FORTE e CHIARO, mensile del Medio Friuli – mese aprile 2016
CODROIPO AI RAGGI X
diretta dal Dott. Lionello Baruzzini:
1368 nell’anno accademico 2015-16.
472 a Codroipo, 112 a Bertiolo, 164 a Lestizza e 620 a Rivignano. 551
hanno un’età compresa tra i 61 e i 70 anni e 239 tra i 30 e i 50. Per il 67%
sono donne. Ne sarebbe orgogliosa anche
la fondatrice, la signora Alberta Querini Petris di Codroipo, che nel 1987 la
diede alla luce, insieme ad un gruppo di volontari.
inosservata a chi lavora o è occupato per molte ore al giorno. Nemmeno io mi ero accorta del capitale umano
e della rete di volontariato che le dà vita finché non vi sono approdata, lo scorso settembre.
Mi sono subito resa conto di quante persone donino tempo e competenze sotto
varie forme a chi sceglie di frequentare i tantissimi corsi e iniziative in
programma. Un servizio insostituibile e impensabile se fosse soggetto a
compenso, sia che si tratti di docenti che di personale di segreteria, manutenzione dei locali, allestimenti e
organizzazione di eventi. Insomma, l’U.T.E. è una scuola da “ammirare”, come
recita in una poesia Luigina Zanello sulla rivista Pantere d’Argento, scritta
dai corsisti dei vari comuni.
cambio, da settembre a fine marzo, un ricco ventaglio di corsi che spaziano
dalle discipline letterarie, storiche, artistiche, linguistiche e scientifiche,
alle più attuali, come informatica,
giochi di carte e di pétanque, ballo, salute, Hasya Yoga, fotografia. La
sede di Codroipo è in Piazza Dante, dove un tempo piccoli eserciti di bambini,
con grembiuli, colletti e fiocchi, hanno
imparato a leggere e scrivere. Il bello è che molti di essi si sono rincontrati
proprio lì, entrando dalla stessa porta e ricordando aule, maestre e
particolari che si credevano dimenticati. Quella mitica scuola dai lunghi
corridoi e alti soffitti, non è invecchiata, anzi. In tutti questi anni io,
passandoci davanti, vedevo persone entrare e uscire ma le notavo appena. A
settembre le ho ritrovate e con la stessa emozione del primo giorno di scuola. Ex colleghe, ex
compagne di scuola cui chiedere “Anche tu? Che corso frequenti?” Un puzzle di
capelli innevati e visi bambini un po’ segnati ma sempre ben riconoscibili. Io
mi ero iscritta ai corsi di ballo e inglese ma il mio rapporto conflittuale con
questa lingua ha avuto il sopravvento però il ballo… sì, devo dire che mi ha
dato molto, grazie ai maestri Bruno Gambin, a sua moglie Emanuela, e a chi si è prodigato per insegnarmi qualche passo.
Nei balli di gruppo ero a livello sottozero e, fin dal primo ingresso, ho
ricevuto in dono una quantità incredibile di sorrisi accoglienti. Col valzer
iniziale non è andata male ma con i balli di gruppo ero un disastro. Sul punto di arrendermi ho sentito una mano
decisa trascinarmi letteralmente in pista con un “Noo, no sentati. Ven cun me.
Un,doi,tre,cuatri”. Era di Sandra, agile ballerina dalle scarpe rosse che
incontravo per la prima volta. Altre mani mi hanno accompagnata negli “Avanti,
destra, sinistra, giro” fino a che, piano piano, ho imparato anch’io a stare in
gruppo al passo della musica. Al corso di ballo ho trovato quella genuina forma
di solidarietà che, ogni mercoledì, mi ha regalato un gradevole benessere lungo
due ore. Ma l’U.T.E. non è solo questo,
anzi. Dai viaggi alle conferenze, dai concerti alle mostre è tutto un
organizzare, promuovere, sollecitare alla socializzazione e allo svago, senza
mai dimenticare il gusto di imparare e dare ossigeno alla memoria e al
cervello. Fattori di primaria importanza, soprattutto quando l’anagrafe segna
gli “Anta”. Ecco, questo è lo spirito dell’U.T.E. Associazione di Promozione Sociale, senza
fini di lucro. Promuovere il benessere
dei cittadini, sviluppare nuove relazioni,
combattere la solitudine, creare nuove opportunità culturali alla
portata di tutti. Evviva l’UTE, quindi, questo mondo di certo NON a parte e
tutti coloro che si impegnano generosamente per darle ossigeno.
che fino ad allora conoscevo solo di nome. Ho scelto il corso di ballo perché
volevo imparare i ballid i gruppo, nei quali ero a livello sottozero. Fin dal
primo ingresso in palestra, ho ricevuto in dono una quantità incredibile di
sorrisi accoglienti e rassicuranti,
Gambin e dalla moglie Emanuela e poi dalla musica. Valzer iniziale? Va beh!
proviamoci.
quelle evoluzioni così forestiere ma, dopo alcuni tentativi di capirci
qualcosa, avevo deciso di sedermi. Ma, prima che riuscissi a farlo, una mano
decisa mi stava letteralmente trainando in pista con un “Nooo, no sentati.
Ven cun me. Un, doi, tre, cuatri”. Quella
mano decisa era di Sandra, agile ballerina dalle scarpe rosse che incontravo per
la prima volta. Dopo i suoi” avanti, a destra, a sinistra” ecco un’altra
mano prendermi e accompagnarmi nelle giravolte, e poi un’altra voce spiegarmi che “devi immaginare una
croce.” Queste generose persone, allora sconosciute, mi hanno dato il coraggio di continuare a imparare. Non da
meno il maestro Gambin con le sue raccomandazioni “l’importante è imparare
bene.” Al corso ho conosciuto altre persone che, come me, erano profane del
ballo, Tra “imbranati” ci intendevamo a meraviglia.
ho imparato piano piano”. 0ra l’appuntamento del ballo del mercoledì,
dalle17.00 alle 19,00, è diventato imperdibile. Primo, perché è davvero
rasserenante incontrare belle persone che sono lì per ballare, semplicemente, in
buona compagnia, facendo una ginnastica corroborante e ascoltando tanta musica.
Dal liscio ai balli di gruppo i passi si arricchiscono ogni volta un po’ di più
e riuscire a stare in pista si trasforma ingioia e soddisfazione per me. Della
serie “Anch’io posso farcela”. Dall’eroismo dei primi, goffi, passi
ora riconosco la musica e la sequenza dei movimenti. E vedo chi mi ha accolta
guardarmi con soddisfazione e controllare con un sorriso le inevitabili
inesattezze. 0ppure dirmi “Vioditu ce ben?” Al corso di ballo ho trovato
quella genuina forma di solidarietà che mi regala una gradevole forma di
benessere lunga due ore ogni settimana.
e a tutti coloro che si impegnano generosamente per darle vita.