Gustavo Zanin: targa ricordo a Codroipo (Ud) 4 maggio 2024
Gustavo Zanin ha la sua targa, apposta sul muro dell’edificio, in via 4 novembre, 35, a Codroipo (Ud), per volontà della famiglia e del Comune di Codroipo.
Emozione sincera essere presente alla cerimonia di intitolazione al maestro organaro Gustavo Zanin (1930-2021), dell’edificio che ospita la Scuola di Musica “Città di Codroipo”.
Organo portativo davanti al monumento dei caduti, sotto la statua della Vittoria Alata – ristrutturata dall’orafo Piero De Martin, dopo la bufera dell’ agosto 2017 – i familiari, i figli Annamaria, Francesco, Giovanni, il pubblico delle grandi occasioni, con le massime autorità civili, religiose, militari. Oltre ai sindaci, passati e odierni del Medio Friuli, presidenti di associazioni, di Pro Loco, Rotary e i tanti amici ed estimatori.
Coordinatore, il Vicesindaco Giacomo Trevisan. Parole sentite di gratitudine e stima quelle del sindaco di Codroipo, Guido Nardini “Gustavo, artista, artigiano, uomo concreto, del fare e di intelletto, innamorato dell’arte, determinato, un signore, esempio di stile e di amore per la famiglia, in primis per la moglie, signora Marinella Sonego.
Il sindaco di Udine, Felice De Toni, ha ricordato la Laurea “Honoris causa in beni culturali” conferita dall’Università di Udine nel 2017, oltre alla passione, all’ingegno imprenditoriale e alla spiritualità.
Per l’Assessore regionale, Riccardo Riccardi, Gustavo Zanin è stato un vulcano, un ambasciatore del mondo, capace di trascinare nel suo sapere.
Il Vicario del prefetto di Udine, Giovanni Maria Leo, ha chiarito come la legge del 1927 permette di intitolare un luogo pubblico, prima dei dieci anni dalla scomparsa, solo a chi ha meriti di divulgazione internazionali, come Zanin. Per Mauro Bordin, Presidente del Consiglio regionale, la cerimonia attesta il giusto onore a un uomo che ha scritto la storia del Friuli e l’ha portata nel mondo.
Per il musicologo Alessio Screm, Zanin era un filantropo umile al passo con i tempi, cultore del bello, maestro in una arte artigianale rara, di nicchia, che avvicina a Dio, quella della costruzione e del restauro degli organi. Fin dai suoi cinque aveva imparato, dal nonno Beniamino a dal padre Francesco, tutta la complessa filiera di lavorazione. Perché “un organo è persona”, sosteneva.
E agli oltre 400 organi costruiti, dai portativi ai monumentali, sparsi nel mondo e ai molti recuperati e ristrutturati, egli voleva bene. Nessuno ha fatto un percorso come lui.
Emozionante il momento dello scoprimento della targa, della benedizione di Don Ivan Bettuzzi e del saluto della famiglia, da parte di Francesco Zanin, che, insieme al figlio Carlo, continua la tradizione, giunta sull’orlo dei 200 anni di storia, e alla settima generazione. dal Messaggero Veneto 28 aprile 24