Il PONTE: periodico del MEDIO FRIULI – mese Ottobre 2016
NEMICO E’ L’INDIFFERENZA di Pierluigi Di
Piazza
Tascabili Laterza
fatica letteraria di don Pierluigi Di Piazza. Testo agile ma densissimo. Un
appello ai lettori, credenti e non. Piccolo nella dimensione, forse volutamente tascabile. Eppure
i contenuti sembrano valicare le pagine con l’intento di raggiungere le
coscienze ovunque si trovino. Don Pierluigi Di Piazza prende in prestito le
parole e i gesti di papa Francesco facendone riferimento importante su molte
grandi questioni di attualità. Secondo lui, non ci si può dichiarare cristiani
e prendere parte alle ingiustizie. Non ci si può dichiarare cristiani e
accettare la discriminazione di omosessuali, nomadi, carcerati, migranti. Non
ci si può dichiarare cristiani ed essere complici della distruzione e
dell’usurpazione dell’ambiente. Non ci si può dichiarare cristiani e professare
il razzismo. Questi i punti cardine su
cui poggia la vita umana e religiosa di Pierluigi Di Piazza che, in prima
persona, da trent’anni propone l’accoglienza di chi sta ai margini, immigrati e
profughi, nel Centro Balducci di
Zugliano, vicino a Udine. Nel libro egli descrive le personali esperienze
vissute con queste persone e con quelle cosiddette normali, dichiarando la
diffusa indifferenza nella Chiesa, sia dentro che fuori, e nella politica
sempre ritardataria, attendista, autoreferenziale. “ Cercare di essere cristiani significa
coinvolgersi con il Dio di Gesú di Nazareth e con il prossimo in cui lui stesso
si riconosce affamato e assetato, denudato di vestiti, libertà, giustizia e
dignità, ammalato, carcerato, forestiero – sostiene Di Piazza – e l’indifferenza
è la negazione della fede. Queste disponibilità o indisponibilità emergono oggi
in modo evidente nei confronti dei migranti, dei profughi”. Qual è, dunque, la
rivoluzione? L’amore, come unica chiave di lettura della vita, per un
cristiano. “L’amore è la forza della vita, senza cui non si può vivere, e anche
la dimensione piú delicata, da alimentare costantemente. Amore fra le persone,
amore come anima dell’agire, anche della politica come servizio al bene comune,
con attenzione a chi fa piú fatica a procedere nella vita. Solo l’amore può
salvarci. Amore concreto, che coinvolge la fede a diventare prossimità. Senza amore la speranza può venir meno ma si
rianima e rafforza quando si incontrano le persone, che mosse dall’amore, esprimono
segni concreti di umanità”. Eppure, accanto allo sdegno morale per una colpevole indifferenza, riesce
a trovare anche spazio per le esperienze
positive e per la speranza che ciascuno
impari a prendersi cura, per quanto può, anche delle sorti degli altri.
MARCHETTA E IL SOGNO DEL FRIULANO COME LINGUA EUROPEA
di Franco Marchetta, codroipese, 62 anni di uomo e padre, architetto e
scrittore, il Caffè Letterario, presieduto da Luisa Venuti, ha dedicato una
serata gradevolissima, tracciata con garbo ed eleganza. Partendo dai
suoi nove libri editi, quasi
tutti nella lingua madre, uno appena pubblicato e uno inedito, il critico
letterario Mario Turello ha fatto
emergere la figura di Franco quale “grande scrittore di casa nostra” mai
banale, come i suoi maestri Bartolini e Giacomini che non si concedevano a
facili letture. E’ emerso un Marchetta molto ironico, che passava le notti insonni
a scrivere supportato dal divertimento
che ciò gli procurava. Tutti i suoi
libri sono percorsi da una estrema intelligenza, da un tempo morbido e da una
speciale forma di contaminazione al “quadrato” controcorrente e al sapore di
distopia. Si fa fatica, è vero, a leggere libri in friulano ma non quelli di Marchetta.
Leggendoli ci si diverte, perché lui si
divertiva a scriverli. Il suo è un friulano piacevole, capace di dare spessore
ai personaggi che vivono storie semplici, del mondo contadino, a volte
grottesco ma reale. I suoi libri sono un mix di fantasia e precisione. Scriveva
tanto, poi sottraeva, con l’idea fissa di portare il friulano fuori dal Friuli,
valorizzandola al punto da sognarlo linguaggio europeo e il Friuli un
“laboratorio italiano”. La sua letteratura è avulsa dalle solite narrazioni e
la dimensione del sogno è presente in tutti i suoi libri. Ha vinto ben tre
volte il premio San Simone di Codroipo ma la sua scoperta più grande è stata il
romanzo “I fiori blu” di Raymond Queneau, del 1965, tradotto in italiano da Italo Calvino. Come
Queneau narra la storia di due differenti personaggi che si sognano
reciprocamente, Marchetta attraversa i suoi romanzi sulla macchina del tempo
modello DeLorean gialla, protagonista del
film “Ritorno al futuro”. Una
connessione Pop che non distingue la realtà dalla fantasia, fornendo un ulteriore
indizio della profonda serietà dell’autore, così come emerge dal tema della
morte, molto presente.
di Franco uomo e Franco scrittore è stato tracciato con leggerezza e affetto dallo
scrittore Umberto Alberini, dal figlio Gianmaria Marchetta e dal critico
letterario Mario Turello, gli attori Chiara Donada, Fabiano Fantini e Giacomo
Trevisan, i giovanissimi musicisti Dario Caporuscio e Eugenio Delle Vedove.
Regalando autentica emozione ai tantissimi amici intervenuti.
LA FELICITA’
concreta opportunità per tutti lo dichiara la signora Rosa Fiume, da vent’anni
entusiasta coordinatrice della sezione U.T.E. di Bertiolo e ora anche “ Laughter
Yoga Teacher” di Yoga della risata. Per capire bene cosa sia bisognerebbe
chiederlo prima di tutti al suo ideatore, il medico indiano Madan Kataria, che nel 1995 ha messo a punto
il metodo di respirazione yogica abbinato ai benefici della risata. “Porta il
tuo corpo a ridere e la tua mente lo seguirà” il suo motto. “
conosce confini, non fa distinzioni di razza, credo religioso o colore ed è un
LINGUAGGIO UNIVERSALE che può unificare il mondo”. E’ un metodo unico, che sta diffondendosi
rapidamente nel mondo, dove ognuno può ridere senza barzellette, senza umorismo
e gags comiche, senza motivo ma mai senza senso. Le riserve d’ossigeno nel corpo e nel
cervello aumentano garantendo maggiore energia e salute.E’ ormai riscontrato
che la risata stimola l’endorfina, l’ossitocina, la serotonina, ovvero gli
ormoni della felicità – asserisce Rosa Fiume – capaci di contrastare il cortisolo
e l’adrenalina dello stress che sfocia oggi troppo spesso nella depressione.
Ci pensavano già i nostri nonni a dire che “Buon riso fa buon sangue”
oppure “Aiutati che il ciel ti aiuta” e lo Yoga della risata non fa altro che
dar ragione alla saggezza popolare cementandosi su quattro pilastri: gioco,
canto, riso, ballo. Nomi importanti della medicina e della ricerca scientifica
ne avvalorano l’importanza. In questo senso l’America è molto avanti e in
Australia si è ridotto del 25% il consumo di psicofarmaci. Perché, quando una
persona sta bene, trova in sé la forza per affrontare la vita. A Bertiolo, dunque, la preziosa possibilità
di frequentare il corso all’U.T.E. da
ottobre a febbraio, ogni mercoledì dalle 19.00 alle 20.00, con la docente Rosa
Fiume, che ha già formato nove Leader capaci di darle supporto nei nuovi corsi
in programmazione. Cosa si ottiene frequentando i corsi di Yoga della risata? Uno
stato naturale di gioia, tipico dei bambini, recuperando risorse interiori e
atteggiamenti di fiducia, empatia e cura verso se stessi e tutti gli altri
esseri viventi. Ulteriore arricchimento sarà dato da cinque lezioni di
biomusica, una al mese. Ma Rosa non intende certo fermarsi qui. Ha già tirato
fuori dal cassetto il suo sogno di far
partire corsi di Yoga della risata in tutti i paesi del Medio Friuli. A titolo
sempre gratuito. Ogni comune si farebbe carico del benessere dei propri
cittadini a scopo preventivo, concedendo semplicemente un locale idoneo al Club
di Yoga della Risata, aperto a tutti, che potrebbe sfociare nelle scuole di
ogni ordine fino alle aziende. Inoltre, il comune si fregerebbe del titolo di
COMUNE FELICE. Rarità dalle nostre parti
ma non mancano gli esempi cui far riferimento. Come Beinette, in provincia di Cuneo, dove
prosegue con successo “Beinette che ride”, il progetto di promozione della
salute e del benessere a favore della popolazione. O Buthan, in Pakistan, dove
il ministro della Felicità calcola il FIL, ovvero felicità interna lorda, o in
India, dove in molte scuole c’è il
maestro di Risata che svolge un’ora di lezione al giorno per ogni classe. In
India, ogni giorno e in ogni luogo, carceri e
caserme comprese, si svolgono 15 minuti di Yoga della Risata.
parti, partecipare a questi corsi, sarà occasione di crescita personale, in cui
sperimentare e vivere la forza della risata, uno strumento semplice e potente
per rilassarsi e combattere lo stress.