VIAGGIO IN BASILICATA 2020
18-25 luglio 2020:
Abaco Viaggi – capitanato da Vitanna e driver Arianna di Friulviaggi – in viaggio di gruppo in Basilicata.
560mila abitanti, 131 comuni, magico scrigno tra Puglia, Calabria, Campania.
Regione dalle colline tatuate d’oro e giallo paglierino, distese sotto rari ciuffi color smeraldo, cuciti a punto ricamo su case di biscotto e paesini bianchi, come bottoni sul pastrano della festa.
Pale eoliche come orecchini girevoli sulle orecchie del millenario tempo che qui ancora respira. Soddisfatto.
Basilicata: terra carsica, brulla eppure in fiore, con oleandri in distesa libera e colorata, i cui paesi fuori dal tempo narrano pace e serenità. Gli uomini, seduti davanti ai piccoli bar, sorridono e parlano per giornate intere. Quasi tutti anziani, pronti a dire il buongiorno con la o aperta.” Turisti? Da dove venite?” “Friuli, Veneto”. “Ah, sono stato a Torino!
E le città: Melfi (Potenza) con il castello normanno, Matera con i suoi Sassi, Nova Siri con i giardini d’Oriente e il mare Ionio incontaminato, Craco, città fantasma, Metaponto e la Magna Grecia, Miglionico con il castello del Malconsiglio. Non poteva mancare la sosta ad Altamura (Bari) per un assaggio dell’eccellenza dop: il pane. Infine, un saluto a Paolo e Francesca, al castello di Gradara, prima di ri-toccare il suolo di casa. Con un bagaglio nuovo di zecca: emozioni, nuovi amici, nuovi luoghi, tatuati nel cuore e nella promessa di rincontrarsi. In futuri viaggi o, meglio, in ogni possibile opportunità, da cogliere al volo, senza pensarci troppo.
1° giorno: 19 luglio 2020: MELFI, 17mila abitanti, con il castello che ospitò 5 concilii e dove furono ideate le Crociate. Arricchente la visita al museo archeologico con un sarcofago del 165 a.C.
20 luglio 20:
Da Melfi a MATERA (114 km): tra panorami disegnati a matita sotto nuvole indaffarate a curiosare. Rare case di biscotto e bianchi paesini. Non un’anima ambulante sulle distese uniformi, dai rari ciuffi mossi dalla brezza, rispettose del silenzio. MATERA: la città dei “Sassi”, grotte scavate nelle montagne e abitati fino al 1972.
Da Melfi (Potenza) con il castello normanno, Matera coi suoi Sassi, Nova Siri con i Giardini d’oriente, Metaponto e la magna Grecia, Miiglionico con il castello del Malconsiglio. E poi, una sosta ad Altamura (Bari) per un assaggio dell eccellenza dop: il pane. Infine, un saluto a Paolo e Francesca, al castello di Gradara, prima di ri-toccare il suolo di casa. Con un bagaglio nuovo: emozioni, nuovi amici, nuovi luoghi tatuati nel cuore e la promessa di nuovi incontri. In futuri viaggi, o, meglio, in ogni possibile opportunità di curiosare tra le meraviglie della nostra Italia.
RACCONTO DI VIAGGIO
BASILICATA, regione dell’oro e della Magna Grecia
Defilata, vestita di verde antico, è la Basilicata.
Scrigno pulsante serenità, regala un paesaggio che sorprende, perché racchiude l’immagine di un continente.
In pochi chilometri, passa da folti boschi a deserti che annunciano il Medio Oriente, da olivi secolari ai calanchi, immagini irreali, miracoli della natura.
Essi giocano coi chiaroscuri, lisciano rughe scavate sulla pelle dei dirupi, creano scenografie lunari, da cinema ultraterrestre, talmente uniche al mondo da dover essere protette.
Per Carlo Levi, nel suo “Cristo si è fermato a Eboli” erano – e sono -“precipizi di argilla bianca su cui le case stanno come liberate nell’aria”.
C’è magnetismo, da queste parti. Ci sono miraggi che appaiono all’improvviso, come fantasmi.
Invece è, semplicemente, lei, la Basilicata, dalle colline tatuate d’oro e giallo paglierino. Si stende sotto ai rari ciuffi color smeraldo, mossi dalla brezza e cuciti a punto ricamo, su case di biscotto e paesini bianchi, come bottoni sul pastrano della festa. Pale eoliche, come orecchini girevoli sulle orecchie del millenario tempo, che qui ancora respira, troneggiano soddisfatte.
Panorami disegnati a matita sotto a nuvole curiose e rispettose del silenzio, attendono.
Basilicata: terra di luna, di fichi d’India, carsica e brulla eppure in fiore, dove gli oleandri in sfilata libera e i paesi fuori dal tempo, narrano pace e buon vivere. Dove le donne sono gentili, ma non esuberanti. E gli uomini, seduti davanti ai piccoli bar, sorridono e parlano per giornate intere. Quasi tutti anziani, pronti a dire buongiorno con la o aperta e a sorridere, anche senza denti, serenamente persi nel loro mondo antico, ancora intatto. In un rapporto intimo con il paesaggio, che si fissa nell’anima.
C’è qualcosa di arcaico ovunque la si guardi, la Basilicata
E le città? Come corona di rosario multicolore, alcune sono ancora rattrappite nel loro Medioevo, altre orgogliosamente infarinate nella Grecia antica. Altre, letteralmente, svuotate, come Craco, dove solo la polvere, depositata ovunque, restituisce la sensazione del tempo e l’incanto della solitudine.
È allergica alla modernità, la Basilicata, anche nei sapori unici del cibo: buonissimo, perché la materia prima è buonissima, simbolo di una terra dolce, forte e misteriosa.
Richiede un atteggiamento zingaresco, se si vuole seguirne le tracce antiche. Hanno un accento ibrido, come la sua lingua.