LIBRO “IL DESERTO NEGLI OCCHI” di Elisa Cozzarini e Ibrahim Kane Annour a UDINE – 10 maggio 14 - Pierina Gallina news

LIBRO “IL DESERTO NEGLI OCCHI” di Elisa Cozzarini e Ibrahim Kane Annour a UDINE – 10 maggio 14

Il deserto negli occhi
Incontro con Elisa Cozzarini e Ibrahim
Kane Annour
a Udine, libreria Odòs, a cura di Vicino-Lontano
 
Scritto con la giornalista Elisa Cozzarini,” Il deserto negli occhi” è un tributo alla vita nomade ma anche un ponte tra mondi, gettato con rara sensibilità.
 Ibrahim Kane Annour fa la guida turistica
nel Sahara. Ha imparato da piccolo a orientarsi osservando il cielo, il letto
asciutto dei fiumi, il contorno delle montagne all’orizzonte. Da grande ne ha
fatto una professione, che gli ha dato prestigio e benessere economico. È
soddisfatto del suo lavoro e della sua vita, finché nel 2007 è costretto a
fuggire in Italia. In Niger, ricco di uranio, è iniziata l’ennesima rivolta
tuareg e tutte le guide turistiche sono sospettate di appoggiare i ribelli, per
la loro profonda conoscenza del deserto. “Un tuareg abbandona la sua terra solo
se non ha altra scelta”: è così che Ibrahim arriva a Pordenone, la “capitale”
dei tuareg d’Italia. Ottiene lo status di rifugiato e decide di chiedere il
ricongiungimento famigliare anche se non ha un lavoro: non ce la fa più a
vivere lontano dalla moglie e i quattro figli.
Il libro, scritto con un taglio narrativo,
racconta la sua vita: la storia di un uomo che non avrebbe mai voluto
abbandonare l’Africa e che vorrebbe continuare a essere libero. “Il deserto
negli occhi” è anche un omaggio al deserto e un modo per far conoscere al
pubblico la cultura tuareg, che rischia di scomparire per i disordini che
rendono sempre più insicura la regione sahariana. Oggi, infatti, mentre la
situazione in Niger migliora, il vicino Mali rischia di diventare un nuovo
Afghanistan.


Il libro ripercorre l’infanzia e la giovinezza tra Azzel, Agadez e il deserto: la magia dei viaggi con le carovane, ma anche l’impegno politico al liceo e le spedizioni con gli occidentali. Fino all’arrivo a Pordenone, dove vive la più grande comunità tuareg italiana, circa 50 persone.

                                  Elisa Cozzarini, giornalista e scrittrice, classe 1978, è giornalista pubblicista. Si è laureata in Scienze Politiche all’Università di Trieste, con una tesi sull’Islam nell’isola di Mauritius. Scrive di immigrazione e ambiente dal 2006, collaborando con Vita non profit, La Nuova Ecologia, Repubblica.it. Nel 2010 ha curato G2 e giovani stranieri in Italia. Politiche di inclusione e racconti, edito da Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali e Vita non profit. Come fotografa, nel 2009 ha partecipato alla mostra intitolata “They won’t budge” (“Non si muoveranno”, da una canzone del cantante maliano albino Salif Keita), sugli immigrati africani in Europa, presso la New York University

Ibrahim Kane Annour, tuareg, nato in Niger nel 1966, fugge in Italia nel 2007 e un anno dopo gli viene riconosciuto lo status di rifugiato politico. Faceva la guida turistica nel deserto del Sahara, ma è costretto a fuggire quando scoppia la ribellione del Movimento nigerino per la giustizia (Mnj) e il Governo dichiara lo stato d’emergenza. È l’ennesima rivolta tuareg nella sua terra, ricca di uranio, e tutte le guide turistiche sono sospettate di appoggiare i ribelli, per la loro profonda conoscenza del Sahara. Oggi Ibrahim vive con la famiglia a Pordenone, dove c’è la principale comunità tuareg in Italia (di questa comunità si sono occupate diverse testate nazionali e televisioni, da Io Donna a Geo&Geo).


Il deserto come spazio infinito, come dimensione affettiva, come luogo dell’anima.

Ibrahim Kane Annour è figlio del deserto: a undici anni accompagna il padre nelle carovane, seguendo il vento in

sella ad Abbarogh, il cammello pià docile. Impara ad orientarsi osservando il cielo, il letto asciutto dei fiumi, il

contorno delle montagne all’orizzonte. A quindici si innamora di Gheishita, dalle lunghe trecce, e di notte scappa
per andarla a trovare di nascosto nel suo accampamento.

A ventitre sposa Maria Zenabou, conquistato dai suoi penetranti occhi neri, in una cerimonia in grande stile ad
Agadez. Poi scoppia la rivolta dei tuareg e Ibrahim, sospettato di aver aderito al movimento dei ribelli ad Agadez.
Deve lasciare la moglie e i figli per non finire in prigione, torturato o ucciso, come gli amici, come il padre. Lui che è
sempre stato un uomo libero e la cui colpa è stata solo quella di voler essere un uomo libero e di accompagnare i
turisti nel deserto.

Trova asilo in Italia, dove si adatta a fare l’operaio, a vivere in oasi di cemento, a scandire il tempo secondo il
ticchettio delle lancette. Si reinventa una vita. Dopo alcuni anni riesce a ricongiungersi con la sua famiglia e ora
vive a Pordenone, dove vive la comunità tuareg più grande d’Italia.
Ma nei suoi occhi scuri come l’ebano, misteriosi e impenetrabili, sono ancora riflesse le dune, e il vento del deserto di notte lo chiama, chiedendogli di tornare.

Elisa Cozzarini,

                        Il momento dell’autografo, con sorriso di Ibrahim

                  Traduttrice dal francese del libro “Sono nato con la sabbia negli occhi”                                                                                                                                      Viviana Mattiussi

                                              scorci di una Udine quieta e romantica

                                                   
 
 

 quadro di ragazza che mi è molto piaciuto al ristorante “Le mille e una notte” di Udine

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pierina gallina

Ho un nome e un cognome che non si dimenticano. Sono appassionata di scrittura, poesia, viaggi, libri e persone, in particolare bambini e saggi. Ho pubblicato cinque libri e sono una felice nonna di 7 nipoti, da 6 a 18 anni, mamma di tre splendide ragazze, e moglie di un solo marito da quasi 50 anni. Una vita da maestra e giornalista, sono attratta dalla felicità e dalla medianità, dallo studio della musica e degli angeli. Vi racconto di libri, bambini, nonni, viaggi, e del mio Friuli di mezzo, dove sono nata e sto di casa, con i suoi eventi e i suoi personaggi. Io continuo a scrivere perchè mi piace troppo. Spero di incontrarti tra i fatti e le parole. A rileggerci allora...

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