Giornata mondiale della Poesia e primo giorno di Primavera al tempo del Coronavirus 21 marzo 2020
Benvenuta Primavera, più che mai questa non è frase fatta. Lei è arrivata, incosapevole e ignara di ciò che ci sta accadendo. Lei spinge, fiorisce, profuma di nuovo. Stamattina ho aperto la finestra che dà sulla strada. Nessuno che cammina, case ingessate. In concerto i passerotti e i cuculi. Di solito il silenzio mi piace ma oggi rimbomba nelle orecchie. Eppure è Primavera, la rinascita dopo l’inverno. Ma oggi, come da vari giorni ormai e chissà per quanto, l’inverno è dentro. macina ghiaccio nelle ossa, nei pensieri, soffia sulle paure e le amplifica. Mancano le persone. Mancano gli abbracci. Manca una parola che non sia al telefono, in televisione e in altri mezzi mediatici. Il mondo è in castigo. Io lo sono.
Invidio le rare persone che passano in auto, addirittura con la mascherina. La mia è a riposo assoluto. Da nove giorni non esco dal portone. Questa libertà negata mi fa effetto malinconia. Ma fuori c’è sempre il sole, da giorni. Il cielo azzurro fa da cornice a una Primavera perfetta. Ma senza vita, al di fuori della natura che sta facendo i suoi miracoli più belli. Il coprifuoco silenzioso si posa sui boccioli degli alberi, bottoni di speranza.
Un’auto dei vigili passa, lenta, e raccomanda di stare a casa, di non uscire. La televisione, anche se la vedo poco, fa accapponare la pelle e il cuore. Camion militari trasportano bare verso i forni crematori. arrivano anche da noi, in Friuli, a Cervignano e dove c’è posto. Dentro ogni bara ci sono persone che hanno esalato l’ultimo respiro da soli o, se è andata loro bene, con gli occhi di qualche infermiere o dottore bardato fino all’inverosimile e stanco. Tanto stanco. Immagino il dolore di chi resta, senza alcun conforto, senza la possibilità dell’ultima stretta di mano.
Ecco la Primavera al tempo del Corona Virus. Ecco la vita quotidiana, anche di chi sta bene, di chi sta a casa. Ma non sempre casa vuol dire serenità. Anzi, stando giocoforza insieme giorno e notte tra le quattro mura può innescare una bomba a orologeria. In agguato depressione, insonnia, pensieri neri, litigi.
Ed è Primavera chiede pazienza. Non c’è altro. arrabbiarsi, magari con chi sta vicino, sarà pure liberatorio ma non cambia nulla. I fatti parlano da soli. Parlano chiaro. Siamo agli arresti domiciliari.
Meno male che può aiutare la POESIA. Già, oggi è anche la GIORNATA MONDIALE DELLA POESIA.
E’ importante sempre la Poesia, ma soprattutto oggi, come voce del nostro tempo, nel rispetto della personalità e della storia di chi ama esprimersi con la scrittura. Io ho la fortuna di averla come amica. Forse sono poeta? Ma cosa vuol dire la parola POETA? Deriva dal verbo greco POIEO che vuol dire semplicemente FARE. Su Wikipedia si legge che un poeta è uno scrittore di poesie.
Cosa vuol dire POESIA?
La poesia è l’arte di mettere insieme parole, suoni e ritmi per esprimere contenuti, emozioni personali. Per questo la poesia è imparentata con la musica che mette insieme note, suoni, ritmi. Il valore aggiunto della musica e della poesia, secondo me, sta nell’emozione che sa dare. Tutti siamo cacciatori di emozioni e, per averle e trasmetterle, la poesia ha bisogno della LIBERTA’. I bambini sono i migliori poeti. Perché sono alla fonte del sapere e possiedono una umanità totale. Poi la scuola e la società spengono questo patrimonio. Chi riesce a sfuggire a tutto questo ha una buona speranza di diventare un poeta.
Chi è il poeta?
E’ qualcuno che vede le cose che altri non vedono. Che sa cogliere particolari ed emozioni in TUTTO. E sente l’esigenza di scriverle. Fermarle. Per sé, prima di tutto. Per un poeta non è pensabile lasciar perdere. Lasciar correre o rimandare a un’altra volta. Deve scriverle quelle parole perché sono loro che in modo prepotente decidono di uscire e diventare segni. Il poeta scrive per vuotare un pieno che ha dentro e preme. Non per riempire un vuoto. Perché un poeta non è mai solo né vuoto. Perché ha le parole che lo tartassano, lo obbligano a farle uscire, ma gli fanno compagnia e sono TERAPEUTICHE. E questa è una magia, una fata o una strega con cui chi scrive ha a che fare sempre.
Queste sono dunque poesie?
Anche se magari non rientrano nei canoni della metrica, della rima, delle regole auliche? Per fortuna SI. Esattamente come quelle dei bambini. Loro non conoscono Dante. Poi accadono occasioni, come questa. La condivisione, si sa, dà gioia. Se poi genera emozione dà felicità. Essere ascoltato è una delle cose che gratificano di più chi scrive. E’ come una madre che fa vedere il proprio figlio con timidezza ma anche con orgoglio gioioso. Chi non prova questo non è un poeta ma semplicemente uno che scrive.Ma questo è solo il mio punto di vista.
E allora ben venga la poesia che magari SALVA IL MONDO. Inondiamo il mondo malato di poesie. Mi dispiace che oggi non possa trovare realizzazione l’iniziativa di “Metti una poesia in valigia per un viaggio nelle emozioni” nè che Corte Italia a Codroipo (Ud), la mia città, non possa essere Corte della Poesia.
Mi rotolo sul prato
dove il buon senso ha fatto fiorire le viole.
Alzo gli occhi al cielo,
ascolto il silenzio. Vi leggo la mia storia.
Taccio anche io. La paura scivola libera.
Mentre il cinguettare lieto di uccelli
è canto libero e chiaro.
Mi accorgo di non averlo mai sentito prima. Così.
Vieni, primavera,
imprudente e audace amante della terra,
dai voce al cuore della foresta!
Vieni in raffiche irrequiete
dove i fiori sbocciano improvvisi,
fai spuntare nuove foglie!
Scoppia, come una rivolta di luce…
Irrompi nella città rumorosa,
libera parole ed energie soffocate,
dai forza alla nostra svogliata battaglia
e conquista la morte! Tagore
Autrice della fotografia in evidenza: IRENE TONEATTO