Il PONTE – Periodico del Medio Friuli – ottobre 2017 - Pierina Gallina news

Il PONTE – Periodico del Medio Friuli – ottobre 2017

 

LIBRO 
IL PARRUCCAIO DI MARIA ANTONIETTA di ALBERTO FRAPPA RAUNCEROY

Surreale, documentato e sorprendente, questo romanzo storico
è un grandioso affresco della Parigi della moda dell’Ancien Régime, un voluto
omaggio a “Il profumo” di Patrick Suskind. Descrive nei minimi
dettagli una Parigi che non c’è più, grazie a un lavoro di studio, di ricerca
anche su riviste, quadri antichi, mappe per i nomi delle vie e i numeri
civici.   Ha un’impostazione classica,
con una scena dopo l’altra. Inizia con l’inizio e finisce con la fine. Trama e
struttura di un romanzo affollatissimo sono lineari”

Per la scrittrice Federica Ravizza, è un romanzo coraggioso
perchè l’autore si cimenta su Maria Antonietta, moglie di Luigi XVI di Borbone,
alla corte di Francia, di cui è già stato scritto tutto. Ma la novità sta nel
fatto che il vero protagonista non sia Antonietta (1755-1793, 15° figlia di
Maria Teresa d’Austria) bensì il parruccaio, figura di pura finzione su un
substrato di vera storia.

Finzione e realtà sono ben congeniate in una situazione
verosimile che consente al lettore di entrare in un mondo dove tutto è
possibile.

Il protagonista è Salamandre, un piccolo mostro
inconsapevole entemologo, studioso di insetti, una sorta di alieno dagli occhi
blu, drogato dall’oppio e dal laudano, arrabbiato e imparentato con il genere
ottocentesco di orfanelli.  Salamandre,
che confeziona stupefacenti oggetti con le elitre opalescenti degli scarabei
che raccoglie nelle campagne, è personaggio nevrotico, ipersensibile,
crepuscolare e alchemico.

Viene descritto dalla nascita all’adolescenza fino all’età
adulta, quando si farà conoscere come il parruccaio più ricercato e
anticonformista di una Parigi inedita e sconosciuta. La Parigi medievale,
quella con la Bastiglia, con i ponti coperti a 6 o 7 piani, i quartieri con le
strade strette, le chiese gotiche, i pinnacoli.

La Parigi dei mulini 
a vento, le torri, il cimitero degli 
Innocenti in centro città, poi 
bonificato da Luigi 16 e Napoleone.

Per descriverne  il
cuore oscuro, l’autore  usa la sinestesia
di odori,  suoni strani, colori scuri per
le tante scene notturne a effetto, con costante presenza di acqua e brulicare
di insetti, con inquadrature da sotto in su. 
Ecco allora comparire cimiteri, scheletri, volte enormi, cupole, botole.

I primi  capitoli sono
inquietanti. Poi appare la corte e gli ultimi sussulti sfarzosi di Luigi
15simo. Appare Salamandre adulto che crea parrucche leggere come piume e
smaglianti fatte con i coleotteri. Mai viste prima.  Poi improvvisa, l’accelerazione.

L’autore indaga il punto nodale della storia, la società che
sta per finire. Né i reali di Francia né i nobili si accorgono di essere sul
crinale della storia.

Maria Antonietta sta all’apice della tragedia e non capisce
di essere odiata e verso la disfatta.

Lei, la sovrana che si fa fare cento vestiti di gala a
stagione con tessuti che rispettano la nuance dei suoi capelli, vuole le
parrucche di Salamandre ma, mentre egli va verso il successo, lei  va verso la ghigliottina. Per un corto
circuito del destino e per la rivoluzione francese in atto, Salamandre la incontrerà
già prigioniera dentro la Torre del Tempio e ne diventerà devoto servitore,
sino a seguirla fin sotto al patibolo.

Lei ha solo 36 anni e Salamandre è il suo parrucchiere
pietoso, forse innamorato. La scena finale è la ghigliottina.  Dopo che la testa della regina è caduta viene
svelato il retroscena,  un destino che
poteva essere diverso. 

“Le scene si presentavano nella mente da anni” ha
chiarito l’autore. “Volevo un personaggio umano e debole, dalla nevrosi
disturbante. Una sorta di  cucciolo non
educato alla morale.  Volevo qualcosa di
diverso dal romanzo storico dove si uccide. Ero stufo del serial killer messo
nella storia. Scrivere un  romanzo
storico richiede impegno,  studio e
risposte ai continui dubbi, su tutto”.

“Il Parruccaio di Maria Antonietta”, il primo
libro di una trilogia che Alberto Frappa ha in cantiere, è stato presentato
dalla scrittrice Federica Ravizza, in occasione dell’evento “I giardini del
Doge Manin”, nella Sala Convegni di Villa Manin, a cura del Caffè Letterario,
presieduto da Luisa Venuti.  Il saluto
finale dell’evento è stato affidato alla dott.ssa Tiziana Cividini, assessore
alla cultura di Codroipo.

                                                                                                                                           

LIBRO 


C’erano una volta due piccoli pennuti, sui rami di un
ciliegio se ne stavano seduti… inizia così Due Nidi, il libro che ho scelto per
spiegare la separazione ai bambini. I due pennuti si piacciono e dopo una
iniziale conoscenza decidono di mettere su casa, come nella migliore delle
storie d’amore per un po’ va tutto benissimo… quel nido è pieno di amore e da
quell’amore nasce anche un piccolino…Peccato che col passare del tempo
l’idillio sembra scomparire e all’amore si sostituiscono le discussioni fino a
portare alla decisione che il papà andrà via di casa. Al piccolino viene
spiegato che ora avrà due nidi e tanto amore da ambo le parti.  E col tempo il piccolino capisce e comincia
ad apprezzare il fatto di poter passare da un nido all’altro, facendolo persino
con gran divertimento.

Riesce persino a capire che, se i genitori smettono di
amarsi, non è in discussione l’amore che essi 
provano per il loro piccolo. Due nidi è un libro delicato, per spiegare
la separazione ai bambini riavvolgendo il nastro, ripercorrendo le tappe di un
storia che è stata e che la separazione non cancella, perché i genitori
resteranno sempre i genitori, uniti dall’amore per i loro piccoli, nonostante
tutto.

VILLA MANIN di
Passariano (UD) – Rievocazione storica della visita della regina M.Amalia alla
famiglia Manin

Giove Pluvio ha tolto solo la carrozza alla regina Maria
Amalia di Sassonia, accompagnata dal fratello, in visita alla famiglia Manin,
come avvenne nel maggio del 1738.

Di rievocazione storica si è trattato, naturalmente, ma il
fascino dei costumi, delle posture, delle parrucche, ha aiutato a entrare
nell’atmosfera settecentesca.

Complice la presentazione dello scrittore Alberto Frappa,
autore del romanzo storico “Il Parruccaio di Maria Antonietta” e
l’Associazione piemontese “Le vie del tempo”. Maria Amalia di
Sassonia andava sposa al re di Napoli, Carlo III di Borbone. Un matrimonio per
procura come si usava all’epoca e la futura sovrana aveva solo 14 anni. 

Il viaggio verso il regno di Napoli, dal 12 marzo, durò 34
giorni con quattro tappe nei territori della Serenissima tra cui Villa Manin.

A ogni fermata fu organizzato un evento festoso cui
sovrintese l’ambasciatore Antonio Mocenigo.

“Et cento schiavoni con temburo batente et bandiera spiegata
gli fecero ala, et andò a smontare alli gradini della loggia, ove trovavasi
quantità di cavalieri et Dame et ivi fu ricevuta dalli Commissari.

Osservò “tavola imbandita nella gran sala terrena che,  per lo sito e la grandiosità dell’Argentaria,
faceva una Regia comparsa, a cui contribuiva anche la quantità di Dame e
Cavalieri venuti dalle città vicine che, girando attorno la Tavola, davano
tutto il risalto a simile magnificenza.”

La visita durò poche ore ma fu un evento che rimase impresso
nei nobili dell’epoca. Poi, dopo lo storico incontro, i cortigiani e il
pubblico sono invitati all’interno di Villa Manin, a un concerto per
clavicembalo e violino, con i musicisti Mansutti e Tomadini. Le musiche di
Georg Philipp Telemann, compositore e organista tedesco (1681-1767), hanno
fatto da sfondo all’atmosfera settecentesca dell’evento.

La rievocazione storica rientrava nel nutrito programma
“Nel Giardino del Doge Manin” del 9 e 10 settembre 2017. Mostra di
fiori, piante e arredi, eventi e conferenze.

                                                                
                                              

CODROIPO

GUSTAVO ZANIN, VITA DA FILM SULLE CANNE DI 400 ORGANI

Gustavo Zanin, con affabile narrazione  e disarmante semplicità,  ha conquistato il numeroso pubblico del Caffè
Letterario e del Rotary di Codroipo, insieme a rendergli il giusto e meritato
omaggio.

“Non vi voglio annoiare” ha ripetuto più volte. Quando mai,
dottor Zanin, lei ha corso questo rischio? Un vero incanto ascoltarlo narrare
aneddoti di vita e di incontri leggendari come quello con Papa Wojtyla,
all’epoca arcivescovo di Buenos Aires o l’”inciampo” con la moglie di Ciampi,
Presidente della Repubblica Italiana. 
C’è poco da fare. Codroipo è talmente fortunata ad avere un cittadino
così illustre, così competente e ricco di umile semplicità, che dovrebbe farne
monumento. E, ieri sera, il Caffè Letterario, presieduto da Luisa Venuti, e il
Rotary Club di Codroipo, presieduto dal dott. 
Luigi Canciani, gliel’ha eretto. 
Con quel mix di garbo ed eleganza intonati alla personalità del maestro
organaro.  che ha girato il mondo
soffiando sulle canne dei suoi oltre 400 organi. 

L’ultimo dei romantici, una vita da film, una saggezza che
traspare dal sorriso amichevole e sempre aperto con chiunque gli si avvicini.
Un uomo di sole 87 primavere dalla vitalità di un ragazzino che ringrazia
sempre e pubblicamente la sua sposa, signora Marinella, e tutte le spose delle
sette generazioni che han dato vanto e lustro alla sua Azienda. Che continua
con il figlio Francesco e il nipote Carlo.

“Ci vogliono coraggio e tanti sacrifici per continuare
un’attività per sette generazioni. Con 
“Il seme deve marcire perché ne nasca uno nuovo”, egli ha inteso
sottolineare la difficoltà che ogni passaggio 
generazionale porta in sé. Perle di saggezza le sue, miste a racconti
dalla schietta ilarità, svelate con l’abilità di un cantastorie provetto.

“Sono cresciuto a Camino, insieme ai quattro fratelli e tre
cugini. Eravamo ciascuno in collegi diversi, ma quando ci incontravamo nell’aia
di casa, eravamo un’orchestra di otto strumenti.  Sopra di noi, il suono del nonno che
accordava le canne”. Fotografie di un tempo andato ma ancora pulsante e vivo ha
fatto da eco alle sue parole espresse in un italiano perfetto, sapientemente
intrecciate in trama di favola teatrale.

Una vita da film la sua, da figlio del mondo ma sempre
ancorato alla propria terra. La stessa solcata dalle delle sue sette
generazioni e dei suoi nipoti, di cui va orgoglioso. 

Una vita di incontri, la sua, documentata da immagini che lo
ritraggono con Gazzelloni, flauto d’oro, Principe Ranieri di Monaco, Mario Del
Monaco, cantante lirico, i presidenti Ciampi, Spadolini, Andreotti,
Heider,  il giornalista Vespa e molti
altri. Del ballerino russo Nureyev ricorda quanto amasse fare il minestrone con
la signora Marinella, a Codroipo e come cercasse qui la famiglia che non aveva
mai avuto. Di Nureyev ha svelato la rocambolesca fuga dalla Russia e di come il
suo amico si fosse sacrificato per permettergli di scappare. Sembrava di
vederlo il piccolo organo di metallo con il canto degli uccelli che Gustavo
costruì per lui, affinché potesse sentire il bosco che tanto amava. E, ancor di
più, l’abbraccio di gratitudine con cui Nureyev lo ringraziò.

Pezzi di storia snocciolati con quella naturalezza che fa
rimanere a bocca aperta, col sapore di fiabe antiche raccontate in una sera di
fine estate, all’ombra della villa dogale. Ad ascoltare una vita ancora in
fiore di un organaro gentiluomo chiamato GUSTAVO ZANIN.

CODROIPO  

L’ALZHEIMER NON VA IN VACANZA, serata a cura
dell’Associazione di sostegno alle famiglie

I numeri indicano un aumento del 250 per cento di casi di
demenza entro il 2030. Ogni tre minuti, nel mondo, si concretizza un nuovo
ammalato. 30mila in Friuli su un milione e duecentomila abitanti e l’Italia è
la nazione più anziana, il Friuli la seconda nella classifica. Questi sono
alcuni dei dati allarmanti emersi dal convegno “l’Alzheimer non va mai in
vacanza” sulla demenza più diffusa nel mondo. Rallegrato dalla Obba Oboe Band
della Scuola di Musica “Città di Codroipo”, diretto da Serena Gani,  promosso dall’Associazione presieduta da
Fortunato Tonin che sostiene le famiglie, il convegno ha voluto parlarne,
fornendo modalità concrete di convivenza, testimonianze e progetti di
prevenzione.  Non esiste un farmaco
magico né le persone allenate a un sacrificio e sofferenza così grandi verso
l’ammalato che si vede perdere piano piano, con una prospettiva di vita lunga,
oltre i dieci anni.  

Su cosa puntare allora? Sulla prevenzione, per un
invecchiamento attivo e non patologico. Con un allenamento costante del
cervello, frequentando i bambini e i giovani, come prevede il progetto
illustrato dalla dott.ssa Anna Scalise, 
Presidente del progetto Dina Scalise ONLUS,  combattendo l’ageismo o discriminazione degli
anziani dovuta alla loro età, non lasciando solo chi è ammalato ed evitando di
far sentire gli anziani privi di un futuro.

Per invecchiare bene sono indispensabili: movimento fisico,
gestione dello stress, buon riposo, cura delle relazioni, gioco, controllo
della pressione, colesterolo, dieta, attività fisica, vista, udito, cura della
depressione, evitare l’alcol.  Importante
è prestare attenzione ai segnali di allarme, quali il deficit di memoria e la
difficoltà a eseguire attività quotidiane e mancata capacita di accudire sé
stessi.

Perché le demenze in agguato sono tante. Il più diffuso è il
morbo di Alzheimer, più frequente tra le donne, 
con il collasso, diminuzione di peso e aspetto di gheriglio di noce
rinsecchito del cervello. Poi ce ne sono altre ma con potenziali reversibilità.
Le terapie non sono risolutive ma servono a rallentare la malattia e a trattare
il paziente, a controllarne i comportamenti e l’ambiente in cui vive.

Nelle demenze chi sta peggio sono i familiari del malato che
possono farsi aiutare dalle reti di servizi e sostegno psicologico.  Ne ha parlato Massimiliana Menossi portando
l’esperienza del Gruppo A.M.A, la rete che sostiene, avvalorata da testimonianze
realistiche e commoventi.

“ Se i giovani sapessero e i gli anziani potessero”,  “Ama la tua età perché ogni età può essere
fantastica”, “Vivi la vecchiaia come un crepuscolo rosa del sole che tramonta”
sono massime cui dar retta per vivere ogni giorno come un dono prezioso che, in
ogni stagione della vita,  sa dare
preziosi, frutti.

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pierina gallina

Ho un nome e un cognome che non si dimenticano. Sono appassionata di scrittura, poesia, viaggi, libri e persone, in particolare bambini e saggi. Ho pubblicato cinque libri e sono una felice nonna di 7 nipoti, da 6 a 18 anni, mamma di tre splendide ragazze, e moglie di un solo marito da quasi 50 anni. Una vita da maestra e giornalista, sono attratta dalla felicità e dalla medianità, dallo studio della musica e degli angeli. Vi racconto di libri, bambini, nonni, viaggi, e del mio Friuli di mezzo, dove sono nata e sto di casa, con i suoi eventi e i suoi personaggi. Io continuo a scrivere perchè mi piace troppo. Spero di incontrarti tra i fatti e le parole. A rileggerci allora...

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