LA SCUOLA ITALIANA: tra le più stressanti al mondo
La Scuola Italiana, in un articolo che ho scritto per il Paese, magazine di cultura, società, turismo del MEDIO FRIULI.
Ho letto la classifica OCSE sulla scuola italiana, che risulta essere tra le più stressanti al mondo.
I numeri sono impressionanti. Più grandi di una epidemia.
Sono dati affidabili, perché, a dichiararli, è l’OCSE – Organizzazione internazionale per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico – fondata nel 1961 e composta da 38 paesi membri. Tra le varie questioni di cui si interessa c’è l’educazione.
Ecco il risultato: sono oltre 220.000 i giovani in età scolare che soffrono di disturbi psichici.
Il numero è raddoppiato negli ultimi tre anni, complice la pandemia.
Una domanda sorge spontanea: perché succede proprio in Italia e meno in altri Paesi?
Perché il nostro sistema scolastico totalizza livelli di ansia record?
Non ho la competenza per fornire risposte, però mi appare chiaro che la scuola italiana si trovi a fronteggiare una vera e propria emergenza.
I suoi principali problemi risultano essere: la qualità degli apprendimenti, i programmi di studio obsoleti e troppo teorici, le dotazioni tecnologiche inadeguate, la recente riforma di formazione e reclutamento degli insegnanti, la scarsa motivazione dei docenti, lo stato di salute dell’inclusione scolastica. (Fonte OCSE 2022)
Il tempo per correre ai ripari è scaduto. C’è in ballo il nostro futuro. I nostri bambini, i nostri giovani, chiedono aiuto.
Chi glielo può dare?
Forse gli insegnanti dotati di quella buona volontà, di quella passione, che li fa andare controvento?
Gli insegnanti che, i loro alunni, li vedono, se ne curano, li hanno a cuore?
Lo stanno, già, facendo. Sono, quasi, una categoria di eroi, spesso poco ascoltati. A volte addirittura derisi, proprio quando il loro operato riesce a salvare vite. A salvare tasselli di futuro.
Se, tutto questo, è umanamente meraviglioso, è la spia che molto della scuola non va. Non funziona.
Se, oggi, i numeri sono a sei cifre, domani potrebbero raddoppiare o triplicare.
Con 220mila bambini che soffrono di disagi psicologici a scuola, il verbo istruire – trasmettere contenuti culturali per via intellettuale dall’insegnante all’allievo – ha poco senso di esistere. Meglio sarebbe sostituirlo con educare – curare la dimensione emotivo-sentimentale dei ragazzi aiutandoli a passare dalla pulsione all’emozione. (Fonte: Galimberti)
Cosa fare?
Si rende necessario ripensare radicalmente l’impostazione dell’insegnamento e dell’apprendimento.
Lo stress scolastico tra i bambini italiani è una sfida, che richiede l’attenzione delle autorità educative, delle scuole e delle famiglie. Che sono chiamate a collaborare.
Urge parlarne.
Perché, se andremo avanti di questo passo, mettendo i paraocchi davanti ai disagi di allievi e di insegnanti, ci troveremo a piangere lacrime di coccodrillo quando ci scoppierà la bomba in faccia.
Quanti tra i nostri figli, tra i nostri nipoti, sono a rischio?
Anche loro potrebbero essere tra quei 220.000 bambini che soffrono di disagi psicologici, a rischio suicidio, di delinquenza, di abuso di sostanze stupefacenti?
Possono rivelarsi utili i contributi per gli psicologi, ma dovrebbero essere affiancati da una trasformazione della scuola, attenta ai bisogni più che a prove per verificare competenze.
Ci sono, anche in Italia, esempi luminosi di scuole che funzionano e creano benessere.
Copiarli potrebbe rappresentare l’ancora di salvezza e consentire di studiare, e crescere, in un ambiente di apprendimento sereno, fatto di condivisione dei valori e delle esperienze affettive di ognuno.
Scuola italiana? “La più stressante al mondo”, ecco perché
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