IL PAESE magazine di cultura e informazione del Medio Friuli – Luglio 2018
tecnologici e la sfida educativa degli adulti.
forse fa ridere ma è una frase che mi è stata detta con orgoglio da un neo
nonno. Tutto giusto perché è così.
D’altronde questa creatura si è sviluppata nel ventre della madre sentendola
parlare al telefono, rispondere ai trilli e alle varie musichette della
suoneria.
che, ormai, ha il monopolio su tutti, senza distinzione di età. Va da sé che nella vita di un bambino, anche
piccolissimo, la presenza della tecnologia è ovunque, perché inserita nella sua
quotidianità.
hanno il cellulare e altri strumenti in mano, in tasca, all’orecchio, in borsa.
Insomma, ovunque.
strumenti tecnologici si abbassa di anno in anno.
continuano a sostenere che, almeno fino agli otto-nove anni è
indispensabile privilegiare il gioco creativo e simbolico oltre che la
relazione diretta tra il bambino e l’adulto e tra i bambini stessi.
simile ama il suo simile” diceva un vecchio adagio e lo ritendo tuttora valido
e sacrosanto.
gli altri bambini e non con surrogati fatti di immagini su uno schermo.
con adulti che distrattamente li
parcheggiano davanti ai cellulari anche in ristorante o ai saggi di
danza e simili. Ho visto personalmente bambini sui seggiolini in ristorante
vedersi piazzare il cartone animato prima ancora del cibo. “Così sta buono” mi
ha detto una giovane madre.
un minimo dialogo. Il bello sta nel fatto che anche i genitori avevano piazzato
i propri cellulari e…addio conversazione.
bambini può essere comoda e richiede vera una sfida educativa da parte di
genitori e degli altri adulti.
il più lontano possibile dalla tecnologia invasiva si trova a non farcela più
verso i dieci-undici anni, ovvero all’ingresso nella scuola secondaria di primo
grado.
fa esigenza, pena le prese in giro dei compagni e la conseguente frustrazione
di sentirsi diversi.
che la sfida educativa si fa doppia.
da una parte, gli adulti sono chiamati a
fissare regole che vanno rispettate,
dall’altra devono indirizzare al giusto utilizzo della tecnologia che
non va demonizzata a tutti i costi perché ha i suoi lati positivi. Per esempio
favorisce l’apprendimento giocoso, derivante da quelle applicazioni, video e
giochi che stimolano l’interscambio e il coinvolgimento.
software, anche solo per la loro semplicità e originalità, sono in grado di
rendere più digeribili anche contenuti didattici di non facile comprensione. La
tecnologia, insomma, è parte integrante delle nuove generazioni e vietarne l’utilizzo risulta
addirittura controproducente. Il fattore importante che, forse,
manca è l’attenzione all’uso che i bambini ne fanno, per prevenire anziché
curare domani eventuali patologie da dipendenza da social e mancanza di dialogo.
controllo sull’accesso agli smartphone,
tablet, tv e computer, mezzi dal grande fascino che catturano facilmente
l’attenzione. Oltre a non lasciarli soli con questi strumenti è importante il
“quanto”, il “cosa” e il “come”, attraverso la partecipazione attiva sulla loro
attività digitale.
per primi a monitorare il proprio comportamento digitale. Se un bambino li vede
sempre attaccati agli strumenti tecnologici li imitano e diventa normale fare la stessa cosa.
rappresentano modelli di riferimento per i bambini che sono portati
naturalmente a seguire più il loro esempio che i loro consigli.
bambini ascolta quello che diciamo, alcuni fanno persino quello che diciamo, ma
tutti fanno quello che facciamo noi”.