LA BEFANA E LE SUE STORIE… e FoGORON e Kermesse d’arte da “Ferrin” a Bugnins di Camino al T (UD) 6 gennaio 16
Quante storie ha la Befana?
Durante il viaggio, non sapendo esattamente dove andare, chiesero ad una vecchietta incontrata lungo il tragitto, se potesse indicare loro dov’era il Bambin Gesù.
La vecchietta, vestita in modo modesto e con
un importante naso canuto, con un tono roco e infastidito, rispose loro: “Via, via, andate pure di là! Continuate a seguire la Stella Cometa!” I Re magi, afflitti per il modo scortese della vecchietta, continuarono il cammino, non essendo certi però di trovare il luogo cercato
La vecchietta, dopo un po’ si rese conto di avere sbagliato a rispondere ai Re Magi in un modo così brusco, e, sentendosi in colpa, decise lei stessa di andare a trovare il Bambin Gesù e di portargli dei doni. Allora, nonostante fosse molto povera, prese e raccolse tutto ciò che poteva donare, mise tutto in un vecchio sacco e si avviò alla ricerca del Salvatore.
Non conoscendo la strada, non sapendo dove andare, non individuando più la scia della Stella Cometa, la vecchietta depose i suoi semplici doni davanti all’uscio di tutte le case dove sapeva esserci piccoli neonati o bambini.
Da quella volta in poi nel giorno dell’Epifania quella vecchietta, la Befana, vaga in preda al rimorso per le vie dei paesi e delle città e che per farsi perdonare porti semplici doni a tutti i bambini deponendoli in calze.
lentamente e spesso si dimentica dove è nata e quale è stata la sua
evoluzione nel tempo e nei diversi paesi. La festa dell’Epifania, che dal greco antico significa “manifestazione”, “apparizione”, ricorda la visita da parte dei re Magi a Gesù bambino.
Oggi questa festa è celebrata con tradizioni diverse
in vari paesi. In Italia tutti i bambini appendono un calzino sul camino
o sulla finestra e attendono i dolci artigianali della Befana.
Tra le tradizioni più antiche c’è anche quella di accendere dei roghi e
bruciare il fantoccio dell’anziana signora, come usanza legata ai riti
propiziatori di tradizione pagana e popolare, che fa terminare il
periodo delle festività di Natale proprio in questa giornata, periodo in
cui si smonta anche il presepe e le statuine.
L’oro, simbolo della regalità, l’incenso, simbolo della natura divina, e
la mirra, simbolo del sacrificio che Gesù avrebbe dovuto compiere
poiché la mirra era usata per le imbalsamazioni.
Ma che cos’è la mirra? E’ una gommaresina
che cola dalla corteccia di un arbusto che prolifica in Somalia, Etiopia
e nella penisola arabica. Famosa fin dall’antichità per le sue
proprietà antisettiche e antibatteriche, la mirra viene utilizzata come
rimedio contro le affezioni delle vie respiratorie.
Grazie alla mirra è possibile realizzare numerosi prodotti per l’igiene e il benessere del corpo, come ad esempio i saponi naturali, i profumi e gli oli essenziali.
multimediale a tema fisso: “IL FUOCO”, a cura di Centro Culturale I CONTEMPORANEI 3000
Fabiola Tilatti Ferrin fa gli onori di casa
Gino Monti legge il suo racconto breve
Rodolfo Balestrazzi parla dei tre elementi del fuoco: combustibile, carburente, innesco. Dalla preisotria alla fine dei tempi, il Fuoco è elemento vitale come l’acqua.
Lo scrittore Franco Falzari legge la poesia “Al fuoco”
Nevia Gregorovic tratta l’etimologia della parola Fuoco. In latino Focus ( da Faveo, per riscaldare, alimentare, intuire, amare) o Ignis ( Fuoco vero e proprio che arde, brucia, cucina)
Scrittore Mauro Tonino, parla dei colori del fuoco: Rosso a 585°, giallo a 1200° e azzurro.
Monica Maran, presidente del Teatro della Mandragola di Grado, legge due sue poesie in gradese
Sergio Serraiotto, poeta: Tre parole: Puntate…mirate…fuoco
Intermezzo musicale con fisarmonica a bocca di Michele Codutti
su testodi Giorgio Valentinuzzi, Presidente del Centro Culturale “Contemporanei 3000” di Udine