IL PONTE Maggio 2015
“DONNE” di
MILTON FERNANDEZ , dall’Argentina alle donne di Codroipo
34 racconti, stesi su fili di dolore e sofferenza, ma anche di coraggio,
quello che fa agire nonostante la paura.
Protagoniste altrettante donne. Con il loro
comune destino che è andato
avanti, senza un cenno di disapprovazione,
dagli dei dell’Olimpo, passando per il Vangelo e il Corano, fino a
oggi, con i fatti di ordinaria
violenza.
ridotte all’osso, con un vero miracolo di sintesi. Frecce di luce
su nomi di donne, tratteggiate dall’autore con penna decisa,
stile chiaro, realista, con scampoli di poesia, diretta, esaustiva, quella che
sa portare fino alle viscere di ognuna di loro.
Con salti improvvisi di tempo che dura pressappoco un lampo. E’ quasi un reportage dal sapore
giornalistico ma schizzato di affetto,
stima, e di quella particolare forma di scrittura che, in quanto firmata da un uomo, riesce a
dare un esile filo di speranza.
tanto di foto di ogni protagonista, in
una sorta di giro del mondo, sulle orme
di donne ai più sconosciute, di altre
fatte dimenticare o sparire perché scomode,
o perché, semplicemente, c’era la
paura che si sapesse cosa sono state capaci di fare. Come la prima ginecologa, la prima
ricercatrice di mineralogia, le eroiche aviatrici, la più famosa scrittrice italo-americana. Di altre con nomi noti, come Mileva, la
moglie di Einstein, Isadora Duncan,
Milala, candidata al Premio Nobel per la Pace.
Tutte storie capaci di far
scricchiolare la pelle. Dove ogni parola
parla al megafono. Dove ogni parola va presa sul serio.
sangue delle donne che, grazie allo scrittore, continuano a vivere e a raccontarsi e a gridare verità
incredibili. Mentre lui, Milton Fernandez, resta irrimediabilmente
fermo davanti al confine della comprensione dell’universo femminile che , in
quanto uomo, non gli è dato oltrepassare.
Ma ci è andato molto, molto
vicino. Ad un respiro dal toccarlo.
dal Messico a Codroipo. Di epoche,
estrazioni sociali e ambienti
diversi.
scienziate, prostitute, curanderas, calciatrici, pilotesse d’areo, schiave,
sciamane, giornaliste, vagabonde, suore,
filosofe, poetesse, amanti, guerrigliere…
risale agli anni 1940/50. Nei
nostri paesi arrivavano i “Cjavelârs” gridando “CJAVELUUUTS”. E le donne si
lasciavano tagliare bellissime chiome fluenti, spesso lunghe fino al sedere, in cambio di poche monete, con cui sfamare le
tante bocche a loro carico. I capelli delle donne di questa zona erano i
migliori d’Italia, perché della lucentezza e consistenza ideali per le
parrucche dei francesi. Il taglio dei
capelli costituiva motivo di grande sofferenza e vergogna per loro ma… se tanto
si doveva fare, si faceva. Le donne e le ragazze si si coprivano poi la testa con un turbante di
lana. Una ragazza di Codroipo aveva trovato lavoro in una famiglia di
Milano. Vitto e alloggio garantito. Ma non aveva i soldi per il biglietto del
treno. Arrivò il Cjavelâr, le tagliò i
capelli. Con quei soldi riuscì a
partire, con il turbante sulla testa. Dopo tre giorni ritornò, con la paga di una
settimana e una lettera su cui i padroni
avevano scritto che “non se la sentivano di assumere una ragazza con la testa in quelle condizioni”.
volitive, capaci di sovvertire i ruoli
che erano stati per loro predisposti, di cambiare le regole, e con esse il
mondo. Donne come tutte le donne,
speciali, uniche, che affrontano la vita fino in fondo, anche a costo, a volte,
di morirne. Tutte con lo stesso marchio,
a fuoco. Sulla dignità. Sulla pelle. Un
marchio chiamato violenza e sopruso. Da
parte degli uomini, delle consuetudini, delle leggi mai scritte. Dal fatto che così è da sempre e non si può
cambiare.
stato vissuto da Ferrin, a Bugnins di Camino al T. Sembrava quasi fossero lì, a
raccontare le loro storie, in punta di cuore, facendo spola tra il respiro del
pubblico e le parole dell’autore, Milton Fernandez, uruguayano di origine ma
milanese da un trentennio.
RICONFERMA DANUSSI PRESIDENTE
interessati al buon funzionamento
dell’importante attività che viene svolta nel territorio. Rimarrà in carica nel
quadriennio 2015/2018,
dei Donatori Gardisan Andrea. Consiglieri,
Castellani Carola, Fabbro Alex,
Panigutti Eddi, Panigutti Elisa, Chiminello Romina, Bertossi Giovanni,
Campanotti Rino,Colosetti Giuseppina, Finos Davide, Spagnol Lilia, Del Negro
Giorgio, Panigutti Fabrizio.
“Gruppo Giovani Risorgive”, Silvestri Anna.
Cecatto Giuseppe
SUL TUMORE AL SENO a VILLA MANIN:
GUARIGIONI IN AUMENTO
seno: tra presente e futuro” a Villa Manin e coordinato dalla Dott.ssa M.
Teresa Cozzi, si è rivelato di grande
prestigio e di elevato spessore medico.
La presidente dell’Andos, Comitato di Codroipo, Nidia Dorio, ha speso parole di
plauso per l’Associazione No Profit “che accoglie le donne violate nella loro
intimità e cerca di creare un ambiente sereno perché il capitolo brutto rimanga
lontano, molto lontano”. L’assessore Bertolini ha definito il tumore al seno un
problema che colpisce la nostra società, non solo la donna e la sua famiglia.
La Dott.ssa Carla Cedolini, Chirurgo senologo – Chirurgia Universitaria di Udine, ha parlato di come comunicare alla persona la
malattia. In modo verbale e non verbale,
con doti di empatia, superando i tempi burocratici per innescare la fiducia,
indispensabile per l’evoluzione positiva del percorso. “Noi curiamo le persone,
non le malattie”. Il Dott. Aldo Iop, Direttore S.O.C. di Oncologia delle A.A-S. 2,
Bassa Friulana-Isontina, ha focalizzato
i temi della fertilità, familiarità ed
ereditarietà nel tumore della mammella, che colpisce una donna ogni otto. Fattori di rischio sono l’ambiente,
l’alimentazione, la familiarità, spesso confusa con l’ereditarietà. L’età più soggetta
va dai 50 ai 69 anni. Solo il 5/15% è su base ereditaria. Ciò che si eredita,
con probabilità del 50%, è il gene
alterato, il BRCA1 o il BRCA 2,
controllori della proliferazione cellulare. “Gravidanza dopo il cancro? Possibile ma non è tutto oro. Di
certo la chemioterapia non lascia danni genetici al nascituro. Oggi ci sono
tecniche efficaci per la preservazione della fertilità”. Il Dott Alberto Onorato, Fisiatra – A.S.S. 4
Medio Friuli, ha trattato la diagnosi e il trattamento del linfedema o
rigonfiamento delle vie linfatiche dopo l’intervento al seno. Cura e igiene
della pelle, linfodrenaggio, compressione e ginnastica costituiscono il metodo
di cura. La chirurgia lo migliora ma non
lo guarisce. Il Dott. Walter Doeller, direttore del centro di riferimento
oncologico nazionale austriaco di Wolfsburg,
ha chiarito il modello austriaco sul trattamento del linfedema, con
ricovero ospedaliero. In Italia non esiste un centro come quello austriaco ma è
costante la collaborazione con le realtà udinese. Di primaria importanza rimane la
prevenzione, con l’autopalpazione in primis, sotto la doccia e con la pelle
insaponata, sin dalla giovane età e la diagnosi precoce tramite screening. I medici hanno invitato le donne a farsi
subito vedere, in caso di dubbio, e di non farsi scrupoli. Ogni struttura ha un
ambulatorio oncologico cui rivolgersi con impegnativa e in tempi brevi. Non in
Pronto Soccorso. “Chiedete, venite, nessuno vi dirà “Siete venute per niente.
Solo sapendo si risolve”.