TRADIZIONI IN FILA con i NOVELLIERI di VARMO (UD)
VIDEO visibile su http://youtu.be/5wmDlBOTHQ0
Un tuffo indietro nel tempo, per arrivare a quello del dopo guerra, quando le famiglie si riunivano nella stalla per la durata di una sera d’inverno, nella sede alpini di Varmo. Gli elementi c’erano tutti. Le balle di paglia su cui sedersi, la “gorlete”, le sporte, le lettrici ed i lettori vestiti come allora, con gli scialli e il fazzoletto in testa.
Poteva mancare la fisarmonica? Certo che no. E Vanni di Virco ha allietato le conte e i proverbi snocciolati con maestria dai “Novellieri” ovvero Maria, Edda, Marisa, Marinella, Luigi, Liliana, Maria Grazia, Giannina e l’ideatore, insegnante all’Ute e anima del gruppo, Pauli Bortolussi.
Le interpreti si divertivano e si vedeva. La loro allegria era contagiosa e l’atmosfera che subito si è creata era di quelle autentiche, nate da una forma nobile di semplicità. La tradizione contadina ha fatto spettacolo e ha dato un assaggio di quella che era la normalità nelle sere trascorse nella stalla. Dove le nonne raccontavano storie di orchi e streghe ai bambini, e gli uomini pensavano all’indomani e al suo carico di fatica e lavoro nei campi.
Aleggiava quella serenità fatta di canzoni come “ E’ arrivato l’ambasciatore” o “Sul punt di Braulins” o la commovente “ Torne sisile torne, i uceluts a cjantin sul vecio cocolâr. Torne ninine se nò mi par unviâr”, “Amor dammi quel fazzolettino”. E i proverbi in fila, intramezzati da battute, gossip in stile anni 50, e risate spruzzanti saggezza e cultura. “Omp discjapelât, omp disonorât”, “San Benedet, la sisile sot dal tet”, “Anade di erbe anade di mierde”, sotto il filo conduttore di “Me mari a diseve simpri”. Una di quelle sere che fanno stare bene e risvegliano il sorriso.
Un’idea della stalla di un tempo
E a fine serata si continua a cantare e a chiacchierare. Ad incorniciare una serata dotata di una particolare semplicità dal sapore antico e buono.