ANGELO FLORAMO a Codroipo (Ud) per la giornata della memoria.
Angelo Floramo, ospite del Caffè Letterario Codroipese, ha presentato “Mi chiedo quando sarà. Note di margine a fianco del tempo oscuro” per la giornata della memoria, tra i chiaroscuri e le perle dell’Umanità. In teatro Benois a Codroipo (Ud), 25 gennaio 2024.
Nessun posto libero al Benois, il teatro codroipese. Con soddisfazione dell’assessore Silvia Polo e di Carlo Marsiletti, presidente della Fondazione “Ragazzi in gioco”.
Sul palco, lui, Angelo Floramo, lo storico, l’accademico, il professore, lo scomodo figlio di frontiera, per sua definizione.
Lui, capace di togliere la pelle alla storia e di raccontarla con fanciullesca intensità. Sul filo del rasoio degli avvenimenti, passati e attuali, delle guerre, di Auschwitz e della sua siepe – da una parte la moglie di Her Comandant, che offre il caffè alle amiche, dall’altra l’orrore del lager- della Serbia, della Bosnia e delle sue eroiche donne, dei morti in mare o per freddo o per fame. Dei cimiteri pieni di volti di bambini di un anno, uniche fotografie dei soldati morti in guerra.
Il silenzio denso, quello che scoperchia le emozioni, e gli applausi possenti, hanno inanellato il suo raccontare.
Accanto, Luisa Venuti, moderatrice e presidente del Caffè Letterario Codroipese, e il maestro Raffaele Pisano, alla chitarra classica.
E, ancora Floramo, a tessere oltre due ore di storie vere, tragiche eppure dolci come caramelle da scartare. Disilluse, come le canzoni di Guccini e Daolio, “mi chiedo quando l’uomo potrà vivere senza ammazzare”.
Sincero fino all’osso, nomade sulle corsie della guerra e della tenace speranza di pace, ha scagliato schegge di fragile granito in pieno petto.
A rimescolare coscienze con pennellate di memoria, che è cruda realtà.
No, la siepe di Auschwitz non è abbattuta. L’indifferenza non è cenere. Vive e prolifica. Si infila nel comodo vivere di molti.
Ogni parola di Floramo è film. Le immagini sono bucce di buio e sprazzi di luce, elegante tepore
e tarlo narrante. Sotto un cielo di piombo o di bambagia, dipende da dove lo si guarda.
“Stiamo vivendo tempi che non avremmo mai voluto né immaginato. Troppi uomini amano i fili spinati e non i ponti. Il filo spinato penetra la terra, le fa male, traccia confini.
Gli uomini vogliono vincere la guerra. Le donne vogliono vincere la pace, perché hanno l’intelletto d’amore.
Le guerre non finiscono mai. Il problema di oggi è che c’è la patria e non la matria.
Non so se Dio esiste, ma mi chiedo dove fosse ieri e dove è oggi.
O sei un Dio cattivo o non sei Dio” dichiara.
Mai silenzio spicciolo. Semmai fitto, da far gelare il sangue. O leggero, capace di far nascere una tenerezza.
Dopo una serata così intensa, un gomitolo di paglietta si fissa nello stomaco, a macinare riflessioni. E, proprio qui, sta l’autentico dono di Floramo, capace di aprire le persiane del cuore. E salutare augurando “buona pace”.
Con la semplicità friulana che gli appartiene.
Con il sorriso a mezzaluna che gli rischiara il cielo degli occhi.
Va oltre al premio Nonino “Risit d’aur 2024”, Angelo Floramo, scrittore e consulente della Biblioteca Guarneriana di San Daniele, professore che si sente “privilegiato di guardare il futuro tra le ciglia dei suoi allievi”.
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Angelo Floramo si è laureato in Storia con una tesi in filologia latina medievale, dal 1992 è cultore della materia presso l’Università di Trieste. Dal 2012 collabora con la Biblioteca Guarneriana di San Daniele del Friuli in veste di consulente scientifico per la sezione antica, manoscritti e rari.