Laghi d’Orta, Maggiore e Centovalli: Magia di luoghi sospesi nel tempo
LAGHI D’ORTA , MAGGIORE e CENTOVALLI: la magia di luoghi sospesi nel tempo e nello spazio.
Appare, sì, mi appare come un cerchio azzurro tra foglie gelose che ne custodiscono la meraviglia. Il pulmann avanza e l’occhio sembra incredulo e non capisce ancora che sta entrando in un quadro. Un acquerello di Dio. Dipinto da mani celestiali. E’ il Lago d’Orta che mostra il suo volto fragile e senza rughe, in una quiete esemplare. Con il trenino scendo fino al cuore di Orta, con la piazza che mi attende e mi chiede di percorrerla, di posare un piede avanti l’altro sulle pietre vive, legate con la malta, grandi come pugno d’uomo o pugno di bambino. Su di loro il sole del mezzogiorno riluce di seta. E lo sguardo va oltre. Va verso il centro del lago dove l’Isola di San Giulio mi aspetta, felice di accogliermi. Pochi minuti in battello e sono dentro un fazzoletto di lastre di pietra sospese sull’acqua. La Basilica, il monastero e l’unica via pretendono silenzio. Perché questo è un luogo sacro. Poi il ritorno alla piazza di Orta e un’altra camminata mi porta su, al Sacro Monte, dove la natura e le venti cappelle dedicate a San Francesco convivono in misteriosa concordia.
Orta entra qui, nel cuore.
E ci resta, trovando linfa in un altro giorno baciato fin dal mattino dalla raffinata bellezza del Lago Maggiore. Il pulmann percorre il lungolago di Stresa che fa sfilare ville e alberghi in riverente passerella. Il Grand Hotel des Iles Borromées, con la sua facciata liberty, è davvero regale mentre guarda compiaciuta la sagoma dell’Isola Bella, il vascello incompiuto dei Borromeo, uno scenario di feste da “Mille e una notte”, un luogo dove le emozioni danzano, in bilico, tra fiaba e realtà. E si riesce quasi a udire una voce tra lo sciacquio del lago. E’ la storia dei Borromeo che si insinua tra le sontuose sale dell’Isola Bella e il rigoglioso giardino dell’Isola Madre, unite tra loro dall’Isola Pescatori, l’altra perla di una collana adagiata in un autentico paradiso terrestre sulle acque del Lago Maggiore. Al calar del sole, di ritorno sulla terraferma, lo sguardo si leva a rincorrere impressioni e sensazioni prima che il tempo si affretti a nasconderle nel folto della memoria.
Intanto, la realtà fatta di consuetudini reclama il ritorno.
Nasce un altro giorno che si lascia vivere nelle Centovalli, dopo aver superato il confine svizzero. Da Domodossola fino a Locarno, sul trenino che attraversa ponti e viadotti lasciando ammirare incredibili paesaggi fatti di dirupi e boschi incontaminati. E’ generosa la natura da queste parti!
La si vede meglio dopo essere scesi nell’ultimo comune della Val Vigezzo: Re. Apro di nuovo lo scrigno dell’emozione quando entro nel Santuario della Madonna del Sasso. Sembra che guardi proprio me e voglia parlarmi. Qualcosa di speciale mi rasserena. Sarà l’aria pura di montagna, sarà la suggestione ma mi sento bene.
In un baleno s’inaugura il quarto e ultimo giorno del tour “Lago Maggiore”. C’è il consueto, lieve dispiacere nel salutare luoghi così speciali. Eppure, prima del rientro, ancora una meraviglia da scoprire: Villa Taranto a Pallanza. Una distesa ordinata di giardini botanici fra i più belli al mondo. Un’opera gentile e poderosa di un gentiluomo scozzese, il capitano Neil. Egli volle lasciare al mondo un impareggiabile gioiello di botanica e bellezze naturali. Ascolto affascinata la Guida che descrive ninfee, tulipani e violette ma, allo stesso tempo, seguo intimi scenari e immagini di fantasia che trovano ispirazione nelle trasparenze dell’acqua e nelle distese di misteriosi calici colorati su steli verdi, dritti come soldati.
Ho avuto la fortuna di tornare sul Lago Maggiore e, ogni volta, i luminosi orizzonti di queste terre sono diventati spazi sereni in cui entrare in sintonia. Quasi un “farmaco” spirituale in intima intesa con la natura.