Il PAESE febbraio 2014
CONTROPELO A CODROIPO… con un’ondata di ricordi su Facebook
Su Facebook
oltre duemila codroipesi di nascita o residenza stanno dando energia ad un
gruppo aperto dove scrivere, condividere ricordi, immagini, dettagli
emozionanti di una Codroipo che forse non c’è più. “Sei di Codroipo se…” sta
accomunando da settimane persone anche residenti in luoghi lontani nell’atto
dello sfogliare un album virtuale che sta ritrovando alla grande la patina
della freschezza. C’è anche la proposta
di un incontro collettivo e si fa a gara per far nascere l’idea più giusta
affinchè ciò che sta emergendo diventi patrimonio di tutti. Sull’onda di un
entusiasmo nutrito da quell’affetto capace di inorgoglire e rafforzare il senso
di appartenenza.
prima della nascita del gruppo, molti codroipesi avevano affidato a Facebook i
loro amari pensieri sulla realtà del 2014 che vede la loro città intristita,
spoglia e monotona.
commenti.
una riflessione personale sulla mia città. Mi ricordo una via Roma piena di
negozi aperti: dischi, elettrodomestici, c’era la “sala degli
assegni”, era una via viva. Ora molti di quei negozi non esistono più e la
malinconia ha preso il sopravvento. Mi ricordo Codroipo a Natale con la
lotteria “Codroipo c’è”. Ora Codroipo NON c’è. L’altro giorno mi
trovavo in una delle tante banche che ci sono in città. Si respira una strana
atmosfera là dentro, pare quasi di sentire le voci degli imprenditori e bancari
di un tempo che facevano gli affari con una stretta di mano. Ora quelle stanze
sono abitate da calcolatori privi di mani da stringere. Forse sono io l’illuso
che pensa che quei tempi siano in qualche modo recuperabili. Eppure una volta a
Codroipo c’era un ospedale, c’erano le scuole in piazza Dante, il judo club, la
scuola di sci. C’era un vero mercato il martedì ed era privo di cineserie.
Probabilmente anche a quei tempi c’era chi si arricchiva con la politica ma lo
faceva con intelligenza, ora c’è un immobilismo completo. Una sorta di
presunzione di intoccabilità che sembra fatta apposta per essere accostata alla
malinconia degli sguardi della gente”.
parliamo poi della piazza, deserta a qualsiasi ora e giorno della settimana, di
San Simone che si sta facendo fare le scarpe dalla fiera dei santi di Rivignano,
delle iniziative per bambini, ragazzi e anziani. Non aggiungo altro…solo
delusione e rammarico.” Non posso che condividere. Ogni volta che vado a
Codroipo trovo un negozio in più inesorabilmente chiuso, un pezzo di storia
perso. Che tristezza”. “ Tutto vero. Ma
nella Codroipo che ricordo io la gente
andava al mercato a comprare,in via Roma, a prendere i dischi da Eugenio, le
scarpe “da Toni” o da “Bernava”, i vestiti all'”Emporio”
o “li di Sant” o da “Zoffi”, adesso vai al Città fiera e trovi mezza Codroipo
con le borse in mano e le donnine del martedì a far spesa dai cinesi“.
nonostante tutto, c’è ancora chi ci crede e lavora duro in mezzo a mille
sacrifici per creare un futuro migliore del presente, partendo proprio da Via
Roma, cercando di invogliare le donne del martedì a non fare acquisti al Città
Fiera. A constatate la realtà son tutti bravi. Ma cercare di migliorarla è
un’altra storia”. “ Se Eugenio non vende più dischi, è perchè la musica la
scarichiamo, più o meno legalmente, da internet, non per colpa delle
“cineserie”. Alzi la mano chi non lo ha fatto almeno una volta”. “ Era una Codroipo che rassicurava e mi
assale la malinconia. Penso alle “vasche” in via Roma e in piazza,
alle sfilate di carnevale, a re Codrop, alla sala giochi e al Montgomery di
Gianni che le mattine accoglieva fior di giovani che “non se la
sentivano” di seguire le lezioni. La rivoglio anche io quella Codroipo”.
si profila qualche soluzione.
soluzione implica che a monte esiste un problema. Analizziamone le cause e, di
conseguenza, la soluzione arriverà da sola”. “ Tutto questo perché viviamo in
un mondo a dimensione di euro, non di persona”.
bisognerebbe chiederlo ai tanti coraggiosi che abbelliscono le vetrine e
accolgono i clienti chiamandoli per nome. Agli imprenditori che ogni mattina e con
orgoglio sfidano la parola “crisi” e marciano come capitani sul campo di
battaglia perché non vogliono lasciare a casa i loro dipendenti e fanno i
miracoli per pagar loro ogni mese lo stipendio. Magari rinunciando al proprio. Credendo
nel lavoro onesto e con la speranza nel taschino.
ancora la cosa più importante.
Facebook è scattata anche a Camino,
sull’onda di Codroipo e altri paesi del Friuli. Astrid Virili si è fatta
promotrice di aprire le porte del gruppo “Tu ses di Cjamin se…” dove ognuno potesse dar voce o, meglio, clic a ciò
che usciva dal proprio cuore su Camino al Tagliamento. In una manciata di
minuti centinaia di suggestioni, fotografie, ricordi, volti e luoghi sono
affiorati, la maggioranza in lingua
friulana, sul web, incollando a schermi
e telefonini caminesi di ogni età e residenza. Chi è nato, chi ha vissuto per
un periodo, che è arrivato da poco o da tanto si è ritrovato in una piazza virtuale e accogliente, a sfogliare quegli album
rinchiusi nei cassetti dimenticati dalla memoria. Ma vigili e pronti a scattare
per una splendida condivisione. In
sintesi, certo, come richiede Facebook,
uno dei tanti miracoli della tecnologia, capace però di far scattare la volontà di
esserci e sentirsi orgogliosamente caminesi, dando scacco matto all’idea di
isolamento imperante. Con la libertà di
esserci a piacimento, a qualsiasi ora.
Opportunità che non ha prezzo e che ha ridato vigore alle campane di Camino e
Glaunicco con tanto di video con Chiminello scampanotadôr. Ha fatto riapparire
i volti del sindaco Primo Marinig, di
Valter il cjaliâr, di Franz e Gustavo
Zanin, di Rite, Gigi Panì, Lucine e Silvio dal for, Angelin Massoul, Nine
Salvestri, fino a Donine e Bruno il pessar di Marano e molti altri. “Tu ses di
Cjamin se tu as fat la comunion cun Don Saverio” “ Se tu as tirat lis sglavaris tal Tiliment”
“Se tu as zujat a balòn inta la Lame da la Glesie” “Se tu as fate la cuccagne”
“ Se tu as imparât a nodâ intal Tiliment”.
E’ il momento dell’entusiasmo quasi collettivo che fa scrivere
tanti messaggi, inserire foto e le prime
idee su come utilizzare ciò che emerge dalla memoria. Alla prossima festa del
vino, per esempio, oppure in qualche raccolta che possa fermare un pezzo di
storia della Camino che fu ma che c’è ancora, viva e pulsante nei giovani
capaci di dar ali alla creatività e all’attaccamento ad un paese che racchiude
una filosofia di vita. Che solo chi ha vissuto o vive a Camino percepisce e ama,
con le mille sfaccettature possibili. E che ora affiora e si affida a Facebook.
In un gruppo aperto chiamato “Tu ses di Cjamin se…”.