Tempo di Covid e i 16 anni di Ambra
Oggi, mia nipote Ambra compie 16 anni.
Indossa le sue prime scarpe con tacco 12, nere. Le ha avute in dono, come se dovesse andare a una festa. È elegante, davanti al computer di casa. La D.A.D. – didattica a distanza – la aspetta, come ogni giorno. Oggi, pure con rientro: 8-13, 14-16.
Ambra sognava una grande festa con i suoi amici o, almeno, di poterli vedere, farci quattro risate mangiando patatine, assaggiando il primo Aperol, ballare, magari in casa. Sognava di potersi divertire, insomma! Invece, il massimo concesso, oltre agli auguri della sua famiglia, sono quelli via meet dei compagni, i messaggi e video su Instagram, WhatsApp, Tik Tok, una passeggiata con Ydra, la sua cagnolina, e un gelato con qualche amica.
«Il Covid ci sta rubando gli anni migliori della nostra vita» aveva detto Ambra, a un raduno di commercianti, lo scorso mese di novembre.
Nulla è cambiato, da allora. L’incognita di un futuro ipotecato non dà segni di cedimento.
Nel 1968, io avevo 16 anni.
Facevo l’autostop, andavo a ballare, ai festini nelle case o nelle sale, con minigonna e catenelle da idraulico come collana.
Non c’erano pericoli né timori nel muoversi. Il cuore fremeva nel sentire il profumo dei ragazzi ballando il lento o nelle risate dello shake più scatenato. Ci scappava qualche bacio e la primavera della vita faceva il suo corso. La stavo scoprendo, semplicemente. La arricchivo con la scuola, gli innamoramenti clandestini, le lettere da scrivere agli amici di penna, la radio e la televisione alla domenica, in bar. Ero la “Piccola Katy” dei Pooh, con i suoi 16 anni favolosi. Mi sembrava fosse stata scritta per me quando, rincasando tardi, salivo piano le scale per non far rumore.
Nel 1990, mia figlia Elisa, madre di Ambra, aveva 16 anni.
Anche lei andava a ballare, libera di muoversi, grazie al motorino “Ciao”. Era già andata all’estero, come corista dell’intraprendente Corale. In un piccolo paese del Friuli non c’erano pericoli né preoccupazioni, se usciva alla sera con amiche e amici.
Oggi, ad Ambra, nulla di tutto questo è consentito, nemmeno una semplice festa in casa. Secondo le normative, ci sarebbe il rischio di assembramento.
Mi dispiace, per lei, per tutti i sedicenni e gli adolescenti del 2021, in tempo di Covid, di restrizioni, di isolamento forzato, di aspettative spezzate sul nascere. Distanti per obbligo, per organizzazione, per mascherine, chiusi nelle loro camere e, giocoforza, internet dipendenti. La connessione diventa elemento indispensabile per i collegamenti Zoom, Meet, Skype,
Il loro “Quanto durerà?” non trova risposta in noi, cosiddetti, adulti. Ci fosse un numero preciso di giorni, potrebbero iniziare il conto alla rovescia, ma non è dato sapere. Capisco anche i loro genitori, i nonni, a loro volta impotenti, cui non resta altro che ascoltarli – nel caso volessero aprirsi – e annuire, in segno di comprensione.
Ad Ambra e a tutti gli adolescenti di oggi, auguro di guardare con fiducia al futuro, nonostante la nebbia che lo avvolge.
Non tutto va buttato di questo periodo: ha in sé anche molte positività.
Un trucco per stare meglio è quello di elencarle – a partire dalle cose più semplici e scontate, come la salute, gli affetti, il cibo, la casa – apprezzarne il valore e serbarne memoria, in una sorta di “c’era una volta”, da raccontare a figli e nipoti.
Auguri, Ambra!
Rossella
Purtroppo i nostri nipoti stanno perdendo qualcosa di meraviglioso. Speriamo riescano a recuperarlo più avanti, anche se sarà difficile. Vedo nei miei tanta rabbia nei confronti della vita e di tutto ciò che li circonda. Incrocio le dita e spero oltre a cercare di risolvere al meglio i loro problemi.