Gustavo Zanin, Maestro Organaro, Codroipo (UD). L’addio
Gustavo Zanin: 1930- 2021. Mancato il 19 aprile 2021 – Codroipo (Ud).
Il suo nome era, è, rimarrà Gustavo Zanin, nato il 18 aprile 1930, alle ore 4.00 – stessa ora e data di Jean Guillon, celebre organista francese – nella casa vicino al ponte del Municipio, a Camino al Tagliamento, all’epoca frazione di Codroipo. Il giorno dopo il 91esimo compleanno, ha dovuto prendere la via del cielo – obbedendo al Covid – scrivendo la parola fine al film della sua vita, girato sulle canne dei suoi quattrocento organi, che suonano in tutto il mondo.
Una folta chioma d’argento a incorniciare il sapiente volto, la palpabile emozione leggibile negli occhi vivaci e svegli, forgiati da una storia lunga 91 anni, vissuti all’ennesima energia.
Nella valigia un raro talento: fabbricare organi.
L’ultimo dei romantici e dei veri gentiluomini, di quelli che hanno una parola per tutti e non fanno distinzioni tra le persone e conservano il dono della semplicità, pur essendo un vero signore: il Signore degli Organi e delle Sfere Celesti.
Ricco di quella affascinante e colta eleganza che traspare dal sorriso amichevole a ogni incontro. Un uomo baciato da tante primavere, ma con la vitalità di un ragazzino che ringrazia la sua sposa, signora Marinella, e tutte le spose delle sette generazioni che han dato vanto e lustro alla sua Azienda, “Organi Zanin”, che continua, ricalcando il suo solco.
Perle di saggezza le sue, miste a racconti dalla schietta ilarità, svelate con l’abilità di un cantastorie provetto e intrecciate nelle favole teatrali. Mai saccente, nonostante l’enciclopedica cultura.
Figlio del mondo, ma sempre ancorato alla propria terra.
Una vita di incontri prestigiosi. Gazzelloni, flauto d’oro, Principe Ranieri di Monaco, Mario Del Monaco, i presidenti Ciampi, Spadolini, Andreotti, Heider, Vespa, Nureyev e molti altri.
Una vita vissuta col vento in poppa, la sua: da organaro gentiluomo.
“Maestro Organaro” è, infatti, il titolo costruito pazientemente fin da quando aveva cinque anni e imparava dal padre Francesco a premere i tasti, attendendo con lui il momento in cui i suoni di tutte le canne raggiungevano l’ accordatura. All’inizio era fastidiosa come mare in tempesta. Poi si placava e nasceva l’accordo.
A sette anni comprendeva la divisione armonica e poi, man mano, le frequenze che intercorrono fra le note. In seguito, affinava la preparazione presso gli istituti musicali e tecnici udinesi, continuando sempre a lavorare insieme al padre. Oltre 400 sono gli organi realizzati in tutto il mondo e molti quelli restaurati in Friuli dopo il terremoto del 1976. Ben due fanno parte del patrimonio della Chiesa di San Quirino a Udine, l’organo della chiesa antica di Francesco Zanin e la opus 837 di Gustavo.
Proprio qui si è tenuta la cerimonia di conferimento del più alto titolo accademico, consegnato dal Rettore Alberto De Toni, il 10 luglio 2017: la laurea Honoris Causa. «Dopo la parola di Dio, solo la musica merita di essere lodata. Non cambierei con nient’altro la poca musica che so», le parole del neo dottore.
« Egli è uno dei friulani che ha saputo portare in tutto il mondo la maestria della sua terra. Quando la passione e il mestiere si accordano al senso di appartenenza, si raggiunge l’apice dell’ingegno imprenditoriale. Grande storia, creatività e innovazione trovano mirabilmente realizzazione nella bottega Zanin, dove la tecnica del suono è in connubio con la tecnologia. Un’ azienda che sfida il mercato lavorando in 5 continenti. La Laurea unisce all’ arte e alla creatività il saper fare impresa. Sei un vero maestro. Hai regalato una storia da raccontare. Un orgoglio che tu e la tua famiglia avete reso alla nostra terra», le parole del rettore De Toni.
Da una sua Lectio Magistralis: “Cos’è il suono?… Pitagora aveva scoperto che ogni corpo che si muove emette un battito, una frequenza, un suono. Il Big Bang nasce dal suono? Sì, dato che le sfere celesti, nel loro movimento, emettono suoni.
L’uomo riesce nella vita pratica a usare i suoni? I nostri antenati raccoglievano oggetti e diventarono cacciatori. Avevano bisogno di avvicinarsi alla selvaggina e inventarono uno strumento che noi usiamo ancora, la liana, l’arco, la cerbottana, poi i flauti o auli, le zampogne. Al suono serviva, però, la giusta scala per esplorare i vari sentimenti. I suoni che emettono vibrazioni hanno gli stessi toni dei colori.
C’è da pensare che veniamo dal cielo e la musica pure. Ma l’uomo è troppo distratto. Peccato, perché la persona è fatta per risuonare. Ecco…l’organo dà il senso del mistero dell’universo. Dalle fondamenta di un palazzo all’infinito. I suoni lontani tra loro creano l’armonia delle sfere celesti.”
Ho avuto con Gustavo un rapporto molto speciale: di stima, rispetto e di una speciale forma di affetto che rendeva grandiosi i nostri incontri. Mi voleva ai suoi eventi. Lo “precettavo” ai miei: c’eravamo, sempre, uno per l’altro. Un mese fa, 19 marzo 21, mi aveva telefonato. Erano le ore 20.00. Mi aveva confidato la preoccupazione per la sua sposa, signora Marinella: “Io l’ho vista donna forte. Era un’atleta. Adesso, per me è triste vederla seduta, sai? Ma, io, le porto ogni mattina il caffè a letto, con un fiore. Perchè lei mi ha dedicato la sua vita, la sua comprensione e la sua pazienza. Non potrò mai ricambiarla abbastanza.”
Indimenticabile l’ultimo, straordinario, discorso alla presentazione del mio libro “Nonni”, il 3 ottobre 2020. In 12 minuti, ha incantato, commosso, affascinato. Mi ha inondata di pregio.
Mai potrò scordarti: Gustavo, il Signore delle Sfere Celesti.
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A Gustavo: L’ultima radice Lettera di Livio Lena (Codroipo)
Avevamo tredici anni di differenza e mi conosceva molto bene. Era un vero amico!
È proprio vero: chi trova un amico trova un tesoro e, io, in lui, lo avevo trovato. Mi chiamava “maestro”, non so nemmeno io perché. Solo nell’ultima telefonata, la domenica prima della sua “partenza”, mi ha chiamato Livio. «Sono in ospedale, ricoverato per Covid. Ho scelto te per dirti questa cosa. In un momento di difficoltà fisica ho il privilegio di avere il conforto di mio figlio, con la stessa patologia. Credo sia il massimo».
L’avevo sentito molto provato e, in cuor mio, speravo ce l’avesse fatta. Purtroppo, non è andata così.
All’inizio di aprile 2021, mi aveva telefonato dicendomi: «Maestro, ho desiderio di mangiare la tua pizza». Onorato, gliel’avevo fatta e consegnata, tramite mia figlia.
Insieme, nell’arco delle nostre vite, abbiamo condiviso momenti piacevoli.
Era un vero uomo: nel suo lavoro di Organaro e nei vari impegni sociali ha avuto molte soddisfazioni.
Da filosofo qual era, prediligeva l’espressione “Essere”. Per essere, diceva, bisogna lavorare molto su se stessi.
Una delle qualità che ho sempre apprezzato in lui era la sete di sapere. Solo per fare un esempio, a 86 anni, aveva iniziato a studiare il tedesco.
Un’altra era la fede. La vita è difficile per tutti, così è sempre stato, ma, in questo tempo, ancora di più. Ogni persona dovrebbe – o, almeno forzarsi – di aver queste qualità: conoscenza, fede, volontà.
Sostengo con tutte le mie forze la fede. Senza di lei è impossibile affrontare la vita.
Gustavo, uomo di spessore eppure umile, quando era necessario non faceva sconti.
In qualità di autotrasportatore ho consegnato i suoi preziosi organi in tutta Italia. Con orgoglio, condividevo i viaggi con i figli Francesco e Giovanni. Entrambi erano una miscela del padre: cortese, Francesco, esuberante, Giovanni. Gustavo è stato un buon padre, anche per Anna, sempre amorevole, come è stato un buon marito per la signora Marinella, e un buon nonno.
Egli mi accompagnava, tenendomi a braccetto, verso le canne e gli organi in restauro. Quello che gli stava più a cuore era quello del Duomo di Venzone, restaurato dopo il terremoto del 76.
Con Gustavo si filosofava. Quanto mi piaceva!
Per me è stato una buona colonna e, ora, mi manca. Ha creato un vuoto incolmabile in me. Non troverò più una persona come lui, con cui dialogare. Non avevo la sua preparazione culturale eppure riuscivo perfino a sostenerne il dialogo. Chissà, forse per questo mi chiamava Maestro!
Al funerale di Gustavo ho apprezzato l’espressione del Monsignor Bettuzzi quando lo ha paragonato a Mosè per la folta capigliatura e non solo.
Dal profondo del mio cuore, esprimo un sentito grazie per gli insegnamenti che mi ha lasciato in eredità. Non moriranno mai. Con gratitudine.
Emilio Sabatini
Come sempre Cara Pierina mi hai commosso con le tue parole dettate dal cuore per il nostro onorato Gustavo paesano illustrissimo quando ci incontravamo non vedeva l’ora di ricordarmi di mio padre Walter e si complimentava continuamente con me .
Grazie x le bellissime parole.