IL PAESE – Magazine di cultura e informazione del MEDIO FRIULI – marzo 2018
solo un fenomeno dei nostri giorni?
di bullismo anche nella nostra città. Qualcosa che sembra essere quasi di moda,
ancor di più se balza agli onori della cronaca.
La parola bullismo deriva dall’olandese boel, cioè fratello, poi trasformatosi in area
anglosassone in bully che, in origine, significava tesoro. Quindi bullo, da cui
bullismo, era, in origine, sinonimo di “bravo ragazzo”. Ma il suo significato
con il tempo si è capovolto fino a trasformarsi in sinonimo di “molestatore di
deboli”.
Perciò, il bullismo consiste in attività svolta da chi con estrema e
disumana cattiveria si diverte a bersagliare solo vittime percepite come
incapaci di difendersi adeguatamente.
quando il giovanissimo protagonista,
Atreiu, viene rincorso da alcuni “Bulli” e letteralmente gettato dentro il
bidone delle immondizie. Per sfuggire ai
loro ricatti, si rifugia in una libreria da dove scappa con in mano il libro
che darà forma al noto film. Da qui, la
considerazione che i “Bulli” ci siano sempre stati.
ormai diffuso, non solo in ambito scolastico. L’autore che ha più a lungo studiato il
bullismo è stato lo psicologo Dan Olweus. Fin dalle prime ricerche, condotte
negli anni settanta in Norvegia, egli è giunto nel 1993 alla sua definizione: “Uno
studente è oggetto di azioni di bullismo, ovvero è prevaricato o vittimizzato,
quando viene esposto ripetutamente nel corso del tempo alle azioni offensive
messe in atto da parte di uno o più compagni. Una azione viene definita
offensiva quando una persona infligge intenzionalmente o arreca danno o disagio
a un’altra”. Il bullismo è un comportamento che spesso comprende anche le
sottrazioni di oggetti e i danni a cose o persone, realizzate verso specifici
coetanei, generalmente presi di mira e nei confronti dei quali sono messe in
atto sistematiche persecuzioni. Inoltre, è praticato da uno o più bulli che
effettuano soprusi e atti di violenza più o meno gravi nei confronti di una o
più vittime.
di arrecare un danno all’altro, in modo continuo nel tempo, in situazione di disequilibrio,
dato che la vittima è in situazione di impotenza.
della vittima? In genere è persona insicura, con scarsa opinione di sé. Con
il suo stesso atteggiamento, fa capire che non reagirebbe se venisse attaccato
e insultato. Diventa, quindi, facile bersaglio, da canzonare in modo pesante,
oltraggiare magari con soprannome denigratorio, ridicolizzare, intimidire, umiliare, sottomettere, costringendola
a obbedire ai bulli. La vittima di
bullismo, quindi, diventa oggetto di derisione in modo non amichevole, è
aggredita fisicamente, spintonata, picchiata, senza che sia in grado di
difendersi in maniera adeguata. Viene coinvolta in litigi o scontri nell’ambito
dei quali si sente indifesa e da cui si ritira, spesso piangendo. I suoi libri,
il suo denaro, le sue cose vengono presi, danneggiati o sparsi in giro. Presenta
lividi, ferite, tagli, graffi o lesioni dei vestiti. Durante l’intervallo e
l’orario di mensa è esclusa dal gruppo dei pari. Sembra non avere alcun buon
amico. Viene scelta per ultima nei giochi di squadra, ha difficoltà nel parlare
in classe e appare ansiosa e insicura. Spesso mostra un improvviso calo del
rendimento scolastico. Ha scarsa capacità
di esprimersi e raccontare ciò che le accade, a cominciare dalla famiglia che,
spesso, non ne è al corrente. Gli oltraggi ricevuti fanno insorgere nella
vittima il desiderio di non andare più a scuola, le fanno perdere sicurezza e
stima, influendo in questo modo anche
sull’apprendimento. Il rischio è depressione, forme di somatizzazione
come vomito, inappetenza, astenia, fino a crisi di ansia, pianto, incubi.
“Bullo”? Dietro l’apparente sicurezza, è portatore di problemi relazionali
ed emotivi che, se non affrontati nel modo giusto, sono destinati a peggiorare
fino a farlo diventare un adulto psicopatico.
sua aggressività su chiunque possa fungere da capo espiatorio, noncurante delle
conseguenze del suo comportamento. Il 20% dei “Bulli”, invece, è insicuro, ha bassa
autostima, ansia e instabilità emotiva. E’ poco amichevole e non molto popolare
nel gruppo dei pari. E’ proprio il senso di fallimento e il bisogno di
attenzione che lo spinge al bullismo”. Per questi bulli è però sufficiente un
richiamo da parte dell’adulto per far nascere in loro il senso di colpa. E poi c’è il bullo passivo o seguace in quanto appoggia il leader ma non
prende iniziative, non è interessato a prevaricare e sottomettere gli altri ma
agisce essenzialmente per ottenere lo status di appartenenza al gruppo
evitando, in tal modo, il rischio di diventare vittima.
bullismo è sicuramente l’organizzazione di corsi su tale tematica sia
nell’ambito scolastico che in altri contesti in modo da favorire una maggiore
conoscenza del fenomeno. A livello pratico, per rispondere al “Cosa faccio?” è
nato il dossier di Telefono Azzurro, per
delineare strategie che aiutino a costruire contesti in cui bambini e
adolescenti si sentano protetti e al sicuro, come purtroppo non ancora accade; un centro d’ascolto per bambini e adulti
dove gli operatori del Centro Nazionale
di Ascolto 1.96.96 sono specializzati e formati per accogliere, consigliare, intervenire per
prevenire e contrastare questi fenomeni.
sensibilizzazione sul tema del bullismo e del cyberbullismo nelle scuole, nei
contesti sportivi e di aggregazione dei ragazzi, in quelli aziendali, in cui
gli adulti possano ritrovarsi, confrontarsi e delineare strategie di contrasto
ed intervento precoce qualora i loro figli, i loro alunni o i loro ragazzi li
rendano partecipi di essere bulli o vittime.
attraverso opportuni spazi psicoeducativi per i ragazzi e formativo –
strategici per i genitori, il personale docente e ATA, rimane infatti la
migliore strategia per combattere il bullismo.
pensare di avere figli e nipoti vittime e “Bulli”.