IL PONTE periodico del Medio Friuli – Luglio-Agosto 2018
spettacolo del Gruppo Grandi del Dipartimento di Teatro della scuola di Musica
“Città di Codroipo” … con tanti spunti di riflessione
stupidità dà i suoi frutti. Sulla base di un testo divertente ma denso di
significato, i provetti attori interpretano la stupidità delle persone che
conservano un senso quasi logico nei loro ragionamenti. Un giovane insegnante, Timoteo, finalmente di ruolo si reca nel villaggio di
Marinella dove è stato assegnato. Incontra due donzelle alla ricerca delle
pecore perdute, Gavina e Battistina, che gli parlano della maledizione
che 200 anni prima aveva reso tutti gli
abitanti stupidi e incapaci di amare. E lo sarebbero stati per tutte le
generazioni a venire. Timoteo si innamora della sua allieva Sofia che è nel
mirino matrimoniale del conte Vladimiro, discendente del fautore della
maledizione. Dopo varie peripezie linguistiche e comportamentali, l’amore
toglie la maledizione e tutto si sistema.
In una calda serata d’estate, all’Archè parrocchiale, gli allievi del dipartimento di Teatro, capitanati da Jeremy Serravalle
e Monica Aguzzi, sono riusciti a dimostrare che si può
stare insieme divertendosi e facendo divertire senza rinunciare a buoni spunti
di riflessione.
LA RHOSS, FABBRICA DAL VOLTO UMANO
storie” ha detto il proprietario Fabrizio Rossi a coloro che hanno voluto siglare l’anniversario
d’oro nella sede dove
hanno lavorato dal 1968 al 1980, almeno per due anni. “Il futuro è nelle tue mani, affinchè possa
sviluppare nuovi sogni” gli hanno
scritto su una targa gli ex operai,
impiegati, progettisti, manutentori, magazzinieri, ingegneri ai vertici di una
realtà florida, punto di riferimento sul
mercato internazionale del condizionamento,
orgoglio per il Friuli ed esempio
per l’Italia con i suoi 60 milioni l’anno di fatturato.
oltre cento, che hanno accolto
l’invito alla festa. Quasi tutti presenti gli ex ragazzi che i
primi di giugno del 68 erano partiti in treno per un paesino a 12 km da Berna,
entusiasti per la libertà di essere fuori casa e con tanta voglia di
lavorare. Quasi tutti provenivano dalla
Mangiarotti, forti della professionalità acquisita da apprendisti e dei loro
vent’anni. I primi a partire furono sette,
cui si aggiunsero altri
ventitre. Destinazione, la fabbrica
Piren dove imparare a fare caldaie con la prospettiva di lavorare alla Rhoss,
all’epoca in costruzione. Tornarono dopo
nove mesi, pronti a dare inizio
all’avventura. Tutto era nuovo, sia per
loro che per il proprietario, Pierantonio Locatelli (1938-2016) uno dei figli
del Cavaliere Giulio (1906-1988) fondatore della dinastia imprenditoriale che, insieme a Lino Zanussi e a Luciano
Savio, fu tra gli artefici dello sviluppo industriale del Pordenonese. Figure di riferimento accanto a Pierantonio Locatelli erano Antonio Favrin, all’epoca
giovane ingegnere, e Luigi Da Re, commerciale. A loro il merito di aver creduto
in un sogno lungimirante di costruire su una strada di passaggio, con tanto spazio e con manodopera di valore
come quella del territorio codroipese, una grande azienda dal volto umano,
moderna e luminosa.
Rhoss, non sono stati da meno i protagonisti dell’anniversario. “La Rhoss è la mia famiglia. Ho iniziato nel
68 e ancora faccio assistenza “ ha detto Fernando Scaini. Alberto Fabello, operaio per 30 anni “ Tutto
è cambiato e tutto è stupendo. Se mi trovassi a lavorare oggi non avrei nulla
di cui lamentarmi”. Alfredo Locatelli “ E’ cambiato tutto dal giorno alla
notte”. Ermes Danussi, matricola 132 per 35 anni “ Ho trovato oggi tutti quelli
che comandavano. Quante baruffe ma si stava bene”. Angelo Cudin “Una grande emozione entrare
qui. Ho messo la bicicletta al “mio” posto”. Lamberto Di Lenarda “ Non me la
sentivo di ritornare ma avevo troppa voglia di rivedere i miei compagni”. Costantino Gastaldello “Ci sono ancora le
tubazioni d’aria che ho fatto io nel 1970”. Sergio Bortolotti “ Eravamo i
numeri uno per le caldaie in acciaio e venivamo copiati”. Nevio Fabbro “ Ho fatto 32 anni in assistenza
esterna e l’ho seguita anche dopo la pensione”. Nello Venier “Sono stato il
primo carellista nel 69 e lo sono stato per 27 anni”. Grazia Pighin, impiegata
per 27 anni, “ Sono orgogliosa di aver fatto parte della storia della Rhoss. Ho
sempre lavorato volentieri e il signor Pierantonio era una persona
eccezionale”.
la gioia del ritrovarsi e, ancor di più, dell’essere accolti dall’attuale
proprietà che ha subito detto sì e con gratitudine alla loro proposta.
CODROIPO
DANCEART “CITTA’ DI CODROIPO”: OLTRE CENTO SUL PALCO PER IL 16° SAGGIO
edizione del saggio-spettacolo ha visto danzare
sul palco del Benois gli oltre cento
allievi della Danceart, diretta da
Alessandra De Marchi e Valentina Cengarle.
da Elisa Padovani, in tre ore ha saputo emozionare e farsi apprezzare per la
qualità e la varietà delle numerose esibizioni, rivelatrici di uno studio
continuo e imprescindibile per chi sceglie la danza come disciplina, che
tuttavia è fonte di grandi soddisfazioni.
alla cultura di Codroipo, dott.ssa Tiziana Cividini, ha espresso il plauso alla
scuola e l’emozione nel ricordare come lei stessa, nel 1977,
abbia fondato la scuola di danza codroipese, per un ventennio punto di
riferimento di competenza e serietà nel
mondo delle scarpette rosa. Che ancora continua raccogliendo entusiasmanti
consensi. Il sapiente mix tra brani
emotivamente toccanti di Tchaikovsky, List, Dvorak, Gershwin oltre a quelli di
autori contemporanei e le creative coreografie curate dalle insegnanti
Alessandra De Marchi, Valentina Cengarle, Katia Bertolini, Alberto Tondolo,
Elena Barberino, ha dato forma a uno
spettacolo degno di lode, vetrina di una indiscussa professionalità docente che
insegna, oltre ai passi di danza, anche i valori dell’impegno e del
sacrificio. Il pluripremiato Gruppo
“Dettagli” ha lanciato un forte messaggio sociale contro la violenza sulle
donne interpretando “Nessuna più” su musiche di Arnolds e Modugno. A dimostrare
che la Danceart è sì profondamente radicata nella realtà codroipese ma anche
solidarietà, le offerte degli spettacoli vengono interamente devolute a
Yurimaguas in Perù di cui Pierangelo Defend è il portavoce.
CRISTOFOLI premiata a San Vito T. come testimone del primo voto alle donne, 2
giugno 1946
1925, ed è stata premiata al Teatro Arrigoni di San Vito al T. (Pn)
nell’ambito del progetto “ Le donne e il segreto delle urne” riservato ai
ricordi delle donne della zona che avevano
votato per la prima volta il 2 giugno 1946.
Regina aveva 21 anni e, come tutte le altre ragazze e donne da quell’età in su,
aveva fatto la famosa croce sulla scheda elettorale, con il senso del diritto,
del dovere e della responsabilità di scegliere il futuro per la Repubblica e
l’Italia.
A San Vito al T, per volere dell’Assessorato alle pari opportunità, due anni fa
era partito un progetto di valorizzazione e ricerca delle fonti orali
sull’evento storico del primo voto alle donne, con l’intento di valorizzare il
gesto e la svolta storica che ne fu la conseguenza. 25
signore intervistate per tre ore ciascuna, un video e un libro sono il
risultato della raccolta orale di testimonianze
sul significato del voto, della
democrazia e del fatto che le donne “con la testa uguale agli uomini” avevano
potuto dire la loro, andando alle urne, sulla fine del regno e anche sui
partiti del nuovo governo.
Grandi donne, ricche di miseria e coraggio, che anche dopo la grande sconfitta
continuarono a salvare tanti ragazzi senza armi e senza più una linea da
seguire dopo la caduta del fascismo. Infatti, tanti furono gli uomini salvati
da madri, sorelle, fidanzate e mogli. Per andare a votare per la prima volta
molte donne si erano fatte un vestito
nuovo tanto l’occasione era importante. Alcune ci andavano con il marito
e, da come uscivano dall’urna, si capiva se avevano obbedito all’ordine
ricevuto o se avevano deciso di testa
propria. Sguardo fiero nel primo caso, testa bassa nel secondo.
Spezzoni di vita autentica che non si
legge sui libri ma si apprende solo ascoltando sono emersi dal video “Le donne e il segreto dell’urna”
realizzato dai ragazzi dei Licei “Le
Filandiere” nel percorso di alternanza scuola lavoro e curato dalla
regista Marta Pasqualini.
Il Sindaco Antonio Bisceglie, la Vice
Sindaco Federica Fogolin, il prof. Alessandro Casellato, docente di storia orale all’università di Venezia, Martina Cecone, redattrice delle interviste,
hanno condiviso l’emozione per le storie ascoltate e l’alto valore che esse
rappresentano anche per le generazioni future. Le eleganti signore hanno regalato la grande serenità che deriva dall’
aver sofferto tanto ma anche dalla gioia del ballo appena finita la guerra e la
meraviglia di quando gli americano raccontavano loro della televisione che
porta il film in casa e della macchina che lava i panni. Donne che sono
passate dalla miseria all’abbondanza materiale e di opportunità dell’era
moderna, non ultime il cellulare e il computer.
I ricordi di queste donne, infatti,
sono indispensabili per capire la storia e la dimensione del racconto riesce a
trasmettere e avvicinare le distanze temporali.
Fanno capire come le donne abbiano dato un’impronta alla storia con
atteggiamenti di coraggio e amore che hanno consentito loro di superare grandi
ostacoli. Le parole chiave emerse dal video sono libertà e felicità. Se si è
liberi si è più felici”.
Il video e il libro sono stati donati alla biblioteca civica di San Vito nelle
mani del sindaco affinchè gli storici, i nipoti e pronipoti delle protagoniste
possano accedervi.
Nell’antico Teatro Arrigoni, sedute in prima fila, le donne intervistate, tra
cui una signora di 103 anni, orgogliose e felici per il riconoscimento al loro
valore, sono state premiate con un attestato di ringraziamento e un mazzo di
rose rosa. Con la loro presenza hanno
avvalorato l’evento, anzi, la festa a loro dedicata e la storia che, se si
incarna con le istituzioni, diventa patrimonio di tutti, e direzione per il
futuro.
GOSPEL IN
CONCERTO A CANTARE LA SOLIDARIETA’
sfavillanti – e senza spartito – in ritmico movimento sul palco dell’Auditorium
di Codroipo, una scoppiettante direttrice e cantante, Caterina Cesca,
chitarra, basso elettrico, tastiera, batteria, e il Concerto Gospel
ha trovato il luogo ideale dove espandersi.
Ma ciò che ne ha fatto un evento da
ricordare è stata la motivazione solidale e il coinvolgimento canoro della
classe prima della Primaria di Bertiolo e della classe prima della
secondaria di primo grado di Codroipo.
comunità si misura anche in questo” ha detto l’Assessore, “insieme si
può fare di più”. Il concerto dei The Colours of Gospel di San
Michele al T. è stato il primo, apprezzatissimo evento del nutrito
programma di solidarietà messo a punto dal Comune, Biblioteca civica,
varie associazioni codroipesi e si è rivelato un autentico bagno di energia e
passione passate in diretta dal cuore degli interpreti a quello del numeroso
pubblico.
Vangelo hanno regalato una serata indimenticabile, ricca di musica e colori,
quasi fosse fuoco d’artificio in una sera di primavera
inoltrata.
CAMINO AL T (UD) PIEVE DI ROSA
viaggio nelle vite, nei sentimenti, nei momenti difficili e in quelli grandi,
nella storia di sette generazioni di organari: gli ZANIN.
mondo. Uno a Camino al Tagliamento, con Franz e uno a
Codroipo con Gustavo. Entrambi discendenti dalla stessa matrice che
porta il nome del capostipite Valentino,
nato a Camino di Codroipo nel 1797. Dal suo spirito imprenditoriale e dal
suo ingegno, nel 1827, è partita la dinastia degli Zanin che continua con
Andrea a Camino e Francesco con il figlio Carlo a Codroipo.
in Paleografia e Filologia Musicale e del libro, cui ha dedicato lungo tempo
per le interviste, per la ricerca negli archivi parrocchiali e personali
delle famiglie Zanin e nelle biblioteche.
storiche di due secoli, delle famiglie Zanin, e della trasformazione
degli organi. Di tale, importante, presenza attiva sul territorio si sono fatti
portavoce il coordinatore dell’evento, Lorenzo
Marzona, ispettore onorario Soprintendenza FVG, Don Maurizio, pievano della Pieve di
Rosa, il Sindaco Nicola Locatelli.
Ma a parlare effettivamente della dinastia di organari friulani è stato proprio
l’organo Zanin dell’antica Chiesa matrice di Pieve di Rosa, con la voce
misteriosa e solenne e le mani portentose del maestro Josef Hofer.
vita oltre che di vanto. Tantissimi caminesi hanno lavorato e lavorano nelle
fabbriche Zanin.
figlio. Toccante la testimonianza di vita di Francesco Zanin,
espressa con grande commozione, compresa e condivisa dal folto
pubblico.
frequentato l’asilo con Suor Pulcheria. La Fabbrica degli organi era il
paradiso per i bambini che vi trovavano il materiale per le
migliori fionde e per i velieri sul Varmo. L’ambiente e i luoghi hanno
fatto ala agli Zanin. Molti ragazzi venivano in fabbrica per lavorare.
soprannome… Carèt, Gigi Stec, Maiuscul, Pisete, Barabba,Pesar, Micio,
Trute, Geti, Nini, Ciano, Berto Guere, Miro, Lindo Peresan, Marcia in
fa, Caretùt e molti altri. Silvano Tondo ha lavorato fino a 84
anni e, per oltre 60, nelle tastiere e consolle, con grande
manualità ed estrema intelligenza. Chi…fasin di bessoi, ( qui …facciamo
da soli) era ed è il motto“.
Zanin hanno tante commesse per restauri, alcuni di organi costruiti dagli
avi. “Ogni canna, ogni soffio di organi da restaurare
costruiti dai nostri avi è un bacio per loro” ha concluso
Francesco.
Macinanti, organista e studioso della parte storica e tecnica
dell’organo, è stata affidata la conclusione del convegno.
libro eccellente consegna alla storia la fotografia di un’intera comunità
coesa intorno ai suoi laboratori che costruiscono organi. E
l’organo merita il primato su ogni altro strumento perchè sa imitare la
voce dell’uomo. per Sant’Agostino “i polmoni dell’uomo sono come i mantici
dell’organo. L’organo è simile al corpo dell’uomo. Entrambi sono
alimentati dallo stesso elemento vitale, l’aria. Per Franz Zanin
“L’organo parla con inflessione di chi li costruisce” e qui è
insito il senso profondo dell’arte degli Zanin, dalla “Signorile
modestia”.
edito dall’Associazione culturale Giuseppe Serossi, fa parte della Collana
d’arte organara.
Se c’è qualcuno ancora convinto che l’asino sia un animale stupido e
testardo… è meglio che cambi idea. Perché se parla con chi ama questo umile
animale può capire che non bastano le parole più belle del mondo per descrivere
l’amore, la comprensione, la gratitudine che li unisce. In entrambi potrà vedere occhi lucidi di
gioia e affetto reciproco e la complicità che li vede gareggiare insieme, uno
in groppa all’altro, in una sorta di mutuo soccorso che li sostiene e, a volte,
li conduce alla vittoria di un palio, due, tre. E’ questo che accade a
Galleriano di Lestizza ogni ultima domenica di agosto. Asini o “mus” e i loro
conducenti ce la mettono tutta per conquistare il palio o drappo di stoffa che
rimane come vanto e orgoglio alla contrada per l’intero anno. Autrice di questo evento è la Pro Loco,
presieduta da Matteo Trigatti, che quest’anno ha superato se stessa,
partecipando al Palio del Casale a Camposano (Napoli), promosso
dall’Associzione Iside, con gara mondiale di corsa sugli asini, in
rappresentanza, e per la prima volta, del Friuli.
Per vivere al meglio la manifestazione, la Pro Loco ha organizzato
anche un pullman per 46 e ha unito l’utile al dilettevole visitando la Campania
grazie a un tour di cinque giorni cucito su misura da Abaco Viaggi. Ma l’apice della bellissima esperienza è
stato vivere il Palio in diretta, accanto alle altre regioni italiane e alla
gente accogliente e cordiale di Camposano che poi ha vinto l’edizione del 13
maggio 2018.
I membri della Pro Loco hanno visto aprirsi la strada alle partecipazioni ad
altri eventi simili, in Italia e oltre i confini, dove sfoggiare lo spirito
goliardico e l’orgoglio di essere friulani.
Emozionante, infatti, è stato
partecipare al corteo storico con oltre 300 figuranti, locali e di nazioni
diverse, issando la bandiera azzurra con l’aquila, indossando la maglietta del
Friuli al ritmo di “Mandi mandi” tra i vicoli della città e salire sul palco
accanto al sindaco Francesco Barbato.
Camposano – Galleriano, regioni diverse ma stesso folklore e,
soprattutto, stessa voglia di promozione sociale. In questo caso, felicemente in groppa al “Mus” (asino).
RIVIGNANO – ARIIS (UD)
A VILLA OTELLIO a scoprire le erbe spontanee, cucina, leggende e
tradizioni con l’Ass. IL CIDUL
Metti una bella domenica estiva, una villa storica sullo Stella, una
passeggiata nel suo parco alla ricerca di erbe spontanee … aggiungi la
degustazione e l’accoglienza di Giordana Pampagnin e dell’Ass. “Il
Cidul” e allora capirai di essere capitato in un attraente microcosmo
naturale. E’ quello di Ariis di Rivignano,
con villa Otellio dove nacque Lucina Savorgnan, la Giulietta friulana
dell’opera di Luigi da Porto “Giulietta e Romeo”.
In più, puoi dare valore culinario a erbe ritenute insapori ma, grazie al
cuoco ed esperto d’erbe Ennio Furlan, apprezzarle anche nel
piatto, imparando, ad esempio che: il
nome dell'”Argjelut” non è valeriana ma farinella; la verruca si cura
con due applicazioni di “Celidonia maior”; le felci sono tutte
pericolose; l’aglio è commestibile e molto saporito; la radice del convolvolo è
ottima se lessata; nessuna pianta con fiore è nociva; la coda cavallina è
ottima per lucidare il rame e l’edera terrestre lo è nella frittata; primule e
viole sono commestibili; le foglie di ontano fanno da suole nelle scarpe.
Grazie alla studiosa ed esperta di miti e leggende Adriana Casselli, apprendi le tradizioni della notte di San
Giovanni, notte magica, quando il sole sposa la luna e i benandanti lottano
contro i malandanti con il fascio di erbe come arma. Notte in cui si può fare
la barchetta, inserendo in una caraffa trasparente acqua e un bianco d’uovo. Al
mattino seguente si sarà formato un
veliero grazie all’attrazione della speciale rugiada.
meraviglia dai provetti genitori-attori, registi, presentatori e molto altro
che si sono messi in gioco per far divertire i loro bambini e far capire che il
lupo tanto temuto in realtà sa essere buono e generoso. I genitori della scuola
dell’Infanzia di Teor sono ben riusciti in questo intento grazie allo spettacolo
divertente e ben strutturato interpretato con la massima cura. Ma cosa ci
faceva il lupo nelle fiabe?
fare la torta di mele. Con il cestino e il foglio della ricetta girava per il
bosco alla ricerca degli ingredienti. Camminando camminando, ha incontrato i tre porcellini e, faticando
non poco per far loro capire che non voleva mangiarli, si è dato da fare per
costruire la casetta di mattoni.
fatto una bella passeggiata, la strega della casa di confetti che non trovava
mai gli occhiali, mamma capra con i capretti che gli ha dato una padellata in
testa, la chioccia che gli ha donato l’uovo fresco, Biancaneve che gli ha
offerto la mela, la zia sorda ma bravissima a fare la torta di mele.
insieme, alla fine, se la sono mangiata facendone parti uguali e ballando
allegramente. E il lupo era felice in compagnia di tanti amici con cui giocare
senza essere più temuto per una cattiveria che non gli è mai appartenuta.
LIBRI
il libro dal titolo più strano che abbia letto “ LO SREGNO BARDO” ma, per
sapere cosa vuol dire, bisogna arrivare
a pagina 139. Non ci vuole molto per
giungere fino lì perché la lettura è agile e i contenuti accattivanti. Vi si legge la storia di un uomo e di un
asino che, insieme, affrontano uno strano viaggio fatto di avventure molto
particolari e fotografie umane dalle più svariate sembianze.
Lestizza (Ud) ma residente a Torlano di
Sopra, un paesino friulano ai piedi delle Alpi Giulie, sul confine sloveno,
narra la vera, commovente e terapeutica storia del suo viaggio tra le montagne
in compagnia di un asino battezzato Ernesto, nato a Sofia in Bulgaria e ghiotto
di caramelle alla menta.
la loro, sfociata in una amicizia dal sapore quasi umano. Ma, in questo libro tutto è strano, a cominciare dall’idea di un fotografo di
quarant’anni, padre di due figli e con
la moglie all’ottavo mese di gravidanza, di fare un viaggio da solo, a piedi,
tra montagne alpine disabitate o quasi, mosso dal desiderio di scoprirne segreti, genti,
luoghi e usanze. Ma non sa come portare
i bagagli, i viveri e l’attrezzatura fotografica. Il consiglio di portare con
sé un asino si rivela vincente. Ma quale asino? Non certo un’asina incinta né un
asino docile. Elia, autore e protagonista, sceglie un asino ribelle che, nel proseguire del
libro, si rivelerà un buon amico dotato perfino della parola,
della paura e dei sentimenti umani, con il sogno di vedere l’Oriente dove
splende la luce della libertà. Insieme, Elia ed Ernesto, a incontrare
uomini già sepolti, danzanti streghe solitarie e senza occhi, cani neri dalle
sembianze mostruose, orsi bruni e strani esemplari umani, fino a scomodare Sant’Antonio
Abate.
è concessa. La più forte è la paura di morire, dell’ignoto, della fame. La più
dolce è una sorta di amore tra un uomo e un asino parlante che, alla fine del
viaggio, si confidano la voglia di casa. Per entrambi si compie la commozione del
saluto, con la promessa della reciproca libertà. Ognuno per la propria strada ma
con l’altro nel cuore e il ricordo delle
incredibili avventure vissute fra i monti.
che veniva da dentro, da un posto molto lontano, che evocava la parola
“libertà”, in un luogo dall’influenza
benefica, dove entrambi si sentivano in totale armonia con ciò che li
circondava.
andarci quasi fino in fondo, aprendo il varco a una domanda che sorge istintiva: “ Ma ci sarà
qualcosa di vero in tutta questa storia?” Di sicuro una cosa sì, l’autore Elia
Ferandino, alpinista della domenica e fotografo di mestiere, cresciuto in un piccolo paese della pianura
friulana, tra i campi di pannocchie e le grinfie delle tre sorelle
maggiori.
testardo eppure dolce, Ernesto.