6 Aprile 2014
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pierina gallina
Il PAESE: marzo e aprile 2014 Bambini e adolescenti insicuri: forse, manca il gioco spontaneo?
Due occhioni bambini guardano all’insù. Attendono un giudizio. O un ordine.
Insomma, il consueto “Fai questo, fai quello. Veloce. Muoviti. Mangia, dormi, svegliati. Obbedisci”.
Nel pianeta “Insù” ci sono gli adulti. I cosiddetti “Grandi”. Che, visti dal basso, appaiono sempre in affanno, con mani che alzano, vestono, imboccano, portano zaini e molto, molto altro ancora. Impegnati a imbastire progetti e a proiettare sui bambini ciò che loro stessi avrebbero desiderato diventare. Per giunta con il timore di non dare abbastanza stimolazioni e opportunità.
Da qui l’esigenza imperante di far fare loro tantissime attività, dopo la scuola bene inteso. Se però queste raggiungono porzioni esagerate rubano spazio al
gioco vero, quello fatto da soli o con gli amici, oppure all’ozio creativo, tanto temuto e condannato, a pro di un tempo senza attesa, senza desideri, invischiato nel
“tutto e subito”. Dove le occasioni per parlare ed ascoltare, per scoprire odori, profumi e silenzi, in tutte le sfumate musicalità… semplicemente evaporano.
Ma allora quando gioca spontaneamente un bambino?
Sulle strade e marciapiedi di paesi e città raramente si vedono bambini giocare. Pochi vanno in bicicletta.
Dove sono finiti quei bimbi che correvano liberi, in gruppo, o si arrampicavano sugli alberi finché le loro madri non li chiamavano a cena? Dove sono ora? Dentro casa, a fare i compiti o a giocare al computer.
Organizzati, sotto la supervisione di adulti. Oppure a lezione di danza o di nuoto o di cooking design. I bambini sembrano appartenere ad una classe media
superiore. Occupatissimi, con orari che potrebbero competere con qualsiasi manager. So di genitori che programmano perfino i tempi dei compiti. Con minuti vivisezionati.
Non sorprende che molti bambini e adolescenti si sentano insicuri al punto da rischiare seri problemi di stress e di ansia da prestazione.
Non c’è da meravigliarsi se poi crollano alla minima difficoltà. Perché non hanno mai imparato a stare in piedi da soli, sulle proprie gambe. Crescono, certo, ma poco sorretti dalla necessaria autostima che consente di affrontare con equilibrio le prove della vita.
Troppo spesso i bambini soffocano i propri sentimenti spontanei, come la rabbia, la paura, l’invidia, la scontrosità, la voglia di piangere o di ridere, perché poco
tollerati e accettati dai “Grandi” e non veicolati dal confronto giocoso.
Ma ciò che veramente sta uccidendo il gioco spontaneo è l’idea che sia una perdita di tempo e debba essere gestito e controllato da professionisti o dagli adulti in generale, in un’atmosfera sempre più competitiva.
Può essere che i “Grandi” stiano facendo più male che bene, con tutte le loro attenzioni?
La risposta è “Sì” se impediscono ai bambini di giocare, di essere autonomi e coerenti con il personale modo di sentire ed essere.
Nel gioco i bambini prendono decisioni su come risolvere i loro problemi. Sono più forti e più potenti.
Negli ambienti troppo gestiti dagli adulti diventano vulnerabili.
Quei bambini che giocavano fino al tramonto in strada, non stavano affatto perdendo tempo. Anzi, prendevano e davano lezioni di vita, di problem solving, di negoziazione e resilienza.
E lo facevano molto meglio senza l’aiuto degli adulti.
Ora, il gioco viene sempre più messo al bando, spesso con la scusa della paura, da quella di non disturbare a quella di possibili rapimenti, e del rischio che i bambini si facciano male o litighino.
E’ vero che i genitori sono, oggi, più vicini ai loro figli di quanto non siano mai stati, e questo va bene. Ma, esclusi quelli che trovano tempi e modalità non ingessate per i loro bambini, questa stretta vicinanza non sempre favorisce l’indipendenza, l’autostima e la serenità.
Va benissimo l’opportunità di arricchire le loro esperienze ma… non sarebbe bene che, a volte, i bambini conoscessero la libertà di stare seduti
sotto un albero, da soli, a sognare, rassicurati dall’amore di chi sa tirare l’arco che li lancia verso il domani?
Aprile 2014
DI COSA SONO FATTI I BAMBINI?
Voglio dedicare questo spazio ai Bambini! Sì, a questi protagonisti di una stagione breve, sublime e fragile, luminosa come il sole e buia come l’abbandono. Enorme e senza scorciatoie: l’Infanzia. Che li vede sulla linea di partenza di quella intensa corsa chiamata Vita.
Tutti sono lì, con il piede pronto a scattare, il cuore in gola, la paura di arrivare ultimi. Tutti con caratteristiche differenti, dal colore della pelle alla temperatura della
propria storia. Tutti in balia di un destino che pulsa come un motore o naviga senza rotta prefissata. Ma con un meraviglioso ingrediente in comune: la pulviscolare via d’uscita della fantasia, capace di creare gatti che parlano agli angeli e nuvole madrine delle margherite.
Ma… chi sono i Bambini?
Vengono da chissà dove, sempre da un invisibile semino. Si formano nell’acqua, sono fatti d’aria, atterrano nell’ossigeno del mondo e poi? Ottengono subito il brevetto di viaggiatori formidabili perché devono imparare, e sempre più presto, una infinità di codici, la lingua, i sentimenti. E a stare in piedi da soli. Quanta fatica imparare a camminare, a capire il peso di un corpo che cambia a ogni istante. Quanta fatica stare con i compagni verso i quali provare tutte le sensazioni, dall’antipatia all’amore. Quanta fatica essere sempre come vogliono i grandi, genitori, nonni, maestri, professori e così via. E l’impresa si fa ancor più ardua se sono circondati da adulti impegnati a farli smettere di essere Bambini il prima possibile.
“Cresci e… smettila di fare il Bambino!” è una delle richieste più assurde in cui possano imbattersi.
Ma cosa deve mai fare un Bambino se non il…Bambino?
Deve forse scimmiottare l’adulto ingessato, ubbidiente, tartassato e spesso triste?
O deve fare il “nonno” e stare fermo, zitto, seduto, dormendo, mangiando e pensando su comando?
O, peggio ancora, deve diventare complice dell’adulto anche nel far sparire la magia dall’infanzia?
In tal caso questa meravigliosa stagione della vita è orfana della speciale intensità con cui solo un Bambino
può guardare e sentire il mondo, grazie alla capacità di allargarlo, aggiustarlo e reinventarlo durante il gioco del fare finta, ma sempre facendo sul serio.
Ladri d’infanzia in agguato?
Sì, e sono coloro che considerano i Bambini adulti in miniatura, senza sforzarsi di mettersi all’altezza di questi straordinari viaggiatori, dotati di talenti nemmeno immaginabili. Che a volte hanno pochi mezzi per esprimersi se non con il corpo, il pianto, l’euforia, la chiusura, la rabbia. Scambiati a volte per iperattività, aggressività, violenza o altri problemi dai nomi altisonanti. Che sia colpa della società? O della fretta? O, forse, dell’incapacità di scendere dal palinsesto incerottato delle facili e sicure convenzioni, che non tengono conto di cosa siano fatti i Bambini, oggi?
Di ossigeno, certo, ma anche di sasso, fiele, carbone.
Perché i Bambini imparano e sono quello che vivono.
Se il loro pane è fatto di critiche imparano a condannare. Combattono se assaggiano l’ostilità. Sono apprensivi se conoscono la paura e timidi se vengono ridicolizzati. Sono invidiosi se percepiscono la gelosia e colpevoli se vivono con la vergogna. Ma sanno essere pazienti se trattati con tolleranza e sicuri di sé se vengono incoraggiati. Imparano ad apprezzare se loro stessi vivono l’approvazione e la giusta lode. Sono generosi e percepiscono il mondo come un posto bello in cui vivere se vengono abituati alla condivisione, alla lealtà e all’amichevolezza.
Quanta
responsabilità abbiamo noi adulti!
Me ne rendo conto sempre di più, dopo una storia personale intrisa di Bambini. Questo scritto vuole render loro omaggio ma è richiesta di ulteriore impegno
a me stessa e a tutti i “Grandi”.
Se dopo questo “appello” uno solo di loro guarderà con occhi diversi un bambino mentre gioca, gli presterà attenzione un minuto di più, allora avrò scritto qualcosa di buono!
AMBRA GAUDINO PREMIATA AL CASTELLO DI DUINO
Ancora un riconoscimento poetico ad Ambra Gaudino, 9 anni, di Codroipo. Al X° Concorso internazionale di Poesia del Castello di Duino, dal tema “Io, Tu” la
sua opera “Io e voi grandi” è stata premiata per la categoria “giovanissimi,
under 16” , fra 950 concorrenti provenienti da 90 paesi del mondo. Alla cerimonia di premiazione, Ambra ha letto con spigliatezza la sua poesia
davanti al numeroso pubblico formato da giovani di varie nazioni, tra cui California, Grecia, Polonia, Bulgaria, Iran, Usa, Macedonia, Argentina, Serbia, Mozambico, Nigeria, Moldavia, Portorico, giunti a Trieste per la settimana della poesia e solidarietà come linguaggio tra i popoli.
www.castellodiduinopoesia.org
IO e VOI GRANDI
COSA
COSA COSA?
CHI
SONO IO?
HO
OTTO ANNI E SONO ALTA GIUSTA.
GIUSTA
PER VEDERE VOI GRANDI
LUNGHI,
GRASSI, E A VOLTE STUPIDI,
PERCHE’
FATE COSE INSENSATE.
TIPO
SGRIDARE SENZA SENSO I BAMBINI,
CUCINARE
COSE SCADUTE SENZA GUARDARE LA DATA,
UCCIDERE
LE PERSONE SOLO PER DIVERTIRVI.
MA
ANDATE ALLE GIOSTRE, SULLE GABBIE
VOLANTI,
COSI’
VI VERRA’ IL LATTE ALLE GINOCCHIA
E
CAPIRETE COSA VUOL DIRE AVERE DOLORE,
COSI’
IMPARERETE A COMPORTARVI BENE,
COME
DITE SEMPRE A NOI BAMBINI.
COSA
COSA COSA?
AVETE
CAPITO?
SE SI’
MEGLIO PER VOI.
SE
E’ NO, VI FACCIO ANDARE SUL RANGER,
COSI’,
A TESTA IN GIU’.
PER
SEMPRE.