Ponte Marzo 2012
CONCERTO DI SAN VALENTINO DI RAFFINATA PERFEZIONE
Liani, si merita il vanto di entrare
nella tradizione caminese. Il concerto
d’organo, archi e coro, diretto per
l’undicesimo anno dal Maestro Francesco Zorzini, fa scorrere brividi caldi nelle vene del folto
pubblico. Accorso a Camino da ogni dove, assiste in solenne silenzio alle
creature musicali di Beppino Delle Vedove, organista d’eccezione e il più
presente nei 25 anni del Concerto, del Quartetto
d’archi “Musico Artificio” (Carlo Zorzini e Marco Domenichelli violino, Clelia Gozzo viola e Caterina Rossi violoncello), della soprano Francesca Scaini e della Corale
Caminese. In una chiesa calda e ancor più accogliente nella veste restaurata, strumenti e voci
all’unisonocreano armonie difficilmente
traducibili in parole. Pura passione fatta suono. Note come danzatrici nel fluire silenzioso di sguardi e
posture. Voci, autrici di sensazioni leggere e
vibranti. Occhi persi sui personaggi biblici di soffitti e
pareti fino a posarsi su un San Valentino consenziente agli scroscianti
applausi. Al confine del benessere. Al tutt’uno con l’ugola
di Francesca fatta violino o con il bruciore delle ferite nelle battaglie delle
cinque giornate di Milano. Fino alla Siberia della pelle nella distruzione “raccontata”
dall’organo, sapiente narratore di piedi di soldati, uno dopo l’altro,
trascinati a fatica verso l’illusione della libertà. Un teatro in musica tutto
da immaginare, dove pianti di donne e bambini si mescolano alle indecisioni
politiche e alla ritirata austriaca. Dove ogni spettatore è quel popolo, come
fosse lì, a firmare con il personale battito l’esultanza ed il dolore. A gridare “Evviva Milano”. Mentre i piedi
segnano il tempo e il passo di quella libertà meritata sul campo, scandita dal
cavaliere dalla voce argentina: l’organo. Che regala eco di respiri danzanti
senza regole né restrizioni. Che continua nell’accordo assoluto tra Francesca e
gli archi, in un unicum indistinguibile. Figli della stessa dea Musica, in un
momento di astrale dimensione. Da una terra lunare, direttamente dal cuore di
Francesca, la sua Voce si espande dalle potenti corde, si ritrae sapientemente in un rincorrersi
civettuolo fino a distendersi nel deserto della volontà. Per riprendere la
corsa sulle ciglia dell’infinito. Tra la
totale resa delle antenne emotive del pubblico. Che continuano a saltellare sui
rivoli dissetanti della Corale Caminese, profumata di sapiente educazione. Che
dona una festa a tutti i sensi. Che culmina in “Cjamin”, di Lelo Cjanton e
musica di Davide Liani. “Se tal cîl e son lis stelis tal Friul a l’è Cjamin”. Esplode nel canto questa Certezza. Come la
Musica. Cullata quale creatura preziosa
da Francesca Scaini e Francesco Zorzini e da tutti coloro che ne trovano
ispirazione e serenità.
cielo terso di fine febbraio. Di certo indicava la giusta strada per Bugnins
agli ospiti talmente numerosi da non riuscire ad entrare nell’accogliente
contesto della cantina di Fabiola e
Paolo Ferrin. Luogo scelto dall’Associazione Culturale “Bottega Errante”
presieduta da Mauro Daltin, per siglare il primo anno di attività o, meglio, di
“erranze”, in collaborazione con Delizia Club. In buona compagnia di persone
innamorate delle parole, in ogni possibile forma. Cuore della riuscitissima serata un reading sul
viaggio. “Quasi quasi vado a farmi un giro. Viaggiatori e viandanti sulla
terra che si muove” con Claudio Moretti, Maurizio Mattiuzza e Mauro
Daltin, aperto e chiuso dal canto di Nicoletta Oscuro e da Renzo Stefanutti per
voce e chitarra. Se la terra gira e si
muove come un mappamondo ecco che, puntando
il dito da qualche parte, sono spuntate letture
da testi di Stefano Benni, Erri De Luca, Marco Aime, Paolo Rumiz, Pino
Caccucci, Leonardo Sciascia, Emilio Rigatti, Bruce Chatwin, Henry Thoreau e
molti altri. Per far entrare gli ospiti nel
mondo dei viaggi in cui più che
ritrovarsi c’è il forte rischio di perdersi. Come al confine estremo delle
terre, in cui partenze e ritorni coincidono, dove la strada intrapresa non è
mai quella giusta. Come camminare con le stelle fra i piedi, salutare amici e
parenti e andare per il solo gusto di andare, per vedere la strada che scorre
sotto di sé. Storie di viaggi di sola andata e di addii dolorosi, di cerchi che
si aprono e non si chiudono mai, notti a guardare le stelle e cieli capovolti
mai visti prima. Storie di gente di ogni età che a Bugnins ha potuto assaggiare
porzioni di mondo nutrendosi di parole e musica, amabilmente
condite di tutti gli ingredienti della felice convivialità.