“IL GIARDINO DEL BENANDANTE” di Paolo Morganti – Varmo (Ud)
Nico Odorico, musicista e arrangiatore
Franco Gover, ricercatore e storico dell’arte
con Paolo Morganti, autore del romanzo
Pubblico in sala consiliare a Varmo
Cristiana Carella e Sindaco di Varmo, Sergio Michelin
Il lettore…cosa si aspetta di trovare tra le pagine del romanzo?
tra i meandri del rinascimento friulano?
Ricerca
tra i virtuosismi di magie e superstizioni?
Romanzo storico?
Il romanzo è un magico mescolarsi di questi e
tanti altri elementi. Ci sono, per esempio, i personaggi che si muovono sul fazzoletto di terra del Medio Friuli, quella su cui camminiamo ancora oggi. Ricca di castelli, di trame, invidie, vendette, perdoni. Dove il Tagliamento è via di riferimento che delinea le Terre di Mezzo, al limite tra due mondi, quello dei vivi e quello dei morti. Sono i nostri luoghi, da Varmo a Pieve di Rosa, fino a Latisana, Pordenone. Gocce di mondo sapientemente inserite dall’autore.
Leggere questo romanzo significa partire per un
viaggio a ritroso di 500 anni. E’
partire in punta di piedi, salire su una Freccia Rossa per poi planare con
garbo su lande avvolte da silenzi e
misteri, intrighi e umanità semplice eppure saggia dove spiccano i talenti, il male… il bene…Per poi appisolarsi
su un tappeto di domande leggermente instabile, saziarsi di immagini, lasciando spazio alle meraviglie, ai brividi, ai turbamenti. E’ lasciarsi avvolgere dall’atmosfera di un giallo in odore di TRHILLER. Dove, nelle 4 notti magiche, si riuniscono delle persone molto speciali che vanno VERSO…
in ambito storico, artistico, geografico. Dove la tensione narrativa
incatena, stimola urgenti curiosità.
Complici lo stile leggero e le efficaci descrizioni, il lettore è trascinato d’autorità nei meandri della magia governata dalle forze astrali.
La mente ne segue i labirinti, l’intelletto si nutre di informazioni a tutto tondo, dall’alchimia alla pittura, dalla genesi di un’opera d’arte alla storia del Friuli snocciolata come ciliegie, da appunti di cultura fuori confine, come le rose della Bulgaria, il palissandro del Madagascar, l’ovest di Santiago de Compostela… a una sorta di precisa Bibbia dei poveri.
Fino alla suspence degna di un thriller che comanda i tasti dell’emozione fino a farli impazzire. Mentre il cuore si accomoda sulle vicende umane riconoscibili, semplici eppure cariche di significato. Che si lasciano cullare, suscitando empatia, ribrezzo, sincera solidarietà. E’ un valido contributo alla conoscenza dei luoghi di un Friuli di mezzo e delle famiglie che ne hanno lasciato traccia.
E’ un album di foto d’epoca con didascalie incise in punta di cuore e custodite nel palmo della storia di un piccolo
mondo. Il NOSTRO!
Che già sbircia a nuovi orizzonti che si sveleranno nel
prossimo libro di Paolo Morganti, di cui si sa già il titolo “Il calice di San Giovanni”.
Paolo Morganti
E’ qualcuno così speciale, così fortunato, da essere nato con la
CAMICIA, avvolto nella placenta. Questo,
di fatto, è il passaporto per essere benandante, per scelta e a 21 anni.
Può essere portatore di bene, contro chi è portatore del male. Come? Quando? Cosa gli succede nelle 4 notti magiche
(come quella del 24 giugno, solstizio d’estate)? Nel romanzo la figura del benandante emerge come schiuma sull’onda e permea le vicende con l’alone di mistero e veggenza capace di incatenare alla lettura.
Coro “Bini” di Varmo, diretto da Anna Canal, canta “Scjaraçule, maraçule” l’inno dei benandanti.
Scjaraçule maraçule sono parole antiche ad indicare un ramo di finocchio che nell’antichità veniva adoperato, secondo i riti pagani, per invocare la pioggia.
Trapule e trapulon (rafforzativo) sta per persona inaffidabile o bugiarda in senso bonario o ironico.
Testo in lingua friulana:
Scjaraciule Maraciule la lusigne e la cracule, la piciule si niciule di polvar a si tacule.
O’ schiaraciule maraciule cun la rucule e la cocule, la fantate je une trapule il fantat un trapulon.
In italiano:
« Scjaraciule (bastone, bordone) e Maraciule (finocchio), la lucciola e la raganella, la piccola si dondola e di polvere si macchia. O’ scjaraciule maraciule, con la rucola e la noce, la ragazza è una trappola (bugiarda) il ragazzo un trappolone. » |
Il Municipio di Varmo ha ospitato la presentazione del romanzo di Paolo Morganti Il giardino del benandante. Nella corso della serata, in relazione agli argomenti che costituiscono la trama del romanzo, ambientato nel Medio Friuli del 1500, si è parlato anche di benandanti e della pala del Pordenone, conservata nella pieve di san Lorenzo a Varmo.
La presentazione, a cura di Pierina Gallina, è stata accompagnata da canti tradizionali e sacri interpretati dal Coro Giuseppe Bini di Varmo e dalle musiche del compositore e arrangiatore Nico Odorico. Le letture di alcune pagine del romanzo sono state curate da Cristiana Carella e dalla Compagnia ‘Sot la Nape’ di Roveredo di Varmo. L’evento è stato puntualizzato dalla proiezione di immagini fotografiche dei luoghi descritti nel libro, realizzati dalla fotografa Valentina Cipriani. Alla fine della serata, momento conviviale curato dal Gruppo Alpini di Varmo, presso la loro sede, con i vini dell’azienda agricola Ferrin di Bugnins di Camino al Tagliamento e il pane di zucca del panificio Moroso.
La trama
Il romanzo si snoda nelle terre del medio Friuli tra il 1526 e il 1529, periodo in cui il pittore Giovanni Antonio de’ Sacchis, conosciuto come ‘il Pordenone’, dipinge le tele per la pala dell’altare della chiesa di san Lorenzo.
Mentre il pittore schizza i bozzetti preparatori e commissiona allo speziale del luogo i colori, la pacifica e operosa contea di Varmo viene scossa da oscuri omicidi, compiuti privando le vittime del cuore.
Il pragmatico Angelo Tonizzo, comandante della guarnigione del castello, non riuscendo a far luce sulle raccapriccianti morti si trova suo malgrado supportato nelle indagini da pre’ Michele, pievano del luogo, e da Martino da Madrìsio, speziale e alchimista.
Tra una messa, una rogazione e un’indigestione, pre’ Michele distrae Martino dai suoi uffici di speziale e dalla giovane mugnaia Mèliga, conducendolo in calesse in lungo e in largo attraverso le contee, alla ricerca degli indizi lasciati dall’assassino e delle storie personali delle vittime.
Ma il movente è oscuro, se non addirittura diabolico, e i due stentano nel procedere verso la verità che possa permettere l’arresto e la condanna del colpevole. Alcune donne e uomini straordinari, che appartengono a quella schiera di sciamani votati al Bene, conosciuti nel Friuli del XVI secolo con il nome di benandanti, vengono in loro aiuto.
Essi, dalle loro visioni e dalle battaglie combattute in spirito a ogni cambio di stagione contro l’esercito del Male, conoscono la verità e sanno che un immane pericolo minaccia gli uomini e la Natura.
DI PAOLO MORGANTI, SPECCHIO DEL MEDIO
FRIULI DEL 1500
romanzo di Morganti ha dato il “la” ad un autentico tuffo nei tempi andati, intriso
di storia, personaggi, cultori, lettrici,
foto, musica, coro, convivio.
stesso.
ai turbamenti. Nell’atmosfera di un giallo dove, nelle notti magiche, si riuniscono i benandanti. Persone nate con la “camicia” cioè avvolte nella placenta. Portatori di bene, contro chi è portatore del male. E la notte del 24 giugno, l’anima esce dal corpo addormentato e, obbediente al richiamo del suono del tamburo e della stella a sei punte, corre a formare l’esercito del bene che combatte il male, quello riconoscibile dal pentacolo, la stella a 5 punte. Prima che sorga il sole e prima che canti il gallo, l’anima deve tornare nel corpo. Pena la morte dell’involucro terreno. Nel romanzo la figura del benandante conduce per mano il lettore dentro al laboratorio dell’alchimista, dentro la canonica
di un prete in preda ai dubbi, dentro la bottega del Pordenone, pittore invischiato nella magia di colori stregati e nella locanda piena di ubriaconi perdigiorno, gli invisibili per la società. Tutti i personaggi si muovono sul fazzoletto di terra del Medio Friuli, dove il Tagliamento è via di riferimento che delinea le Terre di Mezzo, al limite tra due mondi, quello dei vivi e quello dei morti.
efficaci descrizioni, la mente ne segue i labirinti, fino alla suspence degna di un thriller che comanda i tasti dell’emozione fino a farli impazzire. Mentre il cuore si accomoda sulle vicende umane riconoscibili, semplici eppure cariche di significato. Che si lasciano cullare,
suscitando empatia, ribrezzo, sincera solidarietà. Mentre la tensione narrativa incatena, stimolando urgenti curiosità.
serenella
Complimenti alla conduttrice della serata,
sperando di risentirci presto per organizzare qualcosa assieme…
Così potremo immortalare in una foto la preziosa collaborazione!
Sot la Nape