” si sarebbe innamorato di uan cristiana.
Intanto l’Amore sboccia tra il finto musicista e Bianca, la figlia modello di Antonini, che, secondo il testamento, potrà sposarsi solo dopo che la secondogenita Caterina si sarà sposata.
E Pantalone vende Caterina al Mamaluc
che la compra e la porta con sè nel suo paese. Con la forza. Contro la sua volontà.
E la zingara sa tutto e soffre, come Bianca, che non crede che il suo austriaco sia un impostore.
Due donne diversissime e lontanissime unite dalla stessa sofferenza.
Ma l’Amore tutto può. Il Mamaluc confida a Caterina le atrocità inflitte alla sua famiglia e scopre di avere il cuore friulano, pronto ad incontrare il suo.
Alla fine l’impostore ovvero Pantalone viene eliminato proprio con lo “Stinco che contiene la reliquia di San Marco”. Il Friuli è salvo come i protagonisti.
Che, ancora stupefatti, si mostrano al calorosissimo pubblico.
E la regista appare soddisfatta.