Il PONTE Codroipo,giornale del Medio Friuli, mese marzo 2024

Il PONTE Codroipo, giornale del Medio Friuli, mese Marzo 2024

Il PONTE Codroipo, giornale del Medio Friuli, mese Marzo 2024

Il Ponte Codroipo (Ud) è un giornale periodico del Medio Friuli. Qui, gli articoli che hos critto per il mese di Marzo-Aprile 2024

Fiaba

SCIFLO’                           (con messaggio positivo sulle paure)

Opera di Bruno Pollacci, direttore dell’Accademia d’Arte di Pisa

Consigliata da 3 a 6 anni

Adam ha quattro anni.

Adam è coraggioso e non ha paure. Nessuna, proprio nessuna.

I suoi amici, invece, sì. E mica una sola!

Adam chiede il perché alla mamma e, lei, gli risponde che tutti hanno qualche paura.

“Tutti, tranne me” pensa Adam.

Una notte, dopo aver ascoltato una fiaba solo un poco paurosa, Adam sogna una fata. Ha il vestito rosso e una bacchetta magica con una stellina in cima.

«Puoi chiedermi una magia, Adam. Una sola, però».

«Mi compri un mostro con i denti aguzzi, vestito di nero, che fa paura ai grandi e ai bambini grandi? Non a me, perché io non ho paura di niente», le risponde subito subito Adam.

La fata del sogno sta zitta un momento, perché non le è mai capitata una domanda simile.

Di solito, i bambini le chiedono giocattoli o chupa chups giganti o finta pizza di caramelle o film in 4D.

Pensa e ripensa, telefona alle sue amiche fate, ai maghi delle fiabe belle, a quelli delle fiabe horror. A tutti chiede: «Diamo il mostro che spaventa i grandi e i bambini grandi ad Adam?»

Tutti si mettono a pensare e a pensare, ma… niente.

Scrivono perfino sul giornale di foglie di fico e al sindaco, il Gufo Celestino.

Bruno, un pittore quasi mago, che disegna uomini e scimmie, lo legge e, poi, telefona ad Adam dicendo che, sì, lui lo conosce quel mostro e sa che spaventa i grandi e i bambini grandi monelli, ma, che con i bambini coraggiosi è carino e gentile.

Il suo nome è Sciflò.

Non ha denti aguzzi né il vestito nero, ma orecchie come campane che sentono a mille chilometri e occhi da gatto che vedono anche al buio, grandi come ruote di bicicletta, e l’ombelico a sorriso di luna.

Quando un adulto, per esempio, sgrida senza motivo un bambino o abbandona un cane o lancia una lattina dal finestrino della macchina o butta per terra la mascherina  oppure un bambino grande fa dispetti a uno più piccolo, Sciflò esce dal quadro di Bruno e lo mette in punizione e lo manda a letto senza cena. Gli fa paura, solo a guardarlo, altroché.

Invece, ai bambini, che queste cose non le fanno, dà un bacio-fiore, il bacio dell’Ok.

Lo dà anche quando sono educati e dicono grazie e per favore e quando sono coraggiosi e non hanno paura del buio, del Babau, dei gatti e delle zanzare.

 

Più baci-fiori ricevono, più accumulano punti per il concorso “Un giorno con Sciflò”.

Un giorno intero dentro al quadro di Bruno, il pittore quasi mago.

E la chiave per entrare, sai chi ce l’ha?

Adam, di quattro anni

Professione: Coraggiosissimo!

CODROIPO – RIVOLTO   100 ANNI di MAFALDA VENUTO BARACETTI

Mafalda Baracetti, centenaria

Mafalda vive da sola, a Rivolto, a pochi passi dalla figlia Maria.

Possiede una memoria di ferro e ricorda ogni avvenimento e persona di Rivolto, con tanto di nomi, cognomi e soprannomi. Ama guardare i programmi di quiz in televisione, in particolare quello dei pacchi, con Amadeus. Autonoma, si prepara il cibo e passeggia fino alla chiesa e in centro.

Nata a Passariano il 10 febbraio 1924, nel 1945 aveva sposato Giuseppe Baracetti. Siccome era incinta, dovettero celebrare il matrimonio alla Madonna delle Grazie a Udine. Poi, con i testimoni, erano saliti in castello, festeggiando con pane e salame portati da casa.  Nel 1945 nasceva la figlia Maria, nel 47 Nerina.

Tanta era la miseria in quegli anni. Mafalda ha lavorato in filanda a Codroipo e, dopo la chiusura, nella fabbrica del tabacco. Lo piantava, lo zappava, lo raccoglieva.

«C’era più rispetto di oggi – assicura – si lavorava tanto, ma nessuno ti disturbava».

Nel 1972 era rimasta vedova dopo che il marito era stato investito davanti alla fabbrica della Rhoss, dove lavorava. Da allora ha vissuto sola, viaggiando molto. Con Don Ermes Cecatto, ha visitato molti luoghi italiani, tra cui Roma, per due volte – di cui una ricevuta da papa Paolo VI in persona –  e all’estero, in Egitto, Olanda, tre volte a Lourdes, Grecia, Israele.

Il suo rimpianto è di non essere andata a Milano.  Alla festa in suo onore, ha ricevuto anche la visita del sindaco, Guido Nardini, che le ha donato un mazzo di fiori e si è intrattenuto con lei per un’ora.

Tanti amici e parenti l’hanno attorniata con il loro affetto. In particolare le figlie, i 5 nipoti e i 3 pronipoti.
Inoltre, è stata insignita della laurea alla “facoltà di Vecchiezza dell’Università di Rivolto”, con 110 e lode.

Per Mafalda il segreto della longevità è vivere serenamente, in pace con tutti, e avere accanto la famiglia.

Serenità è la sua parola chiave, insieme alla gratitudine per essere vissuta per un secolo, quasi “senza rendersi conto dello scorrere del tempo”.

CODROIPO     100 Primavere per IRIS ZANIN

Centenaria Iris Zanin

La centenaria Iris Zanin, di Codroipo (Ud) con le figlie Giuliana e Daria

Nativa di Talmassons,  da 40 anni vive a Codroipo. Prima con il marito, Giuseppe Zanin, in via Carnia, da dieci anni con la figlia Daria, nella zona del Belvedere. Il 19 febbraio ha tagliato il traguardo del secolo, attorniata dalle due figlie, Daria e Giuliana, da quattro nipoti, sette pronipoti e tanti amici e parenti. Anche Monsignor Ivan Bettuzzi le ha fatto visita, rendendola molto felice.

Iris ha dedicato alla famiglia tutta la sua vita, lavorando i campi e occupandosi della casa. Signora tranquilla, sempre presente, ha vissuto lontana dalla confusione, aiutando tutti in silenzio.

Ancora oggi ama la vita e le piace stare a questo mondo. Esprime sempre gratitudine per ogni gentilezza e cura a lei riservate, si definisce “in paradiso”. Ama sedersi sulla poltrona davanti alla finestra e guardare fuori, in particolare i bambini che entrano ed escono dalla scuola dell’infanzia. In tv predilige i quiz di Amadeus, quello dei pacchi. E conversare con i suoi familiari e con le tante persone amiche che le fanno visita.

La sua ricetta di longevità sta nel vivere in pace e serenità, con gli affetti accanto.

Libri

“FILI D’ERBA” il secondo libro poetico di Patrizia Pizzolongo

Patrizia Pizzolongo, poetessa al suo secondo libro di poesie

72 poesie, come grappoli di sontuosa uva.
Da mischiare, piano, alle pieghe del respiro. Poesie, custodi fidate di una vita in cammino, su suole di alfabeto e ponti di parole. Poesie leggére, quasi eteree, da distillare come benefico elisir in un’alba color primavera. Da far volteggiare sulla giostra dei ricordi e del presente, in un incrocio di occhi affini e di lenti sospiri di sogni.
Poesie vere, mai scenografiche, scolpite nel diametro di una sottintesa preghiera.
Luminose come la luna quando accende il cielo, all’imbrunire. Luci nude in un libro che vibra. Profumato di festa e odoroso di gentilezza.

 

CAMINO

In forma di teatro “La Storia (di) Vera” con gli attori Flavia Valoppi e Claudio Moretti 

Flavia Valoppi e Claudio Moretti, attori teatrali

È una storia vera, quella di Vera: bambina a Kijev, ragazza a Buchenwald, donna a Lestizza, in Friuli. Pubblicata, negli anni 90, in un libro scritto da Ivano Urli, già sindaco di Lestizza. Presentata da Ferrin, a Bugnins di Camino al T, con introduzione di Fabiola Tilatti. Per il giorno della memoria. Mezza russa e mezza ucraina Vera nasce a Kiev, nel 1924. È undicesima figlia.

Nel 1941, il 29 settembre, dopo battaglia di Kiev vinta dai tedeschi sui russi, gli ebrei che abitano la città sono costretti a lasciare tutto ciò che hanno per ordine dei tedeschi. Devono presentarsi con i documenti, la biancheria e l’oro. Diventeranno i 33.771 morti nei campi di concentramento.  Il 6 aprile 1942, anche Vera vi approda, a Buchenwald, dopo una settimana di fame e stenti e maltrattamenti di ogni tipo, sul treno bestiame.

Esce a 17 anni. Il suo peso è di 37 chili. Viene trasferita in una tenuta dell’ufficiale del campo di concentramento, controllata a vista. Ma sta meglio, nonostante il faticoso lavoro. Può lavarsi, indossare panni civili, e non più la divisa a righe con il numero, mangiare patate.

In quel luogo incontra l’amore: il suo nome è Nino, di Lestizza, in provincia di Udine. Si innamorano, ma, ben presto, vengono divisi.  Nell’aprile 1945 la guerra finisce. Vera è incinta e, come gli altri, deve arrendersi. Davanti ai carri armati, pronti a sparare, sventola le mutande bianche e viene condotta nella caserma dei russi, insieme a molte altre donne. Lei organizza la fuga insieme a loro e, per fortuna, ritrova Nino. “Ti porto a casa, in Friuli” la rassicura. Si sposano e, tra mille peripezie, ce la fanno a tornare a Lestizza, per vivere insieme fino alla fine dei loro giorni. Dal loro matrimonio nascono due figlie. A Lestizza, Vera viene sempre chiamata la “Russa”.

La storia di Vera è una delle tante che non riempiono le cronache, ma che raccontano la vita durante la seconda guerra mondiale, nei campi di concentramento, nelle famiglie. Applauditi dal pubblico da “tutto esaurito”, gli attori Flavia Valoppi e Claudio Moretti, con la verve che li distingue, ne hanno delineato i tratti con arguta competenza, arricchendoli di sincera emozione ed empatia.

CODROIPO

ANGELO FLORAMO, tra i chiaroscuri e le perle dell’umanità, per la giornata della memoria.

Angelo Floramo e Luisa Venuti dialogano sulla guerra

Luisa Venuti con Angelo Floramo al teatro Benois di Codroipo

Nessun posto libero al Benois, il teatro codroipese. Con soddisfazione dell’assessore Silvia Polo e di Carlo Marsiletti, presidente della Fondazione “Ragazzi in gioco”.
Sul palco, lui, Angelo Floramo, lo storico, l’accademico, il professore, lo scomodo figlio di frontiera, per sua definizione.  Ha affrontato il tema “Mi chiedo quando sarà. Note di margine a fianco del tempo oscuro”, Lui, capace di togliere la pelle alla storia e di raccontarla con fanciullesca intensità. Sul filo del rasoio degli avvenimenti, passati e attuali, delle guerre, di Auschwitz e della sua siepe – da una parte la moglie di Her Comandant, che offre il caffè alle amiche, dall’altra l’orrore del lager- della Serbia, della Bosnia e delle sue eroiche donne, dei morti in mare o per freddo o per fame. Dei cimiteri pieni di volti di bambini di un anno, uniche fotografie dei soldati morti in guerra.
Il silenzio denso, quello che scoperchia le emozioni, e gli applausi possenti, hanno inanellato il suo raccontare.
Accanto, Luisa Venuti, moderatrice e presidente del Caffè Letterario Codroipese, e il maestro Raffaele Pisano, alla chitarra classica.
E, ancora Floramo, a tessere oltre due ore di storie vere, tragiche eppure dolci come caramelle da scartare. Disilluse, come le canzoni di Guccini e Daolio, “mi chiedo quando l’uomo potrà vivere senza ammazzare”.
Sincero fino all’osso, nomade sulle corsie della guerra e della tenace speranza di pace, ha scagliato schegge di fragile granito in pieno petto.
A rimescolare coscienze con pennellate di memoria, che è cruda realtà.
No, la siepe di Auschwitz non è abbattuta. L’indifferenza non è cenere. Vive e prolifica. Si infila nel comodo vivere di molti.
Ogni parola di Floramo è film. Le immagini sono bucce di buio e sprazzi di luce, elegante tepore
e tarlo narrante. Sotto un cielo di piombo o di bambagia, dipende da dove lo si guarda.
Stiamo vivendo tempi che non avremmo mai voluto né immaginato. Troppi uomini amano i fili spinati e non i ponti. Il filo spinato penetra la terra, le fa male, traccia confini.
Gli uomini vogliono vincere la guerra. Le donne vogliono vincere la pace, perché hanno l’intelletto d’amore.
Le guerre non finiscono mai. Il problema di oggi è che c’è la patria e non la matria.
Non so se Dio esiste, ma mi chiedo dove fosse ieri e dove è oggi.
O sei un Dio cattivo o non sei Dio” dichiara.
Mai silenzio spicciolo. Semmai fitto, da far gelare il sangue. O leggero, capace di far nascere una tenerezza.
Dopo una serata così intensa, un gomitolo di paglietta si fissa nello stomaco, a macinare riflessioni. E, proprio qui, sta l’autentico dono di Floramo, capace di aprire le persiane del cuore. E salutare augurando “buona pace”.
Con la semplicità friulana che gli appartiene.
Con il sorriso a mezzaluna che gli rischiara il cielo degli occhi.
Va oltre al premio Nonino “Risit d’aur 2024”, Angelo Floramo, scrittore e consulente della Biblioteca Guarneriana di San Daniele, professore che si sente “privilegiato di guardare il futuro tra le ciglia dei suoi allievi“.

GALLERIANO DI LESTIZZA  Presentato il primo libro di CONTECURTE,  “ La stagjon des contis” 

In collegamento con i friulani in Argentina, allo Spaccio RAFFL, è stato presentato il libro collettivo “La stagjon des contis”,

CONTECURTE o Raccontocorto è “un’osteria” letteraria, da 15 anni, impegnata a valorizzare la lingua friulana.

CORSECURTE o Corsacorta è una “corsa-concorso” di racconti brevi – 2mila battute – scritti ogni mese, nel 2022, su tema indicato dall’oste. E nella grafia ufficiale.

Risultato? 29 autori – con pseudonimo – 273 racconti, 500mila caratteri.

E una giuria e una classifica, anche in base ai voti dei lettori di Contecurte, sul sito www.contecurte.eu.

L’oste, lo scrittore Raffaele Serafini, mille ne pensa e duemila ne fa.

L’ ultima?

Un libro, “La stagjon des contis”, una collettiva, che raccoglie 60 racconti, di 19 autori. Edito da Contecurte.

Un libro leggero, un sunto della narrativa friulana contemporanea, in racconti brevi, che si leggono in un attimo.

La stagjon des contis – Il primo libro collettivo di Contecurte  – raccoglie racconti di Jorge Cesaratto, Rudy Citossi, Margherita Cogoi, Olga Cossaro, Marcelo Del Mestre, Serena Fogolini, Massimo Furlani, Pierina Gallina, Silva Ganzitti Savonitto, Leonardo Giavedoni, Eleonora Gregorat, Michele Eritreo Londero, Laurino Giovanni Nardin, Noemi Lilian Salva, Checo Tam, Enrico Tomasi, Renzo Turus, Alessandro Valoppi, Astrid Virili.

Si trova su Amazon, al costo di 10 euro oppure scrivendo a contecurte@gmail.com

 

È partita la Corsecurte 2024. Ogni mese un tema dato dall’oste, ma diverso per ogni partecipante…

Lo pseudonimo dev’essere il nome di un asino o asina. Per partecipare, basta comunicarlo alla mail contecurte@gmail.com e si è in Corsa. Per saperne di più:  www.contecurte.eu

SPORT?

 RUGBY OVER BUG LINE da 10 anni a Codroipo

Da sx Riccardo Sironi, Susana Greggio, Stefano e Federico Sironi

E ha siglato il felice anniversario con una grande festa e oltre 200 persone. La presidente, Susana Greggio, è visibilmente felice del traguardo, dei risultati e, soprattutto, della forte socialità che amalgama Rugby a giocatori e genitori.

«Dieci anni di emozioni, di bimbi felici, di amicizie, solide e bellissime. Dieci anni in cui ci sono stati momenti difficili, qualche lacrima e tanti abbracci, ma con la consapevolezza che si potevano superare.

Dieci anni insieme, tra vittorie e sconfitte, che, però, non ci hanno mai fatto arrendere. Anzi, ogni sconfitta è stato scossone che ci ha spinti ad andare avanti.

La nostra aspirazione più grande è quella di non perdere più ragazzi, di continuare con le categorie superiori e, chissà, un giorno arrivare ad avere la nostra FIRST XV, in gergo rugbistico ovvero la nostra prima squadra, magari con bambini e ragazzi cresciuti nel nostro vivaio.

Ma per questo progetto ci vuole un campo più grande, più spogliatoi e, magari, anche la nostra Club House. Un sogno? Forse si… ma chi non sogna … non vive» dichiara, in punta di emozione.

Il traguardo dei due lustri ha visto, riunite, oltre duecento persone festanti, con lo striscione regalato dai genitori: “10 anni di bordeaux, 10 anni di cuore, 10 anni di Noi”.

O.B.L, nata nel 1999 da un’idea di un gruppo di amici, passati dal rugby giocato a quello a bordo campo, cerca di trasmettere il verbo del rugby ai bambini di ogni età, facendone il loro modus vivendi e dedicandosi all’organizzazione di manifestazioni sportive, tornei, in Italia e all’estero, tornei di Rugby Seven, partite di beneficenza.

Nel 2013, porta il rugby a Codroipo, attivando i corsi di Rugbytots, il programma di motricità con la palla ovale per i bambini da 2 a 7 anni. Il primo, grande, evento organizzato dall’associazione risale al 2015, a meno di un anno dalla fondazione, dimostrando enormi capacità, dedizione e passione per lo sport con la palla ovale.

La prima edizione del trofeo di mini rugby “Città di Codroipo” ha visto 400 giovani rugbisti sfidarsi durante una giornata di sport, divertimento e aggregazione, 1086 bambini friulani delle scuole primarie e secondarie di primo grado, a Villa Manin, per “Tagghiamo la scuola” e oltre mille, in 12 squadre, provenienti dal Friuli, Veneto, Slovenia, Croazia, Austria, Bosnia. Oggi, l’O.B.L. – che non ha fini di lucro – è una affiatata squadra che opera per la salute e il bene comune, in una sorta di famiglia allargata.

Al vertice dell’Over Bug Line Rugby, oltre alla presidente, ci sono i vicepresidenti Riccardo e Stefano Sironi e Andrea Sironi, segretario. Riccardo Sironi, ex giocatore di San Donà, Udine e Pordenone, è responsabile tecnico sul campo di Goricizza. Collaborano numerosi allenatori e genitori. La missione? Trasmettere i valori del rugby: Spirito di squadra, sostegno, autocontrollo, coraggio e lealtà.

www.ilpontecodroipo.it

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pierina gallina

Ho un nome e un cognome che non si dimenticano. Sono appassionata di scrittura, poesia, viaggi, libri e persone, in particolare bambini e saggi. Ho pubblicato cinque libri e sono una felice nonna di 7 nipoti, da 6 a 18 anni, mamma di tre splendide ragazze, e moglie di un solo marito da quasi 50 anni. Una vita da maestra e giornalista, sono attratta dalla felicità e dalla medianità, dallo studio della musica e degli angeli. Vi racconto di libri, bambini, nonni, viaggi, e del mio Friuli di mezzo, dove sono nata e sto di casa, con i suoi eventi e i suoi personaggi. Io continuo a scrivere perchè mi piace troppo. Spero di incontrarti tra i fatti e le parole. A rileggerci allora...

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