“IL PAESE” Febbraio 2013 – periodico del Medio Friuli
Ma chi sono, cosa fanno, come vivono, cosa pensano queste Donne?
Sono un vento di girandole che, se da una parte sembrano sostenere il mondo o le proverbiali tre colonne della casa, dall’altra vengono umiliate, violentate, stuprate, uccise. Un dato di fatto dagli albori del mondo. Eppure oggi poco sembra essere cambiato. Siamo nel 2013, esiste l’emancipazione, la cultura, l’autonomia. Ma ancora molte Donne sono indifese, in balia della cattiveria degli uomini che sfocia in violenza, il più delle volte foderata di silenzio e terrore. E, quando va meglio, ferite sull’anima.
Perciò non è facile parlarne e tantomeno scriverne.
Alcune persone ritengono non corretto divulgare un fatto di violenza, per rispetto della vittima e della sua famiglia. Al contrario, altre sostengono che sia importante rendere noto questo tipo di notizie, per far capire che non si vive nell’ “isola felice”, in cui non succede niente di male, in cui le notizie di cronaca nera non ci toccano. Le vittime e i loro aggressori appartengono a tutte le classi sociali o culturali, e a tutti i ceti economici. Esiste la violenza domestica, attraverso minacce, maltrattamenti fisici e psicologici, persecuzioni, percosse, abusi sessuali. Se le violenze si consumano in privato è difficile che vengano denunciate. La violenza sulle donne solo da pochi anni è diventato tema e dibattito pubblico ma mancano politiche in contrasto, progetti disensibilizzazione e di formazione. E’ vero che sono in aumento le donne che si rivolgono ai centri sociali o di ascolto ma si ritengono non autosufficienti dal punto di vista economicoe questo dato è tanto più negativo se si pensa che è spesso lo stesso partner ad usare violenza. Ciò va in contrasto con i contesti culturali in cui le donne hanno l’opportunità d’esprimere i propri talenti, dimostrando di poter ottener gli stessi risultati degli uomini, arrivando, in molti campi a superarli.
Sono ancora troppe le Donne che si leccano le ferite in silenzio, che vivono nel terrore di sentire quella chiave girare nella serratura. Che non hanno quasi mai il coraggio di urlare“aiutatemi” perché vittime di una violenza psicologica profonda, ridotte mentalmente a una nullità, un niente dolorante.
VARMO
DI PAOLO MORGANTI, SPECCHIO DEL MEDIO
FRIULI DEL 1500
romanzo di Morganti, intriso di
personaggi, lettrici, foto,
musica, coro, convivio, ha dato il “la” ad un autentico tuffo nei tempi andati.
di “Scjaraçule maraçule” del coro Bini,
dalle attrici di “Sot la nape” e Cristina Carella, dalle foto di
Valentina Cipriani commentate dallo storico
Franco Gover, dagli interventi del Sindaco Michelin, dell’Ass. Violino,
di Don Franco e Don Paolo e dell’autore stesso.
questo romanzo significa partire per un viaggio a ritroso di 500 anni. Nell’atmosfera di un giallo dove, nelle notti magiche, si
riuniscono i benandanti, portatori di
bene, persone nate con la “camicia” cioè
avvolte nella placenta. E la notte del
24 giugno, l’anima esce dal loro corpo addormentato e corre a formare l’esercito che combatte il male, quello riconoscibile
dal pentacolo, la stella a 5 punte.
Prima che sorga il sole e prima che canti il gallo, l’anima deve tornare
nel corpo. Pena la morte dell’involucro terreno.
benandante conduce per mano il lettore
dentro al laboratorio dell’alchimista, dentro la canonica di un prete in preda
ai dubbi, dentro la bottega del
Pordenone, pittore di colori stregati e nella locanda piena
di ubriaconi perdigiorno, gli invisibili
per la società.
fazzoletto di terra del Medio Friuli, dove il Tagliamento è via di riferimento
che delinea le Terre di Mezzo, al limite tra due mondi, quello dei vivi e
quello dei morti.
meandri della magia governata dalle forze astrali. Complici lo stile leggero e le
efficaci descrizioni, la mente ne
segue i labirinti, fino alla suspence
degna di un thriller che comanda i tasti
dell’emozione fino a farli impazzire.
riconoscibili, semplici eppure cariche di significato. Che si lasciano cullare,
suscitando empatia, ribrezzo, sincera solidarietà. Mentre la tensione narrativa incatena, stimolando urgenti curiosità.
senza tempo, frutto di ricerche certosine in ambito storico, artistico,
geografico da parte dell’autore. Un
valido contributo alla conoscenza dei luoghi di un Friuli di mezzo e delle
famiglie che ne hanno lasciato traccia.
nel palmo della storia di un piccolo mondo. Che già sbircia a nuovi orizzonti
che si sveleranno nel prossimo libro di Paolo Morganti, di cui si sa già il
titolo “Il calice di San Giovanni”.
Riccione, ad aprile, nella miglior
condizione possibile. E poi correre a bracciate a Barcellona dove, a luglio
2013, si terranno i mondiali. Dopo la sua prima Olimpiade, quella di Londra, dove ha superato se stessa, Alice mai si è seduta sugli allori. Anzi. Con
quella verve che la caratterizza e la modestia che le consente di non
sopravalutarsi, Alice ha collezionato piazzamenti di prestigio. A fine
gennaio, è salita sul podio più alto al
meeting internazionale di Nizza nei 100 sl, con il crono a 55”79. Oltre al bronzo nei 200 ed una 7°
posizione nei 50. Si è regalata, quindi, l’oro italiano assoluto. Un traguardo
che le consente di programmare la stagione 2013 con il vento in poppa ed un
occhio fiducioso alle qualificazioni per i mondiali di Barcellona. Senza
tralasciare l’obiettivo che le fa l’occhiolino: partecipare alle Olimpiadi del
2016 a Rio de Janeiro.