BASTA PARLARE MALE DEI GIOVANI
Basta parlar male dei giovani!
Spesso si parla dei giovani, mettendo in evidenza soltanto i problemi e gli aspetti negativi, forse dimenticando che sono il piedistallo su cui poggerà il nostro futuro,
Che ci sono, è vero, ma non è altrettanto vero che ci sono sempre stati?
Si dice che abbiano sempre gli occhi sul cellulare, ma li hanno anche i nonni e i genitori di ogni età.
Che si chiudano a chiave e passino le notti aspettando messaggi o davanti al computer, ma lo fanno anche molti adulti. Più di quanti si creda.
Che siano depressi e anoressici, ma le farmacie non vivono soltanto con loro.
Che amino canzoni o pseudo canzoni con testi spesso aberranti, pura e semplice spazzatura, è vero, ma quante canzoni in inglese o in altre lingue si cantano senza sapere il significato? I testi vengono definiti violenza inaccettabile, eppure ci sono genitori che – in tempi pre-Covid – accompagnavano i figli di 12 anni ai concerti di chi li canta. Le parole di certe canzoni sono molto discutibili eppure spopolano tra i ragazzini e piacciono perfino ai bambini piccoli, che cantano di droga, di sesso, di vita sballata davanti ad adulti consenzienti e fin compiaciuti.
Che sia un mondo che va al contrario?
L’impressione è che sia davvero così, aggiungendo il fatto che il clima è impazzito, che droga, alcol e prostituzione buttino giovani cervelli e speranze nella spazzatura. Senza bisogno di tirare in ballo il benedetto Covid 19!
Eppure, nonostante queste premesse, voglio evidenziare gli aspetti positivi dei nostri ragazzi.
Perché sono moltissimi, ma passano inosservati, perché, si sa, il “bene non fa notizia”. Forse, perché, altrimenti, non si venderebbero più i giornali o si spegnerebbero le televisioni? O, forse, perché sono tante le persone che si nutrono di negatività e di disgrazie?
Capisco che essere giovani oggi non sia per niente facile, con troppi anziani che occupano i posti di lavoro e di potere, che sanno tutto e li guardano tentennando la testa, dimenticando ciò che hanno combinato “ai loro tempi”. Con troppi genitori che si separano e li costringono a diventare doppi pezzi, in famiglie allargate. Con la scuola che fa cilecca, dove la competizione diventa un cappio al collo. Con i giudizi, il bullismo, e l’isolamento forzato di oltre un anno, che ha acuito tutto questo. Con le droghe e l’alcol facile, spacciati sulle porte delle scuole e internet che fa avere tutto e subito. E poi il lavoro, che c’è, ma, spesso, pretende esperienza.
Ma come si fa questa benedetta esperienza?
Sarà vita facile questa? No, per niente.
Nonostante i dati inquietanti di ragazzi che non studiano, non lavorano, non si formano, io so che ci sono ragazze e ragazzi, che non c’entrano nulla con quanto descritto, che studiano e con profitto, che lavorano, adattandosi a operosità umili pur di avere un minimo di autonomia, che fanno musica e volontariato, che salgono sulle ambulanze e portano da mangiare ai senzatetto, collaborano nelle parrocchie e nei centri sociali.
Io so che ci sono ragazze e ragazzi, che hanno sogni, aspirazioni e che si danno molto da fare per realizzarli, senza trascurare gli altri, ma, anzi, dedicando tempo ai progetti socialmente utili e al volontariato. Conosco studenti che fanno i camerieri o distribuiscono volantini al mercato, che fanno buona musica e che studiano e studiano e studiano. Incuranti della fatica o dello scherno da parte di chi se la spassa, magari a spese di genitori e di nonni “bancomat”, sono laboriosi e sanno indossare garbo e sorrisi.
Sono loro i giovani che contano, che hanno idee da vendere e sempre impegnati. Sono loro la nuova risorsa per l’Italia, per le nostre comunità e sono la vera speranza per il nostro futuro.
Sono la generazione Z, i nati dal 2000 in poi. Un esercito che scalpita per far sentire la propria voce e dalla quale tutti abbiamo molto da imparare. E non c’è Covid che tenga! da Il Paese novembre 2021