AUSCHWITZ
Muti
i rossi mattoni di Auschwitz
non sanno abbassare le ciglia
e dormire.
La loro anima di pietra
è prigioniera,
legata, soffocata
bastonata
umiliata ma…
ancora respira.
Ancora vaga
tra cumuli di capelli
e trecce di bimba
e chiome di donne
sacrificate al Dio Uomo.
Tra lenti accecate,
e scarpe spaiate,
vesti di bimbi appisolati
su lenzuola calde di cianuro,
ancora, testarda, cerca
il profumo della speranza.
Mai sepolta,
nememno dai blocchi di saponi umani,
odorosi di voglie negate,
di amori annientati
dal potere di belve a due gambe.
Non fiori
sui rossi mattoni di Auschwitz
ma perdono,
invocato da bocche senza voci,
da occhi seviziati
da gratuiti esperimenti,
da pelli sacrificate
ai peggiori incubi d’inferno
nel nome di nefasti trofei.
3 agosto 2010