Il PONTE – Periodico de Medio Friuli – Marzo 2019
PERESSINI: UN ROMANZO LUNGO 104 anni e 6 mesi Per tutti e da sempre Osane, perché
Rosanna sarebbe stato un nome troppo lungo, se n’è andata serenamente un
pomeriggio di febbraio, il giorno della festa del Malato.
Peressini, cresce in una famiglia allargata, dove il vecchio nonno fa le veci
di suo padre, sempre “pa lis merichis”.
Francesco fa la parte del marito, e la aiuta a tirar su i tre figli. Lei, Osane, del 1914, Maria del 16 e Valentino del
20. Giovanissima, circa a 20 anni, Osane
se ne va in treno a Roma.
casa di un generale, dove accudisce una bimba piccolissima, Maria Antonietta.
Originari di Brindisi-Lecce la madre e di Avellino il padre, la bambina
trascorre molto tempo con Osane che spesso piange per il carattere troppo
vivace della piccola e per il senso di responsabilità che la schiaccia.
scjampave par dut, no rivavi a tignile ferme” racconta Rosanna. “Scappava ovunque. Non riuscivo a tenerla ferma”.
la seconda guerra mondiale io ero a Roma e mi ricordo tutto, per filo e per
segno. Ero sempre con Maria Antonietta che voleva scappare fuori Roma”.
raccontava mai niente. Lei doveva solo lavorare”. E di suo padre “Lu ai viodût
une vore pôc. L’ere simpri atôr, vie, pa lis merichis”. “L’ho visto poco.
Era sempre in giro, via, per le Americhe”.
sua età. Secondo lei non c’ è alcun segreto per vivere così a lungo.
“Nuje. Sta su
lis sôs, lavorâ tant e gloti. Bisugne gloti”. “Niente. Stare per conto
proprio. Lavorare tanto e inghiottire. Bisogna inghiottire (il rospo,
l’amaro)”. A proposito dei suoi anni “No pensi nuje. Jo i domandi al
Signôr di fami cressi la fede e tignimi la man sul cjâf “. “Non penso
niente. Io chiedo al signore di farmi crescere la fede e tenermi la mano sulla
testa”.
ospite della Residenza per anziani D. Moro di Codroipo, dove ha vissuto con la
serenità di chi si affida al Signore, partecipando a tutte le attività
dell’animazione, giocando a tombola, facendo leva sull’autorevolezza che la
distingueva. La sua frase ricorrente era “Fin cal è chel chi -indicando la
testa – dopo si saludin”. E alore, mandi Osane di Bugnins Vecjo.
ANZIANI DANIELE MORO DI CODROIPO E LA SCUOLA DELL’INFANZIA DI RIVOLTO. I NONNI
REALIZZANO A MANO UN LIBRO PER I BAMBINI
Quando una scuola dell’Infanzia e una Residenza per Anziani vanno
a braccetto, e da sei anni, il bene che producono rende preziosa la vita
intorno a loro.
Casa di Riposo dell’ASP Daniele Moro di Codroipo sono stati i bambini “Grandi”
della scuola dell’Infanzia di Rivolto, accompagnati dalle docenti Maristella
Prenassi, Paola Pighin, Sandra Tassile.
si aspettavano il dono che i nonni, coadiuvati dagli animatori Elisa Caraccio e
Giampiero Ardito anche autori del progetto, avevano realizzato per loro.
Il dono era un bellissimo libro che parlava della “Leggenda dei giorni della
merla” interamente fatto dalle mani dei nonni, che hanno tagliato, incollato,
sbriciolato e raccontato la storia dei merli che prima erano bianchi e, dopo essersi
rifugiati nel camino, erano diventati neri.
Emozionante il racconto da parte di Giampiero che ha saputo
coinvolgere i tanti ospiti della Residenza per Anziani e i bambini, uniti dallo
stesso sentimento di gratitudine e gioia.
verso i bambini ma è anche uno dei tasselli di un progetto pluriennale che
vuole avvicinare i bambini ai nonni, affinché non siano relegati ai margini
della società.
L’età e il fatto di essere in una Residenza per Anziani non deve essere
motivo di
isolamento.
Gli animatori Giampiero e Elisa hanno consegnato alla maestra Sandra, in
rappresentanza delle docenti di Rivolto, il prezioso libro che farà parte della
biblioteca scolastica.
“Un libro per noi molto importante
perché non si trova in nessun negozio né in alcuna biblioteca” hanno commentato
le insegnanti“.
“La
leggenda dei giorni della merla” resterà a Rivolto come patrimonio culturale,
sia di leggende che rischiano l’abbandono sia di testimonianza dell’affetto dei
nonni, portatori di grande saggezza, abilità e, soprattutto, amore.
l’amore dei 15 anni
pensa dell’amore a quindici anni?
cuore? Quando si vorrebbe stare chiusi
nell’abbraccio per giorni e giorni e ci si sente fatti di molecole
d’amore?
messo in scena dalla sezione Grandi del Dipartimento di Teatro della Scuola di
Musica “Città di Codroipo”, con scenografie di Monica Aguzzi e
Michele Zamparini e il contributo di Valentina Cengarle alle coreografie.
a una delle porte della scuola. Da lì, 7 ragazze e 7 ragazzi di
quindici anni, mettono a nudo i loro pensieri, timori, paure, fino a scoprire
che l’amore è un’opera d’arte e, come tale, va trattato con cura.
espressiva, il loro vivere tra il cellulare, le idee sull’amore, l’abbandono
dell’infanzia, i sogni visti dal versante maschile e da quello femminile.
raccontare i miei sogni” diventa “Ti racconto i miei sogni” e “Tiscrivoamore”
si traduce perfettamente con un tradizionale “Ti voglio bene”.
valore di questo teatro sta nella velocità di arrivare al cuore di tutti, non
solo del pubblico. I protagonisti trasferiscono il loro corpo al cuore e ci
scrivono sopra una canzone bellissima, talmente bellissima da non starci in uno
spartito, da non starci in una sala perché il suo destino è diventare un
messaggio universale di speranza per un futuro d’amore ancora possibile
nonostante gli scenari grigi che vorrebbero a tutti i costi dimostrarci il
contrario. Un doppio tutto esaurito all’Ottagono ha premiato i 14 ragazzi di Teatrando e
la loro regista Monica Aguzzi, anche autrice dei testi.Grande soddisfazione per la Scuola di Musica “Città di Codroipo” e per
il suo dipartimento di teatro giovanile che riesce a donare spettacoli
straordinari di un teatro vero, interpretato da ragazzi fortunati che, dovendo
imparare tutto a memoria, fare tante prove e spettacoli, non hanno tempo per
accorgersi delle angherie in agguato.Innamorarsi o credere di essere
innamorati è una cosa che non si può spiegare perché non c’è niente da capire. A
quindici anni l’amore si vive. E basta.
COMPLICAZIONI MORIRO’” mette in scena il “Malato Immaginario” di Moliére
anni, cimentarsi con piéces teatrali giganti come il “Malato
immaginario” di Moliére. Personalizzato certamente ma preso molto sul
serio e interpretato con il piglio autorevole degli aspiranti professionisti.
protagonista, Argante, che fa girare la sua vita intorno alle malattie, come si
conviene al perfetto ipocondriaco ovvero colui che vuole a tutti i costi essere
ammalato.
nel senso di fragilità personale, ma ha bisogno di trovare malattie anche dove
non ci sono. Nella trama del teatro si cerca di evidenziare come questo aspetto
colpisca anche la famiglia e chi ruota intorno ad Argante.
che lo asseconda in ogni richiesta, a volte crudele ed egoista. O come la
figlia maggiore, che si trova costretta a convolare a nozze con la persona
scelta dal padre, perchè figlio del Dottor Purgon, nonostante ella sia
innamorata di un bravo giovane.
un referto medico sbadatamente dimenticato dalla serva un anno prima dentro un
cassetto.
lieto fine in uno spettacolo coinvolgente e davvero ben strutturato.
calibrato il ritmo narrativo che conduce lo spettatore a momenti di ilarità e
sonore risate ad altri di riflessione e, perfino, di una sorta di accennata
malinconia. Con le scenografie curate da Monica Aguzzi, Gabriele Bosco e
Michele Zamparini, il M° Giacomo
Balduzzi, le attrici e attori, allievi “Senior” del Dipartimento
di teatro della scuola di Musica “Città di Codroipo”, sotto la regia
di Monica Aguzzi hanno dato prova di grande competenza scenica, dialettica e
interpretativa. 90 minuti in scena, trasmettendo al pubblico tutto
il loro entusiasmo e gioia condivisa per il teatro fatto con dedizione e
impegno. Un investimento nei giovani che sta dando ottimi frutti.