“CHE ARIA TIRA QUESTO NATALE?”…
frut, che tes sôs manutis al tignive il mont intîr, lis slungjâ misericordiôs
viers la Mari, tiere e cîl si fermarin in sublime venerazion.
Cuant che Chel che al jere vignût a scjaldâ cul so amôr dutis lis
creaturis crudulidis dal frêt de muart si scjaldave cul flât dal bo e dal mus
peâts te stale, ancje i arbui a veglavin.
frutin e inlumini simpri il troi de vuestre vite e chel
des vuestris fameis!
“Voglio che Babbo Natale mi porti la Wii e le Wings e
il computer e …”chiedono bambini e bambine, anche molto piccoli, già da
novembre.
E Natale si sovrappone alla
figura di quell’improbabile signore con la barba bianca che rappresenta
l’emblema delle “cose” che si possono avere. Per poi aprire i pacchi, guardare
un attimo, appallottolare la carta e chiedere altro. Con l’evidente delusione
quando i pacchetti son tutti scartati e abbandonati.
Semplicemente perché caduti a pioggia,
troppi, e troppo poco desiderati.
Cosa sono oggi il desiderio, l’attesa e la
pazienza? Parole sconosciute. Non fanno
parte di una società vestita di plastica dove tutto si deve avere e
subito.
traccia? Sembra proprio di sì. Per qualche bimbo è solo una favola. Una delle
tante.
solo per quella persona? Sostituita da frasi collettive, via email e sms.
nascosto dalla finzione.
molti commercianti. “Natale? Una catastrofe” sentenzia qualcuno. “A me non è mai piaciuto”, “Sarà un giorno di disperazione più grande di
sempre. Per chi è malato, solo, depresso”, “Spero che passi alla svelta”, “ Da
evitare”, “Quest’anno poi…con la crisi che c’è in giro”, “La gente è già triste
e Natale la rende ancora più triste”, “A
Natale vado in viaggio, così evito un
sacco di cose, inviti, regali, forzati ritrovi familiari. Solo l’idea di dover
invitare questo e quello mi rende nervosa”.
annunciano un Natale 2012 dipinto a tinte scure, dove paura, solitudine, disoccupazione,
crisi, mancanza di soldi, stridono con l’imperante consumismo, con i
supermercati zeppi di attrazioni in gara per il ribasso più sensazionale.
che spinge a comprare. Di tutto e di più. E i doni?
felice”, “Ormai è difficile comprare doni. Con l’Imu, assicurazioni, bollette,
la parola dono viene cancellata dalla lista. La tredicesima dei fortunati che
ce l’anno è già spesa”, “Doni? giusto ai bambini. Tra grandi il discorso è
chiuso. Ci si vuole bene lo stesso anche senza scambi. Anzi, meglio. Meno
pensieri e meno spese”, “Natale ha preso
le sembianze di un’ossessione”.
una bufera incombente, dove il bene perde di brutto, dove la conflittualità nel
privato, nel politico, nel sociale, la perenne tensione di tutto contro tutti
sono una strada senza uscita?
umano, del cosmo e delle relazioni?
altri?
la voglia di reagire ad un mondo liofilizzato e a gambe all’aria che vorrebbe
spegnere le persone?
prossimo l’uno dell’altro?
frantumarci?
addobbi, l’atmosfera. Mi piace anche fare e ricevere auguri. E’ vero che tanti
sono di circostanza ma almeno è un periodo in cui ci si guarda”, “ Amo riunire
le persone care e preparare una calda accoglienza”, “ Per me Natale è il
momento più bello dell’anno. Per me è Messa di mezzanotte e presepio. E io
continuo a farlo, come quando ero bambino e aspettavo il Bambin Gesù che, se mi
portava un mandarino, mi regalava felicità e meraviglia”.
compra e non si vende, perché passa attraverso la cultura del dono gratuito, la
cura dei legami familiari, amicali, cooperativi.
Anche solo con una filastrocca, un sorriso, una visita con in mano una
carezza.
attacchi alla nostra identità religiosa, sociale, morale e storica.
Auguri di un Natale lungo un’eternità. Non solo per un giorno.
banalità di un consumismo frenetico e agitato, la corsa ai regali, la fretta
che attanaglia più ancora che negli
altri mesi, le troppe luci, gli auguri distratti, le telefonate fatte quasi per
dovere con la paura di dimenticare qualcuno, le tante, troppe cose che
riempiono quel giorno e i giorni prima privandoci della tranquillità e del silenzio.
bombarda facendoci credere che bisogna avere questo e quello e l’altro ancora,
altrimenti non va bene.. altrimenti non
siamo abbastanza.
bontà di ricette della felicità basate soltanto sul consumo e sull’apparenza?
a lasciarci abbindolare dal clamore fino
a ritenere ciò che viene presentato da
chi ha la voce più forte come il migliore dei mondi possibili, snobbando a
volte ciò che nei nostri paesi viene proposto, senza darci neppure la pena di
conoscerlo. Salvo poi rimpiangere le occasioni mancate e la gioia che soltanto
le cose semplici sanno dare!
anno è proprio quello di riscoprire la bellezza del posto in cui viviamo, delle
persone che condividono il nostro cammino, delle radici comuni che fanno di noi
le persone che siamo.
ieri che ci si scambiava gli
auguri per le festività ed è già passato un anno!
a tutti i costi, di vetrine illuminate,
di decori, di articoli più o meno necessari che ammiccano al nostro
passaggio.
indifferenti è forte ma l’impresa si rivela sempre più ardua.
mi sono recata in un centro commerciale
e, mentre camminavo tra le corsie, ho sentito un dialogo tra madre e figlia che
mi ha incuriosito.
che è troppo stretto?”. “Allora prendiamo il n° 25”. “ Sì, potrebbe andar bene
ma è troppo largo in fondo”. “ Guarda il
n° 40, è perfetto”. “Sì, hai ragione, E’ pieno, slanciato, non troppo alto né
largo in fondo”. Ok, lo prendiamo.”
capii che stavano parlando di alberi di Natale e che tutti quegli aggettivi si
riferivano ad un abete sintetico!.
scatolone nel carrello e un sorriso trionfante avviarsi alla cassa.
tre persone dove la madre, con espressione da cospiratrice, indicava al marito
con cenni della testa i giochi che il figlio aveva chiesto sulla lettera a Babbo Natale. Il bambino,
intanto, tirava la barba bianca più famosa del mondo per assicurarsi che non
fosse finta.
centro commerciale la mia mente ha spaziato tra palline e fili argentati ma
quando sono uscita e mi ha investito una ventata d’aria pungente ho realizzato
che ci saranno molti bambini che non avranno nulla a Natale, nemmeno un
abbraccio.
“cospirare” con il Babbo e ci saranno popolazioni intere che pregheranno di
vivere fino al prossimo anno.
persone sole, dispute e antipatie.
Sarebbe bello se almeno per un giorno si trovasse la via del dialogo, della tolleranza e della
comprensione.
accende la cometa sopra la capanna di Gesù, si spegnesse una malattia e si
donasse un sorriso ad un bambino.
desiderio del “mago di Natale” come recita questa poesia scritta da Gianni
Rodari:
spuntare un albero di Natale/in ogni casa/in ogni appartamento/un vero abete/un
pino di montagna/con un po’ di vento vero/impigliato tra i rami. Poi me ne
andrei/a fare magie/per tutte le vie. Tutto questo farei se fossi un mago/però
non lo sono/come posso fare? Non ho che auguri da regalare: di auguri ne ho
tanti/scegliete quelli che volete/prendeteli tutti quanti.