IL PAESE – magazine di informazione e cultura del Medio Friuli – marzo 2019 POVERA LINGUA ITALIANA … CHE STIA SPARENDO?
fatica ad accettare i maltrattamenti inflitti alla nostra bella lingua
italiana.
un’egittologa per capire le “K” a piè sospinto, simbologie
geroglifiche, i Tvb, xche, cmq, per dirne solo alcuni. Mi
chiedo poi perché non poter dire autista anziché “driver”, cellulare
invece di “smartphone”, dente blu piuttosto che “bluethoot”, mezzi di
comunicazione invece di “media”.
una delle lingue più belle del pianeta, ma ci stiamo rendendo un po’
ridicoli.
inglesi in un testo italiano e con l’illusa disinvoltura con cui certe persone,
in un tentativo di “fighettaggine”, si
mortificano con strafalcioni inimmaginabili.
l’idea di come possa essere rappresentata una lingua, prendo in prestito il
pensiero dello scrittore Andrea Camilleri.
lingua nazionale può essere raffigurata come un grande, frondoso albero la cui
linfa vitale viene risucchiata attraverso le radici sotterranee che si
estendono per tutto il paese. È soprattutto dal suo stesso terreno, dal suo
stesso humus, che l’albero trae forza e vigore. Se però il dosaggio e
l’equilibrio tra tutte le componenti che formano quel particolare terreno,
quell’unico humus, vengono alterati attraverso l’immissione di altre componenti
totalmente estranee, esse finiscono con l’essere così nocive che le radici,
esattamente come avviene in natura, tendono a rinsecchire, a non trasmettere
più linfa vitale. Da quel momento l’albero comincia a morire. Se comincia a
morire la nostra lingua, è la nostra stessa identità nazionale che viene messa
in pericolo. È stata la lingua italiana, non dimentichiamolo mai, prima ancora
della volontà politica e della necessità storica, a darci il senso
dell’appartenenza, del comun sentire. Nella biblioteca di un mio bisnonno,
vissuto nel più profondo sud borbonico, c’erano La Divina commedia, l’Orlando
furioso e i Promessi sposi”. Purtroppo, e non solo
da oggi, nel nostro mitico Bel Paese si legge sempre meno, a parte i
giornaletti di pettegolezzi gratuiti, e si scrive ancor più raramente.
anche dalla scuola?
Crusca, e riguarda l’insegnamento della lingua italiana nelle nostre scuole. “Nella scuola Primaria «modernizzata» viene
insegnata in maniera sempre più approssimativa, per la mancata considerazione
del complicato processo cerebrale che consente il suo apprendimento, attraverso
l’attivazione, a fini linguistici, della vista e dell’udito, con l’apporto
fondamentale delle operazioni della mano, come la scrittura del corsivo,
importantissima ma sempre più trascurata.
accompagna alla convinzione che ormai serva solo la scrittura elettronica da un
lato e, dall’altro, al desiderio-esigenza di molti insegnanti di andare avanti,
insegnando la grammatica strettamente necessaria e far bella figura con i
docenti dell’ordine successivo di scuola e con i genitori.
peggio, beccandosi a volte, a torto, le qualifiche di dislessici e disgrafici,
che distorcono tutto il loro percorso scolastico successivo”.
secondo quanto osservo, si occupa sempre meno della corretta impugnatura della
mano e della postura, si preoccupa di non umiliare gli allievi correggendo con
la penna rossa o non correggendo affatto, di bandire i temi, i riassunti, le
poesie a memoria, sostituendoli con tante ricerche sul computer.
cresciuta a suon di dettati, sintassi, analisi logica e grammaticale, mi chiedo
se i metodi moderni, che hanno abbandonato
i vecchi esercizi di calligrafia e di attenzione, quasi ossessiva,
all’ortografia, siano altrettanto
validi.
più studenti universitari non sanno esprimersi in un italiano corretto e
comprensibile.
circa, non sappia comunicare verbalmente o in forma scritta utilizzando le
regole base della grammatica e della sintassi proprie della loro lingua?