Libro “Le fate non ballano più come sorelle” di Edda Fonda
25 giugno 21: Il libro “Le fate non ballano più” di Edda Fonda – edito da L’Orto della Cultura – è stato presentato, al Museo delle carrozze di San Martino di Codroipo (Ud).Relatrici, la Dott.ssa Elisabetta Feruglio e Maura Pontoni, responsabile editoriale. Letture sceniche e interviste immaginarie, in italiano e friulano, a Caterina Percoto, attraverso la voce dell’attrice Paola Ferraro e Francesco Zuppel della compagnia teatrale Barabàn. Maura Pontoni ed Elisabetta Feruglio
È un saggio che profuma di romanzo.Ha, come focus, Caterina Percoto.
Appassiona, incuriosisce, stuzzica, grazie all’impostazione dinamica della narrazione. Impegnativo, a tratti, ma di lettura scorrevole e piacevole, intreccia le vicende letterarie, politiche e sociali dell’Italia di metà Ottocento, alla vita e alle opere di Caterina Percoto, brillante scrittrice friulana, nata a San Lorenzo di Soleschiano – Manzano (Ud) – nel 1812.
Ai più poco conosciuta, Caterina è stata donna decisamente fuori dal comune, visionaria, capace di dare esempi importanti, applicabili – con successo – anche alla nostra vita di ogni giorno. Molto lontana dall’immagine di donna fragile e malata, lamentosa, pedante, con cui viene confusa.
Caterina Percoto – San Lorenzo di Soleschiano (Ud) 1812-1887
Patriota nella mente e nell’animo, libera di cuore e di pensiero, sostenitrice della condizione femminile in un ambiente dove le donne sono ancora relegate ai margini della società, generosa verso la sua famiglia e non solo, da autodidatta si propone di migliorare il suo dialetto friulano in ottimo italiano, aiutata da illustri nomi dell’epoca.
Scrive articoli e novelle sulle ingiustizie sociali, la fraternità, la guerra, la competizione, la solidarietà: temi che non hanno confini di spazio o di tempo.
L’ autrice, brillante ricercatrice biografica di origine istriana, ne valorizza il grande spessore letterario, collocato nella condizione sociale del Friuli, in pieno Risorgimento, sulla strada dell’unificazione italiana.
Grazie al piacevolissimo stile narrativo, Edda Fonda fa venir voglia di saperne di più, su Caterina Percoto e sui temi che affronta: la pari dignità e l’uguaglianza dell’uomo e della donna, anche in ambienti prettamente maschili, il rapporto tra praticanti cattolici e il Papa, in tempi di potere temporale, il patriottismo all’atto della formazione del regno d’Italia. E l’amore e l’amicizia, anche nell’aspetto doloroso del tradimento.
Per definire la Percoto, però, bisogna evitare di incasellarla in recinti: cattolica, friulana, possidente. Da ogni recinto, lei uscirebbe alzando la voce con la vivace e mancata diplomazia, senza peli sulla lingua, con la vena ironica e frizzante, degna di una persona intelligente e consapevole della propria realtà. Così come descritta da Elisabetta Feruglio, nella prefazione.
Perché leggere questo libro?
Per scoprire una donna affascinante che ha pagato con il sangue le proprie convinzioni. Zitella per scelta, non contessa, andava in bar a leggere il giornale con la madre. Irredentista, ha dato la mano a Garibaldi sotto alla Loggia del Lionello, parlava di divorzio già nel 1856. Non riusciva a omologarsi. Soffriva, ma andava avanti.
Autrice a rischio, ce l’aveva con preti e suore. Imprenditrice contadina innovativa, trattava bene i suoi dipendenti. Fu la prima, e senza aiuto, a portare in Friuli la gallinella di razza America, i cachi di Transilvania, la pezzata nera. Fu la prima a costruire la diga sul Natisone.
Autrice a rischio e contessa contadina con il sogno della scrittura.
Da dove è tratto il titolo? Da una leggenda, che ricorda il tempo in cui le fate di due terre confinanti s’incontravano all’alba in una verde conca ai piedi di un monte. Al tocco dei loro passi, il prato si copriva di fiori. Fate italiane e fate germaniche, vestite di bianco, sorridenti, complici. Poi, non più. Le fate italiane, spaurite, stavano nascoste dietro alle pietraie. Quelle di Germania, sedute al confine, vestite di nero, piangevano l’antica amicizia perduta.
Anche così si può parlare di guerra e di desiderio di amicizia tra i popoli. Lo ha fatto Caterina Percoto attingendo al folclore.
La sua voce viene da un luogo eccentrico dell’Italia, divisa negli anni del Risorgimento: il Friuli, asburgico, per gran parte della sua vita (1812-1887).
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