IL PONTE periodico del Medio Friuli – dicembre 2016 - Pierina Gallina news

IL PONTE periodico del Medio Friuli – dicembre 2016

LIBRI

 

DAVID MARIA TUROLDO La vita, la testimonianza
di Mariangela Maraviglia 
edizioni Morcelliana

Mariangela Maraviglia, dottore di ricerca sulla storia della
chiesa contemporanea all’università di Bologna. ha scritto un libro su Turoldo,
friulano, grande figura del cattolicesimo sacrale del 1900. Il libro è un testo
di studio che si rifà alla vita di uomo e religioso,  scrittore e poeta. Alla miseria della sua
infanzia, “miseria d’oro grezzo, neppure raffinato e così buona e
sostanziosa. Ci faceva diventare forti come cavalli. Bisogna essere poveri per
sentire la fraternità, come è buona l’acqua da bere, la polenta guadagnata con
la mia fatica, il raro boccone di pane gustato come fosse una torta”. Così
 Turoldo decantava le cose semplici, la
ricchezza della povertà, la fraternità dell’uomo e delle cose. Egli ha avuto
una vita intensissima che lo ha portato a fare il giro della terra,
valorizzando sempre e ovunque la lingua friulana. Nato a Coderno di Sedegliano
nel 1916, ultimo di nove fratelli  nella famiglia
più povera del paese, giovanissimo entrò nell’Ordine dei Servi di Maria e nel
1941 nella comunità dei servi di San Carlo a Milano. Si laureò in filosofia e
fece parte attiva della resistenza.  Ma tale
attivismo risultava scomodo alla chiesa che pretendeva obbedienza. Fu esiliato
da Milano nel 1953, si trasferì in Germania, Austria, ma, nel 1954, tornò a
Firenze. Qui trascorse quattro anni intensi nella Firenze di Giorgio La Pira,
la città della pace e del dialogo. Fu di nuovo esiliato a Londra, in convento. Nel
1960 tornò a Udine, al convento di S.M. delle Grazie dove produsse una gran
quantità di scrittura, prosa, poesia, spiritualità, teatro e il film “Gli
ULTIMI” nel 1962. Lo entusiasmò il Concilio Vaticano 2°, in quanto foriero
di apertura fra la chiesa e il mondo. Nel 1988, da Udine si trasferì
volontariamente nel paese di Papa Giovanni 23°, a Sotto il Monte, nella
frazione di Fontanelle, dove rimase fino alla morte avvenuta nel 1992 e dove è
sepolto nel locale cimitero. Don Davide visse sempre in modo pubblico, perfino
la morte. Rilasciò tante interviste televisive, giornalistiche, poetiche. In
tutto questo girare, però,  non dimenticò
le sue radici. Tornò spesso in Friuli e, nel 1976, anno del terremoto, dette
concreto aiuto.
Nella sua poesia, l’ eredità più durevole nel tempo, rievocava
Coderno immersa nella pianura che, da bambino, percorreva scalzo verso San
Daniele e il mare. “Pianura – occhi del mondo – dove gli occhi – si fanno
azzurri – a forza di guardare”. Arrivò poi la 2° guerra mondiale e vi
passarono eserciti che calpestavano i campi e rendeva in balia di sé stessa la
popolazione rurale. Tra cui la sua famiglia, i genitori, i primi, grandi
maestri. Il padre, Zuan, piccolo affittuario, falciava, puliva gli argini per
mantenere la famiglia di nove figli, di cui due erano morti piccolissimi, due
emigrati, le sorelle a servizio lontano da casa. Aveva rifiutato tutte le
tessere, tra cui quella del partito fascista e dell’Azione cattolica. La madre
Anute, silenziosa e umilissima,  gli appariva
“parente della Vergine” sempre affaccendata e ispiratrice della
vocazione di Turoldo. La casa era la più povera del paese. Fatta di sassi di
fiume, con la misera cucina senza camino, la 
tavola un po’ sgangherata, le pareti sempre nere dove la madre si
muoveva come avvolta in una nuvola. La fame era permanente, fino a far mangiare
la saggina e le pesche selvatiche, l’uva acerba e il fiore di acacia. Quando
David chiedeva  ” Madre, non c’è più
nulla da mangiare? lei rispondeva ” Frut, bisugne cressi un pôc par
volte”. La mattina  mangiava pane e
polenta, a mezzogiorno polenta e orzo, la sera polenta e “argjelut”
ovvero valeriana. Da piccolo Turoldo aiutava i contadini pascolando tre pecore
sui campi, rotti dal gracidio dei corvi, anche sulla neve.  La notte dei santi si cuocevano le castagne ed
era il rito solenne, quando il focolare diventava l’altare al centro della
terra.  La povertà è rimasta per lui una
grande maestra, elemento di un patrimonio di inestimabile valore. Per questo e
molto altro Turoldo è uno dei poeti più letti del 1900.  “Sono ammalato di Dio” diceva. Ma
la sua vita è stata una incessante lotta con Dio (Teomachia), quasi un novello
Giacobbe. “Cosa posso dire di Dio? Niente. La sua non è risposta ma
AFFIDAMENTO. La sua è una fede mai risolta razionalmente ma affidata al volto
di Dio. Come diceva il cardinale Carlo Maria Martini “Il credente e il non
credente albergano in ognuno di noi.” Il libro è stato presentato a Camino al
T. nell’ambito del Festival “Giardini d’Infanzia – Camino ControCorrente”.
                                                                                                                                                            
BEANO
CONCERTO CORALE 

In onore della Madonna del Buon Consiglio, il 25 settembre,
la parrocchiale di Beano ha ospitato cinque compagini corali che hanno
interpretato canti a lei dedicati: Coro “Cantum Gentium” di Beano diretto dal
M° Antonio Vitelli, Coro “San Tommaso” di Perteole diretto da Pierfilippo
Rendina, , Quartetto Sicut Lilium, diretto dal M° Maria Chiara A
rdolino, il Coro  maschile “Vos de Plane”  di Beano diretto dal M° Vittorino Zuliani, il
Coro “Sine Tempore” di Gonars, diretto dal M° Tamara Mansutti.  Il concerto, presentato da Giacinto Venier, è
stato premiato da un pubblico numeroso e partecipe, con grande soddisfazione
degli organizzatori, rappresentati dalla signora Berenice Dreolini, presidente
del Coro di Beano “Cantum Gentium”.
                                                                                                                                                            
CODROIPO
NEVIO PADOVANI E’ NONNO PIU’ 2016 PER L’ECONOMIA  IN PROVINCIA DI UDINE 

Alla prima edizione del concorso di 50&più e del
Messaggero Veneto per proclamare i tre “Nonni più” nei settori economia, sport,
volontariato, sono stati votati e proclamati vincitori Nevio Padovani per
l’economia, Francesco Vasciaveo per il volontariato, Luigi De Agostini per lo
sport. Le classifiche del concorso hanno messo in fila i nonni più buoni,
simpatici, generosi, divertenti, affettuosi della provincia di Udine. A loro è
stata dedicata una cerimonia ufficiale in sala Ajace a Udine, alla presenza
delle massime autorità, tra cui il sindaco Furio Honsell e il presidente dell’
Associazione 50&Più Aldo Sbaiz che afferma «È stato un grande successo, il
numero dei votanti lo conferma.  In tutti
i tre settori c’è stato un testa a testa avvincente.” Alla premiazione è
intervenuto anche Gustavo Zanin, terzo classificato per il settore economia,
che ha condiviso con Nevio il premio, dedicandolo al paese natio, Camino al
Tagliamento, e a Codroipo dove entrambi risiedono.
CAMINO                  RECITAL “NESSUN DORMA” con il soprano Francesca SCAINI

In teatro, sull’eleganza del nero spiccava lo scialle
d’argento che fasciava la spalla del soprano Francesca Scaini, la Voce di
Camino nel mondo, accompagnata al pianoforte dal Maestro  Francesco Zorzini. La loro naturale e rodata
sinergia ha fatto scaturire l’applauso prima ancora che il recital iniziasse. Segno
evidente dell’affetto e della stima che la platea ha rivolto loro. Avvincente,
commovente a tratti, coinvolgente alla massima potenza il recital che ha
condotto fin dentro la magia dei sogni, del sonno e dell’incanto delle ninne
nanne.  Francesca, con la sensibilità e
dolcezza di madre, è riuscita a dare corpo alle immagini cantate, sussurrate,
ma più di ogni altra cosa sentite intimamente e trasmesse come dono alla
platea, rapita da tanta bravura. Arie di grandi opere liriche, sempre narrate e
spiegate da Francesco e Francesca, hanno trovato vita e senso nel tema della
ninna nanna e dei luoghi del sonno e del sogno. Tra le toccanti
interpretazioni, particolarmente incisiva 
è stata  “Senza mamma”
dall’opera lirica di Puccini “ Suor Angelica.” Il recital  “Nessun dorma” è stato un tassello di “Camino
ControCorrente” il festival annuale dedicato quest’anno al Giardino d’infanzia,
ai bambini e a quello che dovrebbe essere il loro mondo. Bambini artisti,
bambini protagonisti attivi, con concerti, laboratori, installazioni.  Genitori invitati a raccontare i sogni ai
loro bambini, le favole. Sbalorditivo che proprio a Camino si siano aperte le
porte delle case ai Cappuccetti Rossi, ad Hansel e Gretel, ad Alice che va sul
Tagliamento. Biblioteca, Teatro, Casa Liani, Villa Savorgnan Minciotti,
Zorzini, Scaini a braccia aperte ad accogliere libri d’artista, danza d’autore,
fiabe musicali, installazioni e mostre fotografiche, collettivi rituali,
filmati, orchestrali in erba, mini opere, messe in scena teatrali e musicali.
In più interessanti conferenze.  A cura
di Giuseppe Bindi, “Bambini o no” , “Un pediatra racconta storie”, “I Vangeli
dell’infanzia”. Con Mariangela Maraviglia “L’Infanzia d’oro di padre David
Maria Turoldo con la proiezione del “Gli ultimi” , un film con gli occhi di un
bambino. Con Gemma moldi incontro-workshop “Ottoperotto”, seguito da
“Ninnanannorama” opera in prima assoluta e “Kinderszenen” o prospettive adulte
sull’infanzia in forma di musica. L’inedito festival, curato da Kairòs Arte
& Spettacolo con sede a Camino, si è concluso con la cerimonia sul Varmo
dedicata ai bambini migranti che in mare trovano la morte. Simbolicamente sono
state lasciate  andare sull’acqua verso
il mare una barchetta di carta e un piccolo dono, cullando la loro traiettoria
con ninne nanne e carillon. Sul fiume Varmo, con un barattolo e un giocattolo,
ha preso forma l’idea collettiva del bambino vero. Colui che sogna, ascolta,
fa, racconta, vive. Cui è stata dedicata l’edizione 2016 del Festival che, nel
2017, verterà sulla Rivoluzione d’Ottobre.

                                                                                                                                           
CAMINO – STRACCIS

MARIA PERESSINI AL TRAGUARDO DEI
100 ANNI
Avere un secolo sulle spalle e non
sentirne il peso è realtà per Maria Peressini, la “Sacrestana” del piccolo
borgo di Straccis che ieri ha compiuto 100 anni.   In suo onore il paese si è radunato nella
parrocchiale per la  Messa, celebrata da
Don Nello, presenti il Sindaco Locatelli e l’Assessore Pilutti.  Seguendo le orme del suocero Tite, del
cognato Natale e del marito Giuseppe, Maria si è dedicata alla pulizia della
chiesetta di Straccis fino a cinque anni fa. 
Figlia di Ines Liani e Francesco, è nata  a Bugnins Vecchio nel 1916.  A undici anni era  già a   servizio ad Avellino e a Roma. Nel 1942 ha
sposato Giuseppe “Beputi”  Pradolini che
suonava il “Liron”. Insieme, hanno vissuto una vita semplice, dedita al lavoro
e alla famiglia. Appassionato di musica, Giuseppe ha fatto il contadino e
muratore anche in Francia e in Belgio. Maria ha lavorato come operaia
stagionale nella fabbrica di tabacco a Codroipo e, in seguito, come bidella
nella scuola di Straccis. Hanno avuto quattro figli: Diva, Francesco morto a
due anni, Franca e Milena. Sette i nipoti e tre i pronipoti che si sono riuniti
per farle festa.   Per Maria, il segreto
di tanta longevità sta nell’avere 
pazienza, lavorare molto e tenere da conto. “Avevamo tanta miseria una
volta – dice  – e tenere da conto era il
capo principale. Ce ne vorrebbe un po’ per i giovani di oggi che hanno troppo e
non sono mai contenti.”  ll suo talento
si esprimeva in cucina dove era apprezzata per il pane di zucca e nel lavoro a maglia
che forniva berretti e calzini a tutta la famiglia.  Ogni giorno, insieme a Vera, percorre a piedi
almeno due chilometri, sulla rosta del Tagliamento e fino a Bugnins
Vecchio.  “Piano piano, a pedulini. Guai
fermarsi” è il suo motto. Donna di fede, Maria ringrazia Dio per il secolare
traguardo di cui è ancora incredula. “Mi pare che non sia vero. Sono tanti
cento anni. D’ora in poi quel che viene è tutto buono”. Maria segue le orme
della sorella Rosanna che lo scorso agosto ha compiuto 102 anni.
                                                                                                                                                            
CODROIPO
RAICES DE MI TIERRA … ENERGIA A
MILLE IN STILE CUBANO
La parola chiave di uno spettacolo
che ha infiammato il Benois è stata energia. Passionale, intensa, condivisa, in
una sorta di messaggio di pace amplificato dal binomio Cuba-Friuli, assonanza
premiata dall’intensa emozione dei protagonisti. Cubani residenti in Friuli,
professionisti dello spettacolo con curriculum di tutto rispetto. Presentato da
Elisa Padovani, “Raices de mi tierra”  ha
delineato il ritratto di Cuba e dei suoi figli che girano il mondo facendo
bandiera della loro Madre terra. Mi Tierra, Associazione  di Codroipo, presieduta da Maria Felicia, ha
fortemente voluto questo spettacolo, patrocinato dal Comune,  per fare un inno  anche all’Italia, sorgente di fratellanza e
pace.  In scena Cuba e Italia, a ballare
e suonare e cantare, sempre vestite di allegria e sorrisi spontanei e
coinvolgenti. Due le orchestre a riempire di musica il teatro: i Mariachi e i
Caramel,  graditissimi ospiti. Dalle
danze degli schiavi strappati dalle loro terre allo smarrimento delle loro
donne lasciate sole, alla Rumba,  alla Santeria,
la vera religione di Cuba, in un mix di sacro e profano affascinante. Dal Cha Cha
Cha, ballo nato a Cuba nel cuore di Havana vecchia, due passi lenti e uno
veloce, alle canzoni d’amore più autentiche, fino al romanzo più amato di Cuba,
 Cecilia Valdés, interpretato dalla soprano
Laura Ulloa, applauditissima. Un insieme di coreografie e colori si è
condensato   nel proclama di pace del
brano interpretato dai Caramel “Una sola palabra – una sola parola”.  Pace come realtà possibile se le persone si
danno la mano e superano le differenze del colore della pelle. Questo il
messaggio lampante che uno spettacolo degno delle platee internazionali ha lasciato.
Pace e fratellanza, missione non impossibile se ci si affida alla musica, unico
motore capace di unire tutti i popoli della nostra Madre Terra.
                                                                                                
TALMASSONS
EOLO E LE STORIE STESE… genitori
in scena
Per il quarto anno si ripete
l’appuntamento con il palcoscenico e la sala teatro gremita al punto da
richiedere la replica dello spettacolo. Protagonisti ancora i genitori e
insegnanti della locale scuola dell’infanzia, promotrice dell’evento.
Ispiratrice della fortunata rappresentazione è la celebra “Biancaneve e i sette
nani”, arricchita però da sfaccettature in chiave moderna. Lo specchio magico
che si fa la doccia aspettando di andare in scena, Biancaneve celiaca e vegana
col pallino del ballo, la mela avvelenata non proprio col veleno, il cacciatore
che non sopporta la vista del sangue. Accanto alla cattivissima ed esilarante
regina che si trasforma in strega si muovono altri strani personaggi come fiori
pettegoli, puzzole che si emozionano, uccelli cantanti. Per fortuna arrivava il
Salvastorie a risolvere gli inevitabili inghippi.  E il finale? Come in ogni più bella storia
Biancaneve incontra sì l’anima gemella, che non è il principe azzurro sul
cavallo  bianco bensì un provetto ballerino.  In scena una ventina di attori, animati da
quell’entusiasmo che sa trasformare un teatro in capolavoro, apprezzatissimo da
una platea felice accorsa il 5 e il 6 novembre a riempire la sala teatrale di
Talmassons.
                                                                                                                              
PANTIANICCO (MERETO DI TOMBA)
PREMIATO IL FRIULANO DEL MEDIO
FRIULI a BELLUNO

Il friulano del Medio Friuli è
stato premiato in settembre al biennale concorso nazionale per lingue
minoritarie dell’Istituto Culturale ladino Cesa de Jan del Bellunese, edizione
2015/2016.
Fra oltre cento poesie
partecipanti, è salita sul podio la parlata di Pantianicco con cui la poetessa
Viviana Mattiussi ha  scritto i versi che
hanno vinto il secondo premio, la Naghena d’argento.
Si tratta del concorso nazionale
per lingue minoritarie di maggior rilievo.
Motivo di orgoglio per  il Friuli e per la lingua friulana, spesso
poco considerata, ma apprezzata in ambito nazionale.
Testo di Viviana Mattiussi
Como che il fevelâ dala Gjestra
Tiliment al è stât clamât lenga di aga, jessint di zona umida, cussì nô, che i
vin un teren magri, i podin dî di fevelâ una lenga di cjera, o di claps. Tal
furlan di Pantianins a è la poesia Lenga di cjera, che a à vint la Naghena di
arint al concors leterari nazionâl Mendrànze N Poejia 2015-2016. Si trata di
una manifestazion inmaneada dal Istitut Cultural Ladin Cesa De Jan di Colle
S.Lucia (BL) par i idiomis ricognossûts tant che lenghis minoritaris dal Stât
talian. A erin in concors passa cent componiments in viers, scrits par Cimbri,
Furlan, Ladin, Grec, Ocitan, Provenzâl, Sart, Sloven, Gjermanòfin e atris inmò.  Ogni edizion, tre di lôr a vegnin premiâts
cula Naghena (di oro, di arint e di bronz) o Eliantus Superbus, un flôr di
mont. Par preservâ la sô esistença e la sô bieleça, al è stât declarât specie
proteta.  Duncje al è simbul dali lenghis
minoritaris che a van protetis dala omologazion che a vores falis sparî,
cancelant il pluralisim lenghistic e culturâl. Par chista edizion, tal
centenari dal prin conflit mondiâl, sui cristai naturai che a regin i flôrs al
è encje un fîl spinât, a ricuardâ che la bieleça pura dali montagnis a è stada
insanganada dala guera.
Una atra sezion dal concors a
rivuardava temis scrits par furlan dai arlêfs dali scuelis. Fra una trentina di
componiments in gara, il secont premi al è lât a I misteris dal Tiliment,
vignût dala seconda classa di scuela primaria di Pantianins. A mertin un
preseament  chês maestris che a àn
preparazion e cussiença identitaria di sostignî li gnovis gjenerazions tal
cognossi e tignî viva la lenga dala sô int, dal sô paîs.
Poesia di Viviana Mattiussi
LENGA  DI 
CJERA
     La me lenga a ven dai cjamps
dai agârs dali cumieris
che nus àn dât pan e peraulis.
E à colôr di claps e cjera.
     La me lenga a ven dai prâts
lârcs e clârs sot dal soreli
fen seât a stagjonâ
e frutins a grîs cul fros.
     E à l’odôr dai graps di fraula
e dal most tal caratèl
e di corsis pal vignâl.
A sa il ghêrp e il dolç dai emui
di urtiçòns su pai rivài
e di cecjis di baraç
e di moris di morâr.
     Si spandeva il so rivoc
sot la lobia o tal curtîl
o sul clap di gnot d’estât
a contâ li novitâts
     E compagn a conta vué
di pc o di celulârs
dvd, file o motôrs.
     A no è vecja la me lenga
a fevela, a vîf cun nô
sula bocja e insot tal cour.
E à una storia, un lunc passât
ma al è fresc il so sunôr.
Se i savìn ce tant che a vâl
a à vigôr par il doman.
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pierina gallina

Ho un nome e un cognome che non si dimenticano. Sono appassionata di scrittura, poesia, viaggi, libri e persone, in particolare bambini e saggi. Ho pubblicato cinque libri e sono una felice nonna di 7 nipoti, da 6 a 18 anni, mamma di tre splendide ragazze, e moglie di un solo marito da quasi 50 anni. Una vita da maestra e giornalista, sono attratta dalla felicità e dalla medianità, dallo studio della musica e degli angeli. Vi racconto di libri, bambini, nonni, viaggi, e del mio Friuli di mezzo, dove sono nata e sto di casa, con i suoi eventi e i suoi personaggi. Io continuo a scrivere perchè mi piace troppo. Spero di incontrarti tra i fatti e le parole. A rileggerci allora...

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