LIBRO “CHIAVE DI VENTRE” di MILTON FERNANDEZ, dietro le quinte della danza classica, presentato da Ferrin a Bugnins di Camino T (UD) – 30 novembre 17
fazzoletto di paese in Uruguay, più piccolo di Minas, 600 anime, due file di strade, ambiente
maschilista dove l’uomo non deve piangere mai, tango e calcio.
il vizio del raccontare storie.
esprimere con il teatro e la scrittura.
parlerebbe mai.
delle donne, quasi avesse una chiave magica fatta di parole e di sentimenti.
ventre, luogo della maternità, luogo protetto e, spesso, maltrattato da talenti
inespressi oppure obbligati da altri.
dialogato con Milton Fernandez, regalando al pubblico un garbato ventaglio di
spunti di riflessione.
racconta di una bambina che, a soli otto
anni, viene obbligata a entrare in una accademia di danza, con il destino
segnato. Diventare una stella.
allora, che la chiave gira e fa entrare il lettore in un mondo stereotipato, di
èlite, dove l’infinita sofferenza è sovrana e l’accanimento è terribile perché
quella bambina deve diventare ciò che altri vogliono.
accademia, viene misurata e il suo corpo
omologato e incastrato in misura di una competizione
altissima.
assumere posture contro natura. Le punte diventano strumento di tortura per piedi
deformati.
corpo reclama il proprio corso di donna e cresce, dando inizio alla fine della
stella. Non più in prima fila ma nelle ultime, fino all’espulsione dal corpo di
ballo. Il corpo diventa qualcosa da odiare, una bestia, un traditore, e inizia la lotta che la vedrà
perdersi tra anoressia e bulimia. Con finale da scoprire leggendo il libro,
tutto da scoprire.
tutti noi.
la metafora della vita.
sono io”.
nel ventre, ma in modo poetico.
Capace
di far sbirciare dietro le quinte e far cogliere che, sul palcoscenico vince lo
spettacolo della grazia, all’interno la fragilità. Se da fuori appare fatato, da dentro si svela pieno di dolore,
frustrazioni, promesse mancate, sacrifici e insidie.
lavoro, angoscia, sofferenza e il corpo, a volte, non regge le richieste. L’autore
non giudica ma racconta, semplicemente. In un libro di
formazione, di vocazioni tradite e consumate, di responsabilità verso ciò che
siamo chiamati a essere.
Apre domande profonde cui tutti, prima o poi, siamo
chiamati a rispondere.
Lavora e vive a Milano.
Ha lavorato in qualità di attore, autore,
sceneggiatore, maestro
d’armi e coreografo presso La Radio Televisione Svizzera e le reti
Mediaset.
Attualmente è Direttore Artistico del Festival della Letteratura di Milano.
E poi, dulcis in fundo, la squisita ospitalità di Fabiola e Paolo Ferrin.