I BALCANI GENTILI di BOSNIA e SERBIA … dove la felicità è un mito conquistato
Indosso occhi ancor
più curiosi per scrutare l’orizzonte sconosciuto di Bosnia e Erzegovina. Armonioso
il
paesaggio color smeraldo. Pale aeoliche,
ulivi, rosmarino ricamano il tragitto
che conduce a Mostar, nota per il ponte distrutto e
ricostruito. Nei coloratissimi bazar sfila un luminoso arcobaleno
di popoli. C’è chi prega nelle
moschee e chi al bar beve birra con
musica a tutto volume. Ragazze altissime con minigonne vertiginose e altre con
il velo camminano insieme nella città di
pittori e poeti tra i più bei Patrimoni Unesco al mondo.
Come a Sarajevo, la Gerusalemme d’Europa. Città di contrasti, gemellati nella corsia
dell’Umanità. E’ moderna, Sarajevo, con
negozi di grandi firme. Vecchia, con mercanzie turche e orientali. E’ poesia, con le rose dipinte intorno ai
buchi delle bombe sull’asfalto. Gentile,
a dare il benvenuto ai turisti, testimoni di rinascita.
Improvviso, un cartello annuncia
un luogo che invita a nozze l’anima: Medjugorje.
Un paese come tanti, con negozietti
di souvenir in fila ordinata. Eppure… cinquemila persone, chitarre e voci sotto il sole a picco mi dicono che qui
“Qualcuno” esiste. Accendo
una candela. Mi avvicino alla folla in
preghiera dinanzi alla Madonna. Origlio
il fruscio dei passi lenti. Nel negozio
del fotografo ufficiale leggo “ Chi crede deve far vedere quanto è bello
credere”. Punti di domanda corteggiano i miei
pensieri mentre saluto Medjugorje. Ma durano lo spazio di un battito di cuore perchè inaspettate
visuali si profilano sotto il cielo della Serbia. Comodamente si arriva a Belgrado, la capitale. Duemila conflitti in duemila anni. 40 volte distrutta. Eppure le sue 35 piazze, 5500 strade, 16 isolette, Sava e Danubio, sanno incipriarle il volto seducente, con hotel di lusso,
raffinata cortesia, turisti entusiasti a
Scadarlja o alla tomba di Tito. E’ patria dei monasteri, la Serbia, dove i
monaci scelgono un’esistenza di silenzio e preghiera. Dove ne condivido la
cena in refettorio, alla luce fioca delle
icone e degli affreschi bizantini. Dove
dormo, nella foresteria, in una camera
essenziale ma accogliente, sotto una trapunta di fiori stellati ed il frinire cullante
delle cicale. Respiro tranquilla sul cuore della Serbia
vera, tra distese di campi, alture, ciuffi d’albero e case sparse.
Ci si nutre
della terra qui, si lavora, si balla, si canta. Si fa presto con calma.
Bombe e lacrime sono un capitolo chiuso a chiave nel cassetto della memoria. Perchè oggi i figli di Bosnia e Erzegovina e
Serbia ammiccano alla Felicità.
Con matite
di speranza disegnano un domani di opportunità che vada a braccetto con la storia, sul filo di
un tempo lungo quanto un fascio di
eternità.