CONCERTO BLUES con allievi SCUOLA di Musica “Città di Codroipo” – 7 maggio 2017
una vasta comunità di neri che trova all’improvviso la forza e il
coraggio di esprimere la propria angoscia in un lamento di dolore, che
si traduce talvolta in un grido
provocato dalla miseria, dal vuoto che è inconsciamente alle proprie
spalle.
Nel
canto blues comunque persiste ancora la tristezza e il dolore
quotidiano che si tramuta in speranza di miglioria e si esprime
originariamente con canti accompagnati dal solo battito delle mani e
non dalla musica, conservando sempre il caratteristico aspetto di
poesia capace di esprimere una condizione di desolato rammarico e di
aspra nostalgia.
I blues cantano argomenti più disparati che nascono proprio dalla situazione di schiavitù che è la base dell’ispirazione.
A partire da queste umili origini, il blues crebbe fino a diventare
la forma di musica popolare più registrata, finendo per influenzare
fortemente, o addirittura a far nascere, molti degli stili della musica
popolare moderna e diventando, a partire dagli anni 1960, uno dei
fattori d’influenza dominanti nella musica pop.
Blues alla scuola di Musica di Codroipo, spiegato dagli insegnanti Jeremy Serravalle e Alessandro Dri responsabili dei dipartimenti di Musica Moderna e Jazz.
In rappresentanza degli altri insegnanti Elsa Martin, marko Cepak, Marco Locatelli, Cristian Colusso, Alessandro Turket, Nevio Zaninotto, anche direttore della Big Band.
Grande apprezzamento è stato espresso dalla Direttrice e insegnante della scuola, Elena Blessano.
Marco Locatelli, insegnante di chitarra ed Elsa Martin, insegnante di canto, presentatori di un concerto evento, da non definire “Saggio” ma forma d’arte, espressa da allievi che la plasmano con grande umiltà ma altrettanto grande impegno.
Perchè è stato scelto il linguaggio del blues?
Perchè si è diffuso dappertutto, ha detto Marco, snocciolandone la storia e la divulgazione.
Dai campi di cotone ai locali – dove c’era sempre il pianoforte – fino alle linee melodiche che continuano però la rivoluzione.
Trasformandosi in Rock and roll e plasmandosi al padre della chitarra elettrica, Jimmy Hendrix.
Ciò che affascina del Blues è la semplicità. Pochi accordi. Se la musica fosse poesia sarebbe l’aforisma ovvero di poche parole.
Il Blues è facile da suonare e difficile da spiegare.
Blues, forma di musica vocale e strumentale caratterizzata da una struttura ripetitiva di dodici battute e dall’uso, nella melodia, delle ” Blue note”, che associano il colore blu al senso di nostalgia e tristezza tipico della musica afro-americana.
Stop alle parole per dare il La al Blues.
Già il primo brano ” Hoochie Coochie Man” infiamma. Damiano Maiero alla voce. Segue “Feeling Good” con Jody Bortoluzzi alla voce. Anna Tamburlini (voce) è in perfetto stile con “Boom Boom”, “At Last” , “Sir Duke”, “Story of the Blues”.
Ed ecco i fiati della Big Band che in “The Jody Grind”, “Green Onions”, “Maybe” con la voce di Monica Commisso, “Georgia on my mind” e “What I Say” con la voce di Damiano Maiero, ha dato filo da torcere all’energia scatenante che ha unito in un filo tenace i concertisti e il pubblico.
Poi, il concerto continua il suo ballo tra le note e i cambi di strumenti e musicisti, con quel dinamismo che fa volare il tempo e ne rende meraviglioso ogni istante. Miracolo della musica. Miracolo del Blues.
120 minuti di carica entusiasmante. Esplosiva, ma sempre con le note in elegante dialogo.
I quattro cantanti insieme nel brano finale “Sweet Home Chicago” versione Blues Brothers,
famosa canzone popolare blues, scritta nella sua prima versione d Robert Johnson nel 1936. È diventata una delle più diffuse canzoni blues su Chicago grazie alle interpretazioni dei Blues Brothers.
Gli insegnanti sul palco e poi tutti gli interpreti, in una allegra passerella che sa unire le generazioni nel nome del bene universale chiamato MUSICA.
Blues in questo concerto.
Chissà quale nel prossimo?
VIDEO (The Jody Grind) https://youtu.be/nIv_A-DxXbY
Mattia P.
notevole, notevole, notevole. Concerto da televisione