Il PAESE – Magazine di cultura e informazione del Medio FRIULI – dicembre 2016
Natale? Quella che dovrebbe essere la festa della pace e fratellanza nel nome di
un bambino nato povero per salvarci? Che, invece, per molti è fonte di stress, nervosismo e tristezza? E le luci sulle strade stridono con le notizie
di attualità che tingono di cupo la gioia.
Dov’è
finito quel Natale delle fiabe o
dei ricordi, con quell’ idea di stella
cometa che taglia il candore della neve
e fa venir voglia di abbracci e compagnia? Non è che si è dispersa sotto le montagne di
inutilità che contribuiscono a inquinare
questo nostro pazzo anche se meraviglioso mondo? O nella frenetica corsa alle cose? Di facciata. Di rappresentanza? Mi sa proprio di sì e mi dispiace perché a me
il Natale piace ancora. Sì, quello con le luci, la fiamma di un camino, una
tavola imbandita, di occhi stupiti di bambini.
A proposito di bambini, il miracolo è possibile fino ai tre anni al
massimo. Poi iniziano i genitori, nonni e altri grandi che ruotano intorno
a loro a sentenziare “ Se non fai il bravo Babbo Natale non arriva”. Mi dispiace per il caro vecchietto barbuto e
vestito di rosso per volere della Coca Cola ma ancor di più per i bambini, che troppo
presto cominciano a scoprire chi egli sia veramente.
Dando un calcio all’attesa, alla cara
letterina spedita a indirizzi magici perché lontani come il Polo Nord o
Rovanjemi. Oggi il Natale si riduce spesso a una lista tecnologica delle più
avveniristiche novità per cellulari, computer e dintorni. Sparite le bambole,
perfino i lego, i pensieri romantici dei ragazzi innamorati. Per molti il Natale,
purtroppo, si identifica con la scure
del regalo, spesso obbligato e valutato per prezzo, importanza, bella figura.
Forse per questo il Natale del consumismo inizia
a farsi vedere già a ottobre nei negozi e supermercati, con panettoni, cesti e Babbi
Natale pendenti e i ritornelli ossessivi di svendite, sottocosti, sconti
miracolosi. Spariti i presepi e le statuine, fanno bella mostra solo alberi
finti e palline colorate. Capisco perché
c’è chi defila il Natale come una
malattia, lo evita, preferendo andare altrove. O lo piange ricordando ciò che
non ha più.
O lo teme perché sa che quel giorno soffrirà in
modo più acuto. Capisco se desidera solo
che arrivi in fretta il sei gennaio per poter dire che, finalmente, le feste
sono finite.
compagnia. Ebbene, quest’ anno
propongo di eliminare il Natale delle
cose e oso fare una proposta. Perché non aboliamo le cose e gli auguri di
plastica per un dono a costo zero che fa
solo bene?
scampolo di tempo da donare o scambiare, una gentilezza, un sorriso. Cosa sarà
mai un sorriso? Scontato, forse banale, ma io mi rendo conto che così non è.
Avete notato anche voi i musi lunghi, tutt’occhi sui cellulari per strada,
sui mezzi pubblici, negli uffici, nei ristoranti? Praticamente ovunque. Mi è capitato di
recente di trovarmi su un treno affollato e osservare persone di ogni età
sedersi senza nemmeno guardare il vicino di sedile. Il primo gesto di tutti è
stato prendere il cellulare o computer e
costruire un muro invisibile con
chiunque.
Solo una signora dai capelli d’ argento che risolveva parole
crociate di fronte a me ha alzato lo sguardo per guardarmi. Per un piccolo
istante ci siamo regalate un sorriso, autentico passaporto per la
serenità. Un sorriso come luce in casa
di riposo , negli ospedali, ma anche
nelle case dalle saracinesche abbassate.
Anche dove si pensa non ci sia
bisogno. Praticamente ovunque.
Un
sorriso può dare vita nuova perfino a una foglia ingiallita dall’ autunno e calpestata
più e più volte.
Quante scintille di vita brillano in un sorriso… figuriamoci cosa potrebbe fare il
giorno di Natale. E non solo.
Per
sorridere al sorriso ci viene in aiuto una poesia di Pablo Neruda.
Tra le sue
parole potete leggere i miei AUGURI, non solo per Natale ma per ogni giorno che
ci viene regalato.
pane, se vuoi,
togliermi la rosa,
mia lotta e torno
nell’ora
mare, d’autunno,
FAMIGLIE
per i Familiari delle persone affette da demenza e morbo di Alzheimer ha
cessato la propria attività.
l’abbandono nelle proprie case in presenza di un malato.
auto-aiuto non volevano regredire bensì
continuare il lavoro insieme, dando ad
altri la possibilità di partecipare. Per loro,
il gruppo rappresentava un luogo dove condividere problemi, riconoscersi
negli altri e trovare insieme soluzioni e strategie da mettere in campo.
attivo da anni per volontà dell’Associazione Perusini Alzheimer, presieduto da
Luciano Commisso. La cosa certa era la volontà di non rimanere soli.
come continuare a essere utili a se stessi e agli altri. La scelta di dar vita
a un’altra Associazione che potesse continuare il percorso intrapreso a
sostegno del Malato e delle Famiglie, è parsa l’unica via percorribile.
casalingo con l’ammalato che richiede costante presenza.
operativa, vitale e gode del patrocinio della Città di Codroipo.
esperienza a sostegno degli altri “care giver” e dei nuovi familiari che arriveranno, nella consapevolezza che le
demenze e le malattie collegate avanzano inesorabilmente.
esperienza, creare rete, consolidare uno sportello dedicato, in grado di
fornire un primo supporto ai familiari,
potenziare il Gruppo di auto – mutuo aiuto e sviluppare tutte quelle iniziative
che possono essere di supporto agli altri familiari. In questi anni, qualche
passo avanti è stato fatto.
territorio e, spesso, i mezzi di
comunicazione ne parlano. Alcuni medici illuminati cominciano ad ascoltarla con
maggiore attenzione. Oggi chiede collaborazione a tutti per creare insieme un
mondo che si possa definire “a misura” del malato di Alzheimer e dei suoi
familiari.
in Auditorium, il 2 dicembre, puntando il dito sul tema
“Alzheimer…affrontiamolo insieme”. Relatori il neurologo Ferdinando Schiavo, l’assistente sociale
Stefania Ferreri e il medico di famiglia Aberto Soramel. La sede
dell’associazione è in Viale Duodo, 82/5 a Codroipo (Ud) . Telefono: 3480717227 – sabato mattina al diurno su appuntamento in Viale Duodo (Codroipo – Udine)